Sedie contese: nelle aule studio è una battaglia quotidiana

A Giurisprudenza, da qualche tempo, è in voga il nuovo gioco ‘Ruba la sedia’. Sedi dove si pratica quest’attività di tendenza: le aule studio al II e al III piano del Palazzo di Vetro. Requisiti richiesti per la competizione: destrezza e attenzione. Perché – come racconta Marilena Amodio, studentessa al III anno – “basta allontanarsi un attimo, magari per recarsi alla toilette, che quando si rientra non si trova più la sedia. Quindi non resta che prendere i libri e andare via. Di certo non si può studiare in piedi”. La ‘battaglia’ per la conquista delle sedie avviene perché le due aule studio contano ognuna 50 posti. Un’esiguità rispetto ai circa 3 mila nuovi iscritti l’anno al Dipartimento. Conferma Gennaro Acunzi, studente al IV anno: “Le aule studio sono veramente piccole e collassano sotto la presenza massiccia di studenti”. L’esasperazione conduce a compiere “qualche scorrettezza”. “Prendere in prestito la sedia del compagno non è certamente un comportamento da adulti – commenta Luisa Onofri – Tuttavia, essendo un’assidua frequentatrice dell’aula, capisco l’importanza che assume questo luogo. A casa non riesco a concentrarmi, perdo tempo. Invece all’Università non ho scampo, studio e basta. Per questo ogni mattina sono in lotta con i miei colleghi. La sedia è mia e non la cedo a nessuno”. Sveglia all’alba, l’unico modo per riuscire nell’intento. “Sono qui praticamente dalle 8.00 – rivela Claudia Abbamonte – Un po’ come si fa con le lezioni: all’apertura dei cancelli, si deve essere già presenti. In questo periodo, non seguo nessun corso, perché mi preparo per la prossima sessione d’esami, come tanti miei colleghi. Per questo ho bisogno di un posto dove studiare. Ci sono ragazzi che aspettano delle ore prima che si liberi una sedia”. E se scappa di andare in bagno “c’è bisogno del ‘famoso amico’ che tiene il posto e che spieghi al collega di turno che la sedia serve ancora – spiega Valerio, studente al II anno – Solo così puoi essere sicuro di ritrovare tutto in ordine al ritorno. Per carità, nessuno tocca i libri o gli oggetti personali, fregano solo il posto a sedere. So che sembra un gioco fra bimbi, ma questo plesso ha postazioni ambite”. Nelle varie Biblioteche degli ex Dipartimenti “non sempre fanno accedere per studiare – continua lo studente – Sono luoghi riservati ai tesisti, e, solo quando gli addetti al piano chiudono un occhio, puoi sfruttare quelle stanze”. In via Marina, c’è un’altra aula studio che “ha i banchetti uniti e per questo si crea confusione – dice Luca Rasulo – Quando qualcuno si alza deve far spostare tutta la fila. E poi è sempre affollata e più piccola di quelle a Porta di Massa”. Eppure qualche spazio da utilizzare come aula studio ci sarebbe, come fa notare Maddalena Calandra: “alcune stanze sono sempre chiuse pur avendo banchetti a disposizione. C’è, inoltre, un’ex biblioteca proprio al primo piano del Palazzo di Vetro che dovrebbe essere già arredata. Non si potrebbe destinarle a noi? Con maggiori spazi eviteremmo di sgomitare”. Ora va un po’ meglio, ma all’inizio dei corsi era una vera e propria guerra perché, racconta Antonio Cammarota, “le matricole ogni mattina venivano a prendere le sedie per seguire le lezioni. L’affluenza alle lezioni è calata e siamo rimasti noi habitué a difendere le postazioni”. Questa situazione “si ripete ogni anno – afferma Daniele D’Ambrosio – Tuttavia far sentire la propria voce, ogni tanto, non guasta. Credo che se si scavasse a fondo, altre aule si troverebbero”. Legittimo il desiderio di Maurizio Improta, studente fuorisede: “vorrei avere un luogo dove studiare in santa pace. Divido la casa con altri ragazzi e non sempre riesco a trovare la tranquillità necessaria per ripetere. Per questo vengo all’Università, ma a volte è peggio che stare a casa”. 
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