Sei studenti napoletani negli Stati Uniti per la tesi di laurea

Dire che sono eccitati è poco. E ognuno per un motivo diverso: il brivido del primo viaggio all’estero, la curiosità di toccare con mano una realtà evocata solo attraverso le immagini dei film, la voglia di migliorare la conoscenza della lingua inglese, la speranza di arricchire il proprio curriculum studiorum con un’esperienza che sa di unico. Il prossimo 15 giugno sei studenti della Facoltà di Ingegneria fridericiana voleranno negli States alla volta dell’Università Missouri-Rolla, dove resteranno per quattro mesi alle prese con attività di ricerca per le loro tesi di laurea specialistica. Alessandro Borrelli, Enzo Capuano, Rosa Colasanto, Antonio De Luca, Rossella Ferraro e Carolina Mallardo sono i fortunati che hanno passato le selezioni della prima edizione del “Mapei Scholarship”, un progetto che vede l’elargizione di sei borse di studio dal valore di 3000 euro, ciascuna da spendere in attività di tirocinio e ricerca per la tesi presso l’Umr, ateneo con cui la Federico II da qualche anno ha siglato un accordo di collaborazione. 
“Il progetto Mapei nasce durante le discussioni con gli studenti del corso di Tecnica delle costruzioni”, racconta il suo ideatore, Antonio Nanni, docente all’Università di Rolla e alla Facoltà di Ingegneria napoletana, dove è membro del Daps, il Dipartimento di Analisi e progettazione strutturale diretto dal prof. Gaetano Manfredi. A finanziarlo ci ha pensato la Mapei, società milanese di caratura internazionale che si occupa di chimica per il settore dell’edilizia. Duplice, secondo Nanni, l’obiettivo dell’azienda: “Da un lato, la Mapei ha la possibilità di osservare da vicino laureandi che presto potrebbero diventare sue maestranze; dall’altro, attraverso questo programma di scambio può avvicinarsi alla ricerca applicata condotta in un’università statunitense”. Come attività reciproca, ma con finanziamenti diversi, due studenti dell’Umr giungeranno presto a Napoli, uno in estate e uno per il semestre d’autunno. 
Una decina gli studenti che hanno partecipato alle selezioni del Mapei Scholarship, affidate alla stessa società milanese che, attraverso colloqui motivazionali, ha anche indagato sulle loro carriere universitarie. Non è un caso, quindi, che i sei vincitori si distinguano per meriti accademici. Poco più che ventenni, iscritti tutti al secondo anno della Specialistica in Ingegneria dei Materiali (ad eccezione di Antonio De Luca, che frequenta lo stesso anno ma di Ingegneria strutturale e geotecnica), i ragazzi si sono brillantemente laureati nel percorso di primo livello e si accingono a terminare il 3+2 con medie altissime e nei tempi regolari, con la discussione della tesi prevista tra dicembre 2006 e marzo 2007. Prima di laurearsi, però, c’è in programma anche una “Giornata Unina” presso la sede milanese della Mapei, “dove – riferisce Nanni – tra fine ottobre, primi di novembre gli studenti presenteranno il risultato della loro ricerca in terra americana alla leadership di Mapei”.
Un’occasione da prendere al volo: questo rappresenta il progetto Mapei per i sei studenti. “Svolgere una tesi di laurea negli Stati Uniti è un tassello fondamentale per i miei studi”, afferma Carolina Mallardo, di Villaricca che vive l’emozione di chi, per la prima volta, varcherà i confini dell’Italia. Il viaggio di Rosa Colasanto, ventitreenne di Castellammare di Stabia, è un investimento per il futuro. “Spero che questa esperienza attribuisca maggiore peso al mio curriculum quando dovrò cercare lavoro”. L’università all’interno di un campus è la novità tutta da vivere per Enzo Capuano, pendolare di Caserta, con i suoi 25 anni il “più anziano” del gruppo. “Qui a Napoli – afferma – concepiamo l’università solo come luogo dove seguire i corsi e sostenere esami, a differenza del campus dove contemporaneamente si studia, si fa sport, si socializza”. Una sfida. Così motiva invece la sua adesione al Mapei Scholarship Alessandro Borrelli. “È più forte di me – dice – mi esalto innanzi alle difficoltà”.
Quattro mesi in America significano anche un’opportunità per affinare la conoscenza dell’inglese. Rossella Ferraro si è premunita recandosi a Londra per perfezionare la lingua. Quanto ai colleghi, ci si arrangia: Alessandro sta frequentando un corso privato; Carolina si affida alle lezioni del Centro linguistico d’Ateneo; Enzo ha recuperato una vecchia grammatica, come Antonio, che in più si sta cimentando con materiale interattivo. Un dato, però, è certo: “Con l’esame di inglese che facciamo all’università si impara poco. Dovrebbero attivare corsi più seri”. A sostenerlo è Rosa. E Antonio rincalza: “L’ideale sarebbe arrivare all’università con conoscenze più approfondite rispetto a quelle scolastiche”.
A circa 200 km da Saint Louis, l’Università Missouri Rolla è il tipico campus d’oltreoceano con la sua poliedrica offerta di corsi di laurea, dottorati e post dottorati, residenze per gli studenti, impianti sportivi, associazioni varie, eventi di ogni sorta. I ragazzi, insomma, non vedono l’ora di calarsi in quella realtà, di vivere sulla propria pelle le emozioni che per anni hanno assorbito da cinema e giornali. Ne sa qualcosa Antonio, che al Rolla c’è già stato lo scorso anno, per dieci giorni, portato ancora una volta dal prof. Nanni. “È proprio come quelli che si vedono in tv. Mi ha colpito il tempo che si può dedicare allo studio, con gli studenti che possono usufruire delle strutture sino a tarda sera. Ma è altrettanto vero – osserva – che al Rolla le tasse costano quasi il quadruplo rispetto alle nostre”. Dal canto loro, alla Umr Carolina e Rosa sperano di lavorare in “laboratori allestiti in luoghi più appropriati, magari in sale più grandi e meglio organizzate”. 
“Trasformatevi
in spugne viventi”
L’esperienza in America, comunque, ha anche il suo risvolto della medaglia. A spaventare gli studenti è soprattutto la lontananza da casa. “Chissà se sarò in grado di gestirmi da solo?”, si chiede Enzo. E a nulla serve essere già stato uno studente fuorisede (come Antonio che viene della provincia di Potenza) o aver vissuto un’esperienza analoga (come nel caso di Alessandro e Rosa che per quasi due mesi hanno soggiornato ad Alessandria, coinvolti nel progetto Nord-Sud), perché ognuno di loro è ben consapevole delle difficoltà che derivano dallo stare per tanto tempo lontano dagli affetti. A tormentare i ragazzi si mette poi il timore di non riuscirsi a laureare in tempi brevi. Qualcuno vorrebbe addirittura farcela per ottobre, ma la sessione estiva si apre il 12 giugno, appena tre giorni prima della loro partenza. “Dovrò fare i salti mortali se voglio sostenere i quattro esami che mi restano”, riferisce Carolina. Che fare, allora? Rinunciare alla borsa? Neanche per sogno. Perché ciò che conta sul serio “è vivere quest’esperienza. Comunque vada, ne varrà sempre la pena”.
D’accordo con i ragazzi è il prof. Nanni, secondo cui “oggi è essenziale che i nostri allievi acquisiscano esperienze al di fuori del contesto accademico nel quale vengono formati, come pure è importante che esplorino altre culture e altre lingue. La possibilità di condurre la ricerca per la propria tesi in un’università statunitense, per giunta con la supervisione di un docente straniero, è il sogno che si fa realtà”. Pertanto, ai borsisti in partenza consiglia di trasformarsi in  “spugne viventi. Cercate di assorbire quanto più possibile sia dal punto di vista accademico che da quello umano e sociale”. Il Mapei Scholarship, comunque, non finisce qui. “Abbiamo intenzione di riproporre annualmente questo progetto per dimostrare i vantaggi della collaborazione diretta università-industria, che arricchisce non solo i nostri studenti ma anche i membri della Facoltà. Inoltre, insieme con l’ing. Amilcare Colina della Mapei stiamo programmando una collaborazione con l’Università di Miami in Florida, che dista solo un paio d’ore d’auto dalla sede americana della società”. 
Paola Mantovano
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