“Diritto dell’informazione e della comunicazione è un esame complesso. La disciplina è bella, nuova ed interessante. Ma, al contempo, è molto tecnica. Non è un complementare semplice, lo si sceglie solo perché piace”, afferma la dott.ssa Fulvia Abbondante, ricercatrice di Istituzione di diritto pubblico, attualmente in supplenza su questa disciplina. Che avverte: “non sono una docente di quelle ‘tranquille’. In seduta d’esame pretendo molto, mi preme capire se alla fine si è acquisito un metodo di base. Non boccio alla prima domanda, ma di sicuro mi piace andare al centro del concetto. Per questo, un minimo di dato tecnico è fondamentale se si vuole superare la prova”. Presentata in questo modo, la materia potrebbe quasi intimorire. “Al contrario, il riscontro che ho a lezione durante il primo semestre è molto più che positivo. La frequenza è assidua e massiccia. Ai ragazzi piace quest’aspetto del diritto”. Le lezioni risultano accattivanti soprattutto perché prevedono una componente pratica. “La materia è in continua evoluzione e permette di spaziare in diversi campi. Ogni anno invitiamo magistrati o
funzionari dell’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) a tenere alcuni lezioni. Abbiamo affrontato, ad esempio, i temi dei reati di opinione, della violenza via internet, del cyberbullismo, argomenti molto attuali”. Chi frequenta ha, quindi, la possibilità di discutere: “su un mondo con cui ci si scontra continuamente, inoltre trova di sicuro giovamento nell’affrontare la prova. Chiedo sempre in seduta d’esame se si è corsisti o meno, per strutturare l’interrogazione diversamente”. Ma, attenzione, meglio non mentire: “Alcune volte i ragazzi diciamo che ‘ci provano’ a farsi passare come frequentanti. Mi accorgo subito se si sta mentendo. Pongo domande mirate che può conoscere solo chi era presente in aula, impossibile barare per avere degli sconti”. Le difficoltà maggiori si riscontrano nella prima parte del programma: “purtroppo al corso alcuni ragazzi non ricordano più determinati argomenti del Diritto Costituzionale”. Quindi, in primis, per sostenere una buona prova “occorre ripetere il diritto pubblico”. Poi, “bisogna essere aggiornati ed attenti alla realtà che si vive”. La disciplina è interessante anche in vista di una possibile specializzazione post laurea. “Il settore è molto ambito ma sta diventando piuttosto affollato. Basti pensare che in due anni ho seguito 25 tesisti. Tanti, considerando che la cattedra è priva di collaboratori. Per questo motivo abbiamo dovuto mettere un freno all’assegnazione delle tesi. Molti ragazzi sono restati fuori, ma,
dovendo seguire tutti da sola, non era possibile accettare altri laureandi”. Gli studenti più interessati alla disciplina? “Di sicuro chi sogna di fare il giornalista. In aula quest’anno c’erano tanti ragazzi che stavano per diventare pubblicisti. Questo esame è uno strumento in più per comprendere il mondo di cui vorrebbero poi far parte”.
Susy Lubrano
funzionari dell’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) a tenere alcuni lezioni. Abbiamo affrontato, ad esempio, i temi dei reati di opinione, della violenza via internet, del cyberbullismo, argomenti molto attuali”. Chi frequenta ha, quindi, la possibilità di discutere: “su un mondo con cui ci si scontra continuamente, inoltre trova di sicuro giovamento nell’affrontare la prova. Chiedo sempre in seduta d’esame se si è corsisti o meno, per strutturare l’interrogazione diversamente”. Ma, attenzione, meglio non mentire: “Alcune volte i ragazzi diciamo che ‘ci provano’ a farsi passare come frequentanti. Mi accorgo subito se si sta mentendo. Pongo domande mirate che può conoscere solo chi era presente in aula, impossibile barare per avere degli sconti”. Le difficoltà maggiori si riscontrano nella prima parte del programma: “purtroppo al corso alcuni ragazzi non ricordano più determinati argomenti del Diritto Costituzionale”. Quindi, in primis, per sostenere una buona prova “occorre ripetere il diritto pubblico”. Poi, “bisogna essere aggiornati ed attenti alla realtà che si vive”. La disciplina è interessante anche in vista di una possibile specializzazione post laurea. “Il settore è molto ambito ma sta diventando piuttosto affollato. Basti pensare che in due anni ho seguito 25 tesisti. Tanti, considerando che la cattedra è priva di collaboratori. Per questo motivo abbiamo dovuto mettere un freno all’assegnazione delle tesi. Molti ragazzi sono restati fuori, ma,
dovendo seguire tutti da sola, non era possibile accettare altri laureandi”. Gli studenti più interessati alla disciplina? “Di sicuro chi sogna di fare il giornalista. In aula quest’anno c’erano tanti ragazzi che stavano per diventare pubblicisti. Questo esame è uno strumento in più per comprendere il mondo di cui vorrebbero poi far parte”.
Susy Lubrano