Un giovane docente a Diritto Processuale Civile, il prof. Salvatore Boccagna

Al primo impatto il prof. Salvatore Boccagna trasmette fiducia. Giovane –36 anni-, disponibile, serio. Il suo arrivo sulla cattedra di Diritto Processuale Civile, un insegnamento la cui difficoltà è nota a tutti, ha portato una ventata di aria fresca. 
Laureato alla Federico II nel 1996 con una tesi in Diritto Civile, relatore il prof. Biagio Grasso, comincia a collaborare con il prof. Renato Oriani nel gennaio del ’97 come assistente; dottorato di ricerca a Milano, nel 2002 diventa ricercatore della II cattedra di Procedura Civile qui a Napoli; nel 2005 assume la cattedra di Diritto dell’Arbitrato, un esame complementare, al quale il prof. Boccagna, oggi associato, dedica particolare attenzione. Ma come ci si sente a dover sostituire il prof. Modestino Acone (I cattedra), un maestro del diritto partenopeo? “Sono molto lusingato – dice il prof. Boccagna – e sento la responsabilità e l’onore nel rilevare la sua cattedra. Ho assunto una supplenza interna per tutto l’anno accademico quindi non so bene come procederanno le cose nel prossimo anno. Posso solo dire che porterò avanti l’impegno con la massima serietà. Ho già insegnato Procedura sia alla Parthenope che all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli e quindi so cosa vuol dire avere a che fare con un insegnamento considerato ostico praticamente da tutti”. 
“L’esame è molto  tecnico e quindi 
difficile”
La disciplina, considerata la spina nel fianco di Giurisprudenza, desta molte preoccupazioni e pur di non affrontarla viene relegata all’ultimo anno di studi. “Mi rendo conto che l’esame è molto tecnico e quindi difficile – continua il professore – ma è altamente professionalizzante. Non è un esame da cui si può partire da zero, il corso si rivolge a quegli studenti che durante gli anni abbiano acquisito le competenze specifiche per diventare giuristi. Durante le lezioni cerco di spiegare il più possibile, ma sarebbe impensabile studiare senza Codice alla mano e soprattutto se alla base non ci sono nozioni di Privato e Civile che facciano da collante. Assolutamente vietato studiare dalle dispense, non è un riassunto che risolve la complessità dell’argomento. Bisogna vincere il timore e presentarsi in Dipartimento per chiedere gli argomenti meno chiari. In questo senso vedo un cambiamento, i ricevimenti sono affollati e gli studenti sfruttano appieno le risorse di Facoltà”. Nonostante tutto, il numero di bocciati rimane costante e in alcune sessioni addirittura aumenta. “In effetti il numero di bocciati è elevato ancora oggi – ammette il professore – ma si viene alla prova con un’idea sbagliata. L’esame non si riduce ad una serie di domande e risposte; per tutte le cattedre è previsto un colloquio e ad ogni domanda si interviene continuamente per proporre esempi dalla realtà. Non ci sono termini o sentenze da imparare a memoria, alla base di tutto c’è il ragionamento che permette di collegare tutte le nozioni acquisite. L’aspetto procedurale ci interessa molto perché questo servirà poi come pratica professionale”. 
Attenzione e rispetto per gli studenti
La divisione in due parti dell’insegnamento sembra aver apportato benefici per tutti, anche se la seconda parte, considerata più difficile, non sempre si supera. “Quasi tutti gli studenti decidono di sostenere  l’esame in due tranche e per me fanno bene. Avessi avuto anch’io, da studente, la possibilità di sdoppiare l’esame sicuramente ne sarei stato felice. Gli studenti del vecchio ordinamento sono stati quelli più avvantaggiati, hanno maggiori possibilità di superare l’esame diviso in blocchi. La percentuale di promossi, a mio avviso, sta aumentando anche se la divisione comporta vantaggi e svantaggi. Il vantaggio è a livello quantitativo: si studiano meno pagine, ma bisogna ricordare che la seconda parte è collegata alla prima e per averne piena comprensione è necessaria una buona conoscenza di entrambi gli argomenti. Ciò non vuol dire che all’interno del secondo esame si chieda anche la prima parte, ma sicuramente si fanno dei collegamenti, così la scena muta è indice di poca conoscenza e quindi porta ad una bocciatura”. La prima parte si rivolge a principi generali astratti, la seconda è più concreta e più lunga perché si studiano i vari tipi di processo e qui vengono accentuate le difficoltà tecniche. “I limiti soggettivi ed oggettivi del giudicato, l’impugnazione della sentenza, questi gli argomenti che incutono più timore e che sono compresi nel secondo libro. Tuttavia durante il corso si spiega tutto, si travalicano i confini del manuale ed entra nelle aule il mondo che ci circonda. L’Università si fa all’Università. Solo così si entra nello spirito giusto e si inizia a produrre. Lo studio da soli, a casa, risulta alquanto sterile. Nel corso della lezione si può sempre alzare la mano e chiedere spiegazioni. Inutile portare a casa i propri dubbi, meglio condividerli con gli altri come momento di crescita. L’esame non è altro che un momento di formazione che si esplica con l’aiuto del docente”. 
Professore molto amato dagli studenti, forse per la sua giovane età, ha un unico obiettivo: trasmettere ai ragazzi la passione per il diritto. “Ho avuto la fortuna – conclude Boccagna – di essere un allievo del prof. Oriani, il quale mi ha insegnato l’attenzione per gli studenti e il rispetto per chi mi siede di fronte in seduta d’esame. E’ importante avere nel corso della propria formazione un modello di riferimento come lo è stato per me il mio Maestro. So di essere molto esigente, ma sono consapevole che ai miei studenti do tutto e quindi pretendo anche il massimo. I ragazzi che lo meritano avranno comunque soddisfazione perché dare un voto alto a chi si è impegnato rallegra soprattutto me; mi indica la rotta da seguire per andare avanti”.               
Susy Lubrano
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