“Un momento drammatico per l’Università”

Nelle scorse settimane, alla Camera si è discusso il Disegno di Legge Delega Moratti sulla docenza universitaria. Il testo è passato da pochi giorni all’esame della Commissione Cultura del Senato che ha a disposizione solo quattro settimane per cercare di modificare e emendare quante più parti è possibile di una legge che appare essere anche peggiore del già discutibile testo precedente. 
“Questa riforma è una truffa, un falso in bilancio, perché pretende di attuare una riforma dello stato giuridico senza gravare sulla finanza pubblica” dice il senatore Fulvio Tessitore, intervenuto insieme alla senatrice Graziella Pagano, ad un incontro che si è svolto lunedì 27 giugno nell’Aula Congressi Azzurra di Monte Sant’Angelo, per informare della situazione e delle contromisure che la Commissione del Senato ha intenzione di attuare. Presenti docenti e ricercatori. Molto dell’impianto precedente è stato rivisto, a cominciare dal meccanismo dei concorsi: non è chiaro infatti se avranno validità nazionale o locale, le due cose sembrano essere in sovrapposizione. Ai ruoli di ordinario, associato e ricercatore, si sostituisce una figura definita, professore aggregato, un titolo non meglio definito che, per giunta, può essere attribuito anche a persone esterne all’università. Tutte queste modifiche, come si è detto, dovrebbero essere attuate a costo zero. “Dobbiamo prendere atto che l’università soffre di alcune patologie, ma bisogna evitare la tesi promulgata dallo stesso Ministro che l’università italiana sia una vergogna”, afferma l’ex Rettore della Federico II. Un legislatore dovrebbe creare il quadro normativo di riferimento, grazie al quale l’università possa trovare una propria identità. “Se la precedente riforma è fallita, un contributo notevole l’abbiamo dato noi, con la cattiva gestione dei metodi didattici, ancora esclusivamente monodisciplinari”, afferma Tessitore. L’intervento che la legge prevede sullo stato giuridico non tiene conto degli ordini professionali, prevede un cattivo sistema concorsuale e non attribuisce chiaramente compiti e incarichi. “Che università è quella che chiede ad uno studioso di tenere un corso gratis?  Cosa diventa se viene indotta a riformarsi pensando solo all’esistente creando altre sacche di precariato? Non ci sono possibilità concrete di carriera di sviluppo, è chiaro che si perdono cervelli” incalza Tessitore, che ricorda come le università più recenti, non abbiano risorse tali da fronteggiare la progressione di carriera con solo il 30% del fondo che deriva dalle quiescenze liberate. “Desidererei che le università italiane dichiarassero solennemente che questa riforma è inattuabile e che non hanno intenzione di applicarla”, afferma, auspicando che le università e in special modo la CRUI, presentino delle proposte che rispondano alle domande totalmente eluse dalla riforma, Quale università, per chi?. Il Disegno di Legge Moratti aveva al suo interno degli elementi di caratterizzazione, quali la privatizzazione e la meritocrazia, anche se di stampo antiquato. La nuova riforma, invece, prevede l’imitazione, nemmeno colta, di sistemi stranieri, perché non tiene conto della stratificazione sociale che nel tempo è cambiata. “Siamo in un momento di particolare difficoltà che non esiterei a definire drammatico” conclude il senatore al temine del suo intervento. “Ora bisogna condurre un ragionamento sulle strategie” afferma decisa nella sua introduzione la senatrice Pagano. Il testo alla Camera è stato manipolato al punto da presentare discrepanze assurde e il testo di legge delega è stato tramutato in un’altra cosa, diventando uno strumento dequalificante perché, dice la senatrice, “il decreto legge disegna gli interessi molto particolari di sottosegretari che hanno presentato ‘leggine’ nelle quali rientrano in pieno”. Bisogna agire su tre fronti: presentare emendamenti, presentare proposte alternative, creare una mobilitazione su un tema che non può restare circoscritto alla sola università e al Parlamento. “E’ una battaglia per il futuro del Paese e il suo sviluppo che dovrà contenere anche le spinte che vengono dall’interno dell’università, divisa in vari rivoli” ammonisce Pagano, che ricorda come l’emendamento sulla terza fascia sia stato bloccato in Parlamento da una lobby trasversale di professori ordinari. 
“Questo disegno di legge prevede la distruzione culturale e finanziaria dell’università. Prevede ben 14 figure di docenti, praticamente ingestibili dal punto di vista finanziario. E’ accaduto tutto in Parlamento, ma non c’è stata regia del ministro, si è trattato di mediazioni particolari” dice il Rettore Guido Trombetti. Per negare il proprio assenso a questo disegno di legge, il 30 giugno, le università italiane hanno deciso di approvare tutte insieme, il medesimo documento e, nella sede principale di Corso Umberto, il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione del Federico II si sono riuniti, in seduta congiunta, per votare. 
               Simona Pasquale
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