Ironico, sensibile, delicato. Sono le parole più ricorrenti utilizzate per descrivere Antonio Barone, fisico e Professore Emerito di Struttura della Materia, pioniere della superconduttività e fondatore della scuola napoletana, scomparso il 4 dicembre scorso all’età di 72 anni. Per ricordarlo, amici e colleghi venuti da ogni parte d’Italia e dall’estero si sono ritrovati il 27 e 28 aprile, presso la Facoltà di Ingegneria e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. La due giorni, a cavallo fra la commemorazione e l’approfondimento scientifico, ha visto la partecipazione di eminenti studiosi, che hanno voluto testimoniare il loro affetto, portare un importante contributo scientifico, alla luce delle loro collaborazioni con Barone. Tra gli altri Vladimir Kresin del Lawrence Berkeley National Laboratory, John Clarke dell’Università di Berkeley e Anthony Leggett dell’Università dell’Illinois, vincitore nel 2003 del premio Nobel per la Fisica, per le sue ricerche sull’elio liquido superfluido e la meccanica quantistica macroscopica, affrontando il problema del passaggio della descrizione dei fenomeni dal mondo atomico a quello in cui viviamo. “Antonio ed io abbiamo sempre avuto una fitta corrispondenza. Apprezzavo molto la sua generosità nel condividere le idee. Era un fisico ed una persona molto speciale”, dice il prof. Legget prima di passare alla sua lezione, svolta alla lavagna luminosa, sui problemi di propagazione in una giunzione Josephson, mentre all’Istituto filosofico ha approfondito il tema dello sviluppo della superconduttività nelle applicazioni di alta potenza. “Il problema della società oggi è la produzione di energia in maniera sostenibile. Fin dal 1986 abbiamo scoperto nuovi tipi di superconduttori ad alte temperature che possono essere raffreddati con l’azoto liquido, più semplice da usare e più economico dell’elio, ma che aprono nuovi problemi di comprensione della loro struttura e del loro funzionamento”. Questioni fondamentali tanto nell’ambito della Fisica della Materia quanto in quello delle applicazioni tecnologiche, con ricadute che riguardano telecomunicazioni, trasporti, apparecchiature mediche e aerospaziali, più veloci, più sicure, più efficienti ed a costi minori. “Il futuro della superconduttività è basato su due aspetti, la produzione di energia e la realizzazione di dispositivi”, ricorda ancora il prof. Arturo Tagliacozzo. Ma a prevalere è l’affetto dei tanti collaboratori ed ex-allievi intervenuti per condividere con gli altri i propri ricordi. Chi non può venire di persona, invia un messaggio o un video. “Barone, a metà degli anni ’70, era stato chiamato a realizzare dispositivi per le scienze della vita – ricorda il prof. Ruggiero Vaglio a proposito degli anni vissuti all’Istituto di Cibernetica – Era un vero signore, interessato solo alla crescita della conoscenza nel suo settore e dei suoi studenti”. “L’ho conosciuto nel ’76, quando a poco più di trent’anni stava per diventare direttore dell’Istituto di Cibernetica, un ambiente internazionale, impegnato su tematiche nuovissime – dice Roberto Cristiano, oggi ricercatore al CNR – Ci lascia il rigore morale assoluto di una persona onesta e umile”. “È stato maestro e amico. I ricordi legati a lui sono tanti, troppi”, afferma con evidente emozione il ricercatore Francesco Tafuri che ha tenuto una breve relazione sugli effetti quantistici macroscopici. Vincenzo Palmieri, dirigente di ricerca a Padova, è stato tesista del prof. Barone nel 1984: “dietro la sua ironia, nascondeva la convinzione profonda che anche l’ultimo granello di sabbia può dare un contributo”. “Siamo stati studenti insieme, ricordo la sua grande delicatezza di sentimenti ed il suo senso dell’umorismo. Con lui se n’è andato un pezzo di vita”, ricorda il prof. Antonio Coniglio. “È stato il punto di riferimento di una comunità scientifica oggi molto estesa distribuita fra Napoli, Salerno e Arco Felice”, sottolinea il ricercatore del CNR Fabio Miletto Granozio, tesista nel 1989 con un lavoro sui nuovi materiali. ‘Stai con chi è meglio di te e pagane le spese’ è uno degli insegnamenti che Adele Ruosi, ricercatrice divisa fra Napoli e Trieste, ama ricordare: “ci ha insegnato a stare al di sopra dei problemi quotidiani e a non coltivare sentimenti di separazione ma di comprensione. Gli studenti lo adoravano”. “Cercava sempre di vedere l’aspetto rovesciato delle cose e da quest’approccio sono nate tantissime idee”, ricorda Francesca Ferlaino, oggi docente ordinario di Fisica in Austria. Accorato anche il ricordo dell’ex Rettore Guido Trombetti – “in tanti anni, non mi è mai venuto a chiedere niente” – e di Manuela Arata, direttrice del Festival della Scienza di Genova: “sosteneva molto la divulgazione scientifica ed aveva la cultura e la fantasia per divertirsi”. “È stato come avere di nuovo papà fra noi, vi ringrazio tutti molto”, il commento del figlio Alberto.
Simona Pasquale
Simona Pasquale