“Un tuffo in ogni angolo di mondo”

Palazzo del Mediterraneo preso d’assalto nel pomeriggio di lunedì 25 settembre da centinaia di neoiscritti entusiasti di assistere per la prima volta a lezioni tenute da docenti e ricercatori di diversi ambiti disciplinari. Demo di circa mezz’ora si susseguono una dietro l’altra a ritmo serrato per consentire alle nuove reclute di cominciare a sondare con un po’ di anticipo il terreno universitario alla scoperta di lingue e letterature, filologie e archeologie, storie e geografie areali. Ad accogliere già sulla porta le new entry alcuni stand informativi, dove studenti senior hanno fornito informazioni, chiarito dubbi e distribuito materiale ai giovani che s’apprestano a compiere un passo importante. “Ci pongono domande simili a: Come si fa se una lezione finisce alle 14.30
e allo stesso orario ne inizia una altrove?”, racconta Francesca, tirocinante. “Don’t panic: in mancanza di teletrasporto, i docenti vi daranno sempre il tempo di spostarvi da una lezione all’altra entro il quarto d’ora accademico”. Se lo studio di discipline già affrontate alle superiori non desta la minima preoccupazione, spaventa d’altra parte l’apprendimento ex novo di lingue straniere. Ve ne sono di tutti i tipi: indoeuropee, afro-asiatiche, uralo-altaiche, sino-tibetane, ugro-finniche. In una miriade di abbinamenti opzionabili, come fare a sapere se una lingua orientale è nelle proprie corde? “Cominciando a conoscerla!”, sostiene la prof.ssa Valeria Varriano, docente di Lingua Cinese.
La Cina con furore
“Consigliamo di osare, ma non troppo. Cominciare da zero due lingue nuove e appartenenti a ceppi linguistici distanti – per dire, arabo e russo – senza una forte motivazione personale potrebbe alla lunga
rivelarsi un fardello troppo pesante”. Soprattutto se ciò implica il confronto con due sistemi di scrittura differenti, ribadisce la sinologa offrendo una panoramica sui caratteri cinesi. Parimenti fare una scelta in funzione della spendibilità lavorativa è un discorso altrettanto fallace. “Non siate impazienti di lavorare, piuttosto lavorate su voi stessi per capire che settore di studi più vi interessa”. Non a caso, si ricorderà l’aforisma confuciano: ‘Scegli il lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno’. Se cinese registra il tutto esaurito di presenze, sorprendono positivamente un manipolo di studenti interessati al sanscrito. “Non una lingua naturale, bensì grammaticale, che fornisce al discente lo sviluppo di riflessioni sulla sua coscienza linguistica e la corretta propensione nei confronti delle parole, specchio della civiltà dell’India nel suo insieme, ma anche portatrici di valori etico-filosofici universali: razionalità, ordine, disciplina, armonia”, sono le parole dell’indologo Francesco Sferra, che invita gli studenti all’apertura verso altri modelli linguistici di decisiva utilità in termini di strumenti ermeneutici e conoscitivi sullo sfondo di un’epoca globalizzata.
Le lingue slave, non solo Russo
In questo viaggio lungo le lingue della nuova e vecchia via della Seta, impossibile non imbattersi nei contesti russofoni. “Un continente a sé: Eurasia, tra l’Europa e l’Asia, è il territorio in cui si estende la Russia, il Paese più vasto del mondo e indiscussa potenza planetaria, che fa capo a un organismo politico complesso e asimmetrico. Una macedonia di popoli e culture nazionali, coacervo di etnie e comunità che contano circa 250 milioni di parlanti a livello globale”. È l’intervento del prof. Guido Carpi, slavista, secondo il quale un esperto di lingue non può restare a digiuno di storia: “Impero russo, Unione Sovietica, Federazione: associare i nomi alle fasi storiche vuol dire possedere la chiave per la comprensione di fenomeni contemporanei che ci circondano e ci riguardano in prima persona”. Ulteriore dilemma che sorge in relazione al mondo slavo è: optare per una lingua più diffusa o abbattere
la concorrenza scegliendo settori di nicchia? Non tutti sanno che, ad esempio, “la Bulgaria è stata la culla delle lettere slave e dell’alfabeto cirillico – spiega la prof.ssa Tatiana Lekova – Oggi è un Paese che fa parte dell’UE, vicino a noi e in crescita sotto molti punti di vista, tra cui il turismo. Inoltre, offre la possibilità di accedere a progetti di scambio, mobilità e cooperazione per lo studio, il perfezionamento della lingua o tirocinio retribuito”, come l’Erasmus Traineeship. Per niente invalicabili le difficoltà poste dal suo apprendimento: “nel bulgaro moderno non si usano i casi”. Oppure perché scommettere sul serbo-croato? Innanzitutto, “per addentrarsi nell’anima balcanica studiando la particolarità delle regioni in cui questa macrolingua si parla”, afferma la prof.ssa Rosanna Morabito. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia, infatti, “segnano lo spartiacque tra Occidente, mondo slavo e Vicino Oriente, arricchendo il mosaico europeo, con i quali questi territori intrattengono numerosi rapporti di scambio, diplomatici e commerciali”. Discorso analogo per le lingue slave occidentali, come il polacco e il ceco. Tra le lingue ‘altre’, altrettanto stimolante può essere il romeno, “la lingua straniera più diffusa in Italia”, sottolinea il prof. Giovanni Rotiroti. Circa 1 milione e 500 mila i romeni residenti in Italia, un dato che conferma non solo l’esigenza
di integrazione sociale e l’urgente ed effettiva necessità di una mediazione linguistico-culturale. “Una scelta cosmopolita, al passo coi tempi, intelligente e strategica: è l’unica lingua romanza che si parla in Europa orientale – non solo Romania, ma anche Moldavia, qui e là nei Balcani – dunque gli italiani sono già un passo avanti rispetto a studenti di altre origini”. Brevi assaggi di lingue e culture, immersioni per aspiranti archeologi con un’introduzione all’archeologia marittima e nozioni base di Economia politica per studiosi di Scienze Politiche: quali sono le impressioni condivise sulle demo? “Ci sembra di fare un tuffo in ogni angolo di mondo”, dice Arianna, neo immatricolata a Lingue e Culture Orientali e Africane.
Degustazioni metodologiche
Prosegue nella giornata del 26 settembre la routine full-time con seminari metodologici di introduzione allo studio delle principali materie del primo anno – come la Linguistica italiana e la Storia contemporanea – in aule affollatissime. Oltre 150 gli studenti che attendono di seguire nell’Aula T1 il seminario sulle letterature con il prof. Vincenzo Bavaro, docente di Letteratura Angloamericana. “Consapevolezza critica e padronanza linguistica sono requisiti preliminari per l’analisi rigorosa dei testi, dal punto di vista tecnico-formale della lingua, ma anche dello stile e della struttura”. A cosa serve la letteratura? “A
comprendere il vissuto di società in rapido cambiamento e interpretare l’evoluzione stessa della lingua, che non è affatto una realtà statica o monolitica. Uno studio ineludibile per qualsiasi percorso futuro, che sia quello di traduttore, linguista o docente”. Lingue europee o extraeuropee?, nodo centrale
del dibattito in corso. “Distinguersi dalla massa con una lingua che non tutti studiano giova al dialogo interculturale in tempo di immigrazioni, diaspore e crisi umanitarie”, fa notare la dott.ssa Carmen Simioli, ricercatrice di lingua tibetana. Fiore all’occhiello degli studi orientalistici che, malgrado i contraccolpi subiti negli ultimi decenni, ha scelto proprio Napoli per fondare presso la sede del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo la prima associazione in Italia di studi tibetani, himalayani e mongoli. Quest’ultimo – il mongolo – insegnamento che verrà riattivato a breve. “L’Orientale è l’unica Università italiana
ad offrire un corso di lingua tibetana classica e moderna per la durata di 5 anni, Triennale e Magistrale, con un’illustre tradizione ininterrotta da quasi 90 anni”. Se si vuol sapere di più su tantrismo, alchimia e medicina tibetana, “non lasciatevi scappare le attività organizzate dal Centro di Studi sul Buddhismo”, unodei 14 Centri di elaborazione culturale dell’Ateneo.
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