Una struttura per il Festival della Fiction nella Vela superstite di Scampia

Al posto delle famigerate palazzine a forma di vela, una struttura che ospiterà ogni anno il Festival della Fiction e che potrà essere utilizzata anche come multicinema e scuola di cinema. È il progetto per Scampia al centro della tesi che è stata discussa poche settimane fa ad Architettura da Augusta Zanzillo ed Alessandro Freschi. Relatrice la prof.ssa Roberta Amirante, correlatrice la docente Alessandra Acampora. Il lavoro è stato premiato dalla commissione con 110 e lode. “Siamo partiti – racconta Freschi, che ha 25 anni ed è di origini potentine – dalla volontà di individuare una prospettiva successiva al previsto abbattimento delle tre Vele. Come noto, l’amministrazione comunale ha intenzione di demolirle e di lasciarne solamente una in piedi, la quarta. Ebbene,
Augusta ed io ci siamo interrogati, sulla scia del lavoro a Scampia già condotto dal Dipartimento di Architettura negli anni scorsi, su quale potesse essere il futuro di quell’area. Nel 2014 il Dipartimento aveva redatto un documento che propone sei azioni per Scampia principalmente improntate sulla parte sud del quartiere e sulla costruzione di una rete tra Metropolitana, Parco e spazi pubblici. Noi abbiamo immaginato e disegnato il complesso per il Festival della Fiction sulla base di una considerazione precisa. Ci siamo detti: poiché ad oggi Gomorra è il significato principale di Scampia veicolato all’esterno, è la rappresentazione stessa del quartiere trasmessa dalla celebre fiction a chi magari non c’è mai neanche stato ed a chi non vive a Napoli, qualsiasi intervento di riqualificazione deve rispondere con una luce alternativa”. Puntualizza: “Non opposta, perché opponendosi non si fa che ribadire ciò che si intende negare. Alternativa, altra rispetto allo stereotipo negativo. Se una fiction, abbiamo pensato, ha diffuso l’immagine stereotipata di Scampia, cosa di meglio che ambientare nel quartiere il Festival della Fiction, che attirerebbe persone da ogni parte d’Italia e magari da altre nazioni, per sostituire all’immagine negativa una immagine positiva?”. Prosegue Zanzillo, anch’ella 25 anni, che vive a Sant’Anastasia, in provincia di Napoli: “Alessandro ed io abbiamo iniziato a lavorare separatamente sul quartiere della periferia napoletana. Scampia è stata, fin dall’inizio, l’unica parola scritta sul nostro foglio bianco, abbiamo voluto fare in modo che il ‘dove progettare’ riuscisse di per sé, sotto la nostra attenzione, a esprimere il ‘cosa progettare’”. Aggiunge: “Ci siamo ritrovati durante un sopralluogo ed abbiamo capito che volevamo andare nella stessa direzione, quella di un progetto capace di attribuire nuove funzioni e nuove attrattive al lotto M, quello delle Vele”. Il progetto, che prevede strutture modulari in acciaio, si caratterizza anche per la volontà di non trasformare la quarta Vela, quella che non sarà abbattuta, in una testimonianza priva di nuove funzioni. Argomentano i due
neolaureati: “La Vela superstite diventerebbe Monumento della sua stessa vicenda, di quel ‘degradato e degradante’ di cui parlava il Comitato Vele, delle scene di Gomorra, degli articoli di cronaca nera, insomma di quelle forze che hanno reso necessario l’abbattimento delle altre tre palazzine. Questa è l’unica luce che al momento insiste sulla Vela, ma noi non vogliamo porre l’attenzione né sulla luce, né sulla Vela, quanto sull’ombra
proiettata sul contesto. Quest’ombra è il problema e se crediamo che vada indebolita, dobbiamo chiederci come. Considerando impossibile agire su quella luce, ormai alimentata di energia propria, concludiamo che l’unico modo è accendere un’altra luce: il Napoli Fiction Fest, che potrebbe avere un fortissimo impatto mediatico”. Il lavoro di Freschi e Zanzillo è durato circa sei mesi. “Abbiamo iniziato a lavorare seriamente alla tesi – raccontano – a marzo. Nessuno di noi due conosceva la zona più di tanto. Abbiamo effettuato sopralluoghi, ci siamo documentati, siamo entrati nella questione. Il progetto finale è articolato in tre aree: quella sottostante il viadotto dell’asse mediano, uno
spicchio di lotto M, la piazza intitolata a Giovanni Paolo II”. Discussa la tesi, entrambi i neolaureati si stanno adesso confrontando con l’avventura della ricerca del lavoro. “Penso e spero – dice Alessandro, il quale nella vita coltiva anche un’altra grande passione, la musica, e scrive i testi delle canzoni del gruppo del quale fa parte – che nonostante tutto Architettura mi offrirà l’opportunità di cambiare spesso, di respirare atmosfere nuove, di mantenere sempre l’entusiasmo che mi ha accompagnato da studente”. Lo stesso che ha caratterizzato l’esperienza vissuta dalla sua collega di tesi, Augusta. “Per me Architettura – dice quest’ultima – è stata una bellissima avventura. Mi sono trovata davvero bene. È un percorso che mi ha stimolato. Era un Corso di studi che da tempo desideravo di intraprendere, ma non immaginavo mi sarebbe piaciuto tanto”.
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