Via da Medicina se non ci si laurea in 15 anni

Un coro di no dei rappresentanti degli studenti alle proposte avanzate nell’ultimo Consiglio di Facoltà di Medicina del 14 aprile. Proteste valse a poco, giacché tutti i provvedimenti sono stati comunque approvati.
Tra questi, una nuova norma – valida dal prossimo anno accademico – stabilisce che un iscritto a Medicina perde lo status di studente se non riesce a laurearsi entro quindici anni dall’immatricolazione. Il calcolo degli anni è stato così computato: il doppio della durata legale del Corso di Laurea (sei più sei anni), cui si aggiunge una proroga di tre anni. L’idea non è affatto piaciuta alla rappresentanza studentesca che, compatta, ha votato contro. “Invece di capire le ragioni del ritardo negli studi, la Facoltà pensa bene di cacciare gli studenti”, si lamentano i ragazzi. Che non condividono la ratio del provvedimento: “alcuni docenti hanno fatto notare che chi ha studiato, per esempio, Anatomia al secondo anno, dopo quindici anni è difficile che possa ricordare qualcosa. Cosa significa questo? Allora, chi si è laureato quindici anni fa adesso ha già dimenticato tutto?”.  
Per gli studenti, le motivazioni sono ben diverse. “La verità è che la Facoltà sta agendo solo per ottenere più soldi, senza fregarsene degli studenti. La colpa è della nuova gestione del Fondo di finanziamento ordinario, che penalizza – in termini di minori finanziamenti – le Facoltà con un alto numero di fuoricorso. In passato, invece, si ricevevano fondi in base al numero degli iscritti”. 
Addirittura una dichiarazione di voto sottoscritta dalla rappresentanza studentesca per sottolineare il dissenso nei confronti di un’altra disposizione. Al centro del dibattito, la questione legata allo scorrimento delle graduatorie per l’iscrizione al primo anno, secondo cui spesso capita che gli studenti debbano aspettare slittamenti in classifica sino a dicembre, senza riuscire a seguire i corsi né a sostenere esami.
A nulla è valsa la proposta della Ripartizione studenti di istituire corsi di recupero per chi è costretto ad immatricolarsi a fine anno. “In quei casi – si è detto in Consiglio – gli studenti devono iscriversi come ripetenti al primo anno. Non si possono pagare corsi di recupero per quattro, cinque ragazzi appena”. “Un’ingiustizia – protestano gli studenti – perché la Facoltà pretende comunque il saldo della prima rata di tasse, sebbene gli studenti, sino a dicembre, non seguano alcun corso. Lo scorrimento delle graduatorie, inoltre, è un’operazione che avviene in tutta Italia, con le altre Facoltà che non hanno alcun problema ad organizzare corsi per chi si iscrive in ritardo”.
Altro provvedimento, altre critiche. A salire sul banco degli imputati, una disposizione – peraltro già approvata dal Consiglio in precedenza – che introduce appelli d’esame di Patologia e Semeiotica a maggio per gli studenti del terzo anno. La norma – nata per agevolare l’ingresso nelle cliniche agli studenti ancora in debito d’esami – continua a fomentare polemiche: “mettiamo che non si riesca ad entrare nei blocchi di maggio – ragionano i rappresentanti – Ciò significa dover completare gli esami entro settembre, per poi partire con le cliniche solo a marzo. Insomma, in questo modo gli studenti rischiano di restare fermi per almeno sei mesi, perché non possono seguire corsi né possono sostenere esami, potendosi dedicare solo alle Ade”. Di qui la richiesta di un incontro col prof. Giovanni Delrio, Presidente del CdL in Medicina, per risolvere – definitivamente – la questione. 
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