Finali dei mondiali di canottaggio nel weekend, nei banchi universitari per la prima lezione della Magistrale il lunedì: è la storia di Federico Ceccarino, vicecampione del mondo in doppio Senior misto con Silvia Tripi. Federico, infatti, è uno studente atleta, al primo anno di Magistrale in Ingegneria Aerospaziale alla Federico II e canottiere da più di 7 anni, oggi al Circolo Canottieri Napoli. “Devo dare gli ultimi due esami per poi laurearmi, ho già chiesto la tesi al prof. Antonio Moccia in Sistemi Aerospaziali, ma sto già seguendo le lezioni della Magistrale per continuare il mio percorso alla Federico II – racconta – La mia idea era quella di trasferirmi a Torino per la Magistrale, sia per motivi didattici che personali, ma ho incontrato i professori Raffaele Savino e Andrea Prota, i quali mi hanno spiegato le possibilità e i vantaggi che Napoli poteva offrirmi”.
Tra questi il riconoscimento come studente atleta che dà diritto ad agevolazioni, come 10 ore di tutorato per semestre, la possibilità di svolgere l’esame in modalità diversa in caso di sovrapposizione con eventi sportivi di interesse nazionale o internazionale e una borsa di studio a sostegno delle spese universitarie, per aiutare i ragazzi a mantenere l’equilibrio studio-sport. Spiega: “Sicuramente in questo momento la preparazione e partecipazione al Mondiale ha richiesto un impegno e dedizione di livello maggiore ed è stato più complicato gestire l’Università, ma d’altro canto adesso la stagione sportiva è finita”. Il segreto, quindi, è “controbilanciare. Prima mi sono dedicato di più allo sport, ora mi dedicherò di più allo studio”.
Per far quadrare studio e sport segue ancora la sua “filosofia del’1%”. “Sarà che ho la mentalità da ingegnere – afferma – ma riesco a scomporre il problema in problemi più piccoli e affrontare meglio le varie fasi. Il mio è un ragionamento al contrario: parto dagli obiettivi che voglio raggiungere e poi procedo a ritroso per identificare gli step intermedi che devo intraprendere per arrivarci”.
Il titolo: la rappresentazione di un sogno o, meglio, di un “obiettivo”
Il titolo di “vicecampione del mondo” è per Federico la rappresentazione di un sogno, o per meglio dire di un “obiettivo, perché un sogno è qualcosa che non credi di poter raggiungere, invece io ho sempre avuto fiducia e ho pensato che se ti impegni, ci credi e dai tutto te stesso, ce la fai”, racconta. Aggiunge: “Sono contento che questo obiettivo sia arrivato così presto – ho 21 anni – perché negli Open competono anche atleti più grandi, che hanno una maggiore maturazione fisica e più esperienza”. Un altro aspetto che lo entusiasma è vivere ciò che hanno vissuto le sue fonti di ispirazione: “Adesso la mia foto è su ‘World Rowing’, dove per anni ho visto i profili degli atleti che ammiro, e ora io sono nello stesso posto, sto ricevendo gli stessi riconoscimenti”.
“Mi piace fare squadra” anche all’Università
La specialità in cui ha trionfato, e la sua preferita, è il ‘doppio’ perché “mi piace stare in gruppo, fare squadra ed essere il leader, che si carica delle responsabilità e sprona i compagni a portare a termine la gara”. Questa sua attitudine si riflette anche nella vita di tutti i giorni e in quella accademica: “Oggi c’è stata la prima lezione di Space System e l’obiettivo del Corso sarà creare un progetto di gruppo per un satellite. Mi sono entusiasmato un sacco, non vedo l’ora di fare gruppo e affrontare assieme i problemi per risolverli”. La stagione “grossa” è finita, ma a inizio dicembre ci sarà una gara a Monaco: “Non è una gara importantissima, ma a me piace molto. Spero che, grazie ai risultati raggiunti, sarò invitato da un campione a far parte del suo team”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n.13-14 – 2024 – Pagina 13