Dieci anni di attività nello studio e nella difesa del suolo. Li ha compiuti il Centro di ricerca Interdipartimentale sulla ‘Earth Critical Zone’ per il supporto alla gestione del paesaggio e dell’agroambiente (Crisp) della Federico II. Li ha festeggiati il 9 aprile presso la Sala Cinese della Reggia di Portici, in un evento durante il quale si è fatto il punto delle attività svolte e dei programmi in corso. Sono intervenuti, tra gli altri, il direttore Domenico Calcaterra, docente a Scienze della Terra; il prof. Luigi Cembalo di Agraria; Angelo Basile, del Cnr. Hanno partecipato al convegno numerosi esperti, provenienti dal mondo della ricerca, della Pubblica Amministrazione, dell’associazionismo ambientale, del settore agricolo.
“Il decreto istitutivo del Centro – dice il prof. Calcaterra – è del 2014, ma le attività reali iniziarono nel 2015, per questo motivo abbiamo celebrato adesso il decennale. Nacque per una intuizione di Fabio Terribile ed Angelo Basile. Condivisero l’idea con me e con il prof. Vincenzo Morra, che è l’attuale Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, e si iniziò. Si aggiunsero poi Architettura, Studi Umanistici e l’Isafom, che è l’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo. Fanno dunque parte del Centro varie anime: quelle dell’Agraria e delle discipline che studiano il suolo, le Scienze della Terra, l’Urbanistica, la Progettazione Tecnologica dell’Ambiente, l’Archeologia e la Geografia”.
I ‘clienti’ del Crisp, per i quali il Centro svolge le sue attività, sono pubblici e privati. “Si va – spiega il prof. Calcaterra – dalla Regione ai consorzi fino alle imprese del settore vitivinicolo le quali si rivolgono a noi per migliorare la produttività”. Sono diversi gli strumenti che si utilizzano: “Server e periferiche per elaborare e gestire dati; attrezzature da campo per prelievi e caratterizzazioni in sito, strumenti per campionare ed effettuare carotaggi sui suoli. Disponiamo pure di un penetrometro pesante, uno strumento che serve a sondare la struttura e la resistenza dei terreni”.
Al di là di tali attività, poi, il Crisp ha svolto in questi anni un ruolo nella battaglia contro il consumo forsennato di suolo. “Abbiamo collaborato – ricorda Calcaterra – all’elaborazione di alcuni articoli dei due disegni di legge che giacciono tuttora in Parlamento. Dico giacciono perché è da tempo che avrebbero dovuto già essere portati in discussione”.
Non c’è altro tempo da perdere perché, sottolinea il geologo federiciano, “mediamente in Italia si consumano ogni giorno 20 ettari di suolo. Per edificare, nonostante siano numerose le abitazioni sfitte e non utilizzate, e per opere non sempre indispensabili ed utili. C’è una forte spinta economica a consumare il suolo, legata indubbiamente al ciclo del cemento e agli interessi di quei settori dell’economia che ad esso sono più legati. Il punto è – parlo da studioso in particolare dei fenomeni alluvionali e franosi – che tutta questa corsa ad impermeabilizzare i suoli si ritorce sistematicamente contro le comunità che vivono nelle aree interessate. I terreni non impermeabilizzati, oltre a rappresentare una fonte di biodiverstà e di cibo, assorbono almeno in parte l’acqua e contribuiscono ad evitare, o almeno a mitigare, gli effetti delle piogge torrenziali o delle esondazioni dei corsi d’acqua”.
Nel decennale della fondazione del Centro che attualmente dirige, il prof. Calcaterra lancia dunque un appello affinché “sia finalmente approvata in Italia una legge contro il consumo di suolo”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 13