L’obiettivo: “formare umanisti capaci di dialogare con il linguaggio digitale”

Edizioni digitali, archivi online, strumenti di ricerca avanzati: il sapere umanistico ancora una volta si apre al digitale grazie al corso di Informatica delle Lingue e Letterature Classiche, attivato per gli studenti del secondo anno della Laurea Magistrale in Filologia, Letterature e Civiltà del Mondo Antico. “È un insegnamento obbligatorio del secondo semestre da 4 crediti ritenuto fondamentale per fornire agli studenti competenze ormai imprescindibili nel nostro ambito”, spiega la prof.ssa Concetta Longobardi, docente di Lingua e Letteratura Latina, responsabile del corso.

L’obiettivo è chiaro: integrare la formazione filologica tradizionale con metodi e strumenti digitali all’avanguardia, in linea con le aree di ricerca del Dipartimento. La docente porta in aula la sua esperienza internazionale nel campo delle edizioni digitali: “Durante il mio dottorato in co-tutela con l’Università di Lione 3 ho lavorato all’edizione digitale del commento di Donato a Terenzio, all’interno di un progetto sui commentari tardo-antichi latini. In seguito, ho vinto la Borsa Ermenegildo Zegna, di cui la Federico II è partner, che mi ha permesso di continuare le ricerche in Francia con un post-doc, sempre a Lione”.

Il corso si articola in venti ore complessive, tra lezioni teoriche e attività pratiche. “Già nei primi tre incontri, pur se per la maggior parte teorici, abbiamo dato spazio al laboratorio: i ragazzi hanno portato i loro computer e lavorato direttamente su motori di ricerca e risorse online per la ricerca accademica”. Ad arricchire il percorso, gli interventi di studiosi specializzati nella digitalizzazione applicata alle discipline classiche. L’11 aprile, Robert Alessi, docente francese, ha tenuto una lezione dal titolo ‘Dai testi medici greci ai testi arabi: un cammino sia filologico che digitale’. Il 9 maggio sarà la volta del dott. Vincenzo Casapulla, assegnista di ricerca del Dipartimento, che presenterà un progetto dedicato alla digitalizzazione delle epigrafi campane.

Il 23 maggio, infine, il prof. Gennaro Ferrante – già impegnato in un progetto di digitalizzazione dei manoscritti danteschi – interverrà con un neolaureato in Filologia Classica per raccontare concretamente l’esperienza di digitalizzazione di un testo antico. L’ultima lezione sarà dedicata alla restituzione e sintesi del percorso. Nessuna valutazione numerica: l’idoneità sarà verificata attraverso lavori realizzati in itinere. “I frequentanti hanno già avuto modo di applicarsi su progetti concreti, seguendo indicazioni puntuali e mettendo in pratica ciò che apprendevano passo dopo passo”, racconta Longobardi. Il riscontro, finora, è stato molto positivo: “Gli studenti sono motivati, curiosi, desiderosi di mettersi in gioco. Hanno prodotto risultati accurati, ben strutturati. Il nostro obiettivo è trasmettere un metodo di lavoro, un approccio sistematico da utilizzare anche nella ricerca futura”.

Una preparazione che, oggi, fa davvero la differenza. “Non si tratta solo di formare nuove figure professionali – conclude la docente – ma di formare umanisti capaci di dialogare con il linguaggio digitale. Dalla selezione dei testi alla creazione di repertori, dalla gestione di archivi alla costruzione di nuovi canoni: tutto questo passa ormai attraverso il digitale”. Un esempio recente? “I papiri di Ercolano: grazie alle nuove tecnologie stiamo ottenendo risultati straordinari, impensabili fino a pochi anni fa. L’umanista digitale non è una figura del futuro: è già il presente”.
Giovanna Forino
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 18

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