Matematica e Letteratura: quando numeri e teoremi incontrano le lettere

Iniziativa di divulgazione

Numeri, formule e teoremi incontrano le lettere. Si parlano, si comprendono, si fondono fino a dare vita ad unico corpo, che è poesia o novella, in cui la matematica si fa strumento di ars oratoria e contribuisce alla creazione di significanti. In poche parole, diventa essa stessa un’arte. Per secoli discipline scientifiche e letterarie sono state considerate distanti, materie, ciascuna, con un oggetto di indagine a sé. E invece i punti di convergenza sono numerosi, ben evidenti o nascosti a seconda degli occhi dell’osservatore. Questo, in sintesi, il focus della tavola rotonda Da Dante a Borges, da Buzzati all’OuLiPo organizzata mercoledì 13 aprile a Monte Sant’Angelo nell’ambito di Matemorfosi – Officina di Matematica e Letteratura dai professori Ulderico Dardano, Roberta Di Gennaro e Margherita Guida

Ad aprire l’incontro con i saluti istituzionali è la prof.ssa Gioconda Moscariello, Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, che rimarca l’importanza di tutte le attività con cui gli Atenei si aprono al territorio e intrecciano dialoghi con gli attori sociali. Chiamasi attività di Terza Missione la cui delega, in Ateneo, porta il prof. Antonio Pescapè: “L’Università ha il dovere di esternalizzare quanto produce nelle aule, nei laboratori e nelle biblioteche. Il public engagement è una nostra responsabilità – afferma – In tal senso il Dipartimento di Matematica e Applicazioni è stato un apripista, in un contesto che ora si sta animando di iniziative portate avanti da tutti i Dipartimenti dell’Ateneo”. L’incontro entra subito nel vivo con un relatore d’eccezione, il prof. Guido Trombetti, docente Emerito di Analisi Matematica, già Rettore dell’Ateneo. La separazione tra i saperi è un prodotto della modernità, esordisce. Poi cita Dante: “Un poeta che conosceva tutta la Matematica nota al suo tempo e che, a questa disciplina, ha attinto a piene mani nella sua Commedia”. La numerologia, ad esempio – basta pensare al numero 3 con i suoi multipli – è parte integrante dell’architettura su cui ha costruito la sua opera più importante. In Dante la matematica la si ritrova all’interno di metafore, paragoni, sillogismi e altre figure retoriche, come nel passo in cui spiega che “l’intelletto umano incapace di comprendere Dio è come il geometra che cerca di dimostrare la quadratura del cerchio”, ma anche nelle terzine stesse. Il prof. Trombetti ne declama una dal Paradiso: “Tu credi che a me tuo pensier mei / Da quel ch’è primo, così come raia / Dall’un, se si conosce, il cinque e ‘l sei”. E la interpreta: “Il poeta sta immaginando che le anime leggano nel suo pensiero tramite Dio e fa un paragone con la generazione dei numeri naturali a partire dall’unità. Inconsapevolmente sta abbozzando gli assiomi di Peano che sarebbero stati teorizzati all’inizio del Novecento. Né è un matematico Jorge Luis Borges quando scrive “La biblioteca di Babele”, creando l’infinita struttura composta da sale esagonali in cui 4 pareti sono occupate da 5 scaffali, ciascuno dei quali ospita 32 libri da 410 pagine, ognuna composta con 40 righe da 80 simboli che sono 25 tra lettere dall’alfabeto, spazio bianco, punto e virgola. “Ci sono 1.312.000 caratteri in ogni libro. E quanti sono i libri possibili che la Biblioteca può contenere? Ben 25 elevato al numero di cui sopra”. Un calcolo infinito, “che contiene tutto quello che è stato e che sarà scritto, tutte le verità, tutte le falsità”. Un universo distopico, matematicamente definito, concepito per essere l’opposto della conoscenza universale e su cui “non vale la pena di far troppi conti perché in questa Biblioteca ci si perde, come scrisse Umberto Eco in una delle sue famose Bustine di Minerva”. Costruisce una narrazione sui numeri anche Dino Buzzati nella novella “I sette messaggeri” in cui immagina un re che esplora il suo regno e che comunica con la capitale grazie a sette cavalieri. Ciascun cavaliere parte, rientra nella capitale, raccoglie notizie, raggiunge il re e il giorno successivo riparte. Moltiplicando il giorno della partenza di ciascun messaggero per cinque è possibile scoprire il giorno del rientro. L’ultimo cavaliere a tornare all’accampamento è Domenico, assente da 7 anni, che, partendo all’alba, non sarebbe ritornato che dopo 34 anni: “Ed è probabile che la morte mi coglierà prima, dice il re. Un finale molto amaro, di grande potenza evocativa”, commenta il prof. Trombetti. Questi da lui esplorati sono solo alcuni degli autori che, nei secoli, hanno “giocato” con la matematica per costruire i loro universi narrativi. Altri li cita Daniele Aurelio, docente di Fisica in un liceo di Pavia e membro del Gruppo Physics4Teenagers, che ricorda quanti matematici, a loro volta, abbiano tentato con successo incursioni nel mondo del letterario. Conclude accennando all’OuLiPo, il gruppo di letterati-scienziati che, negli anni Sessanta, si è dilettato a proporre nuove strutture linguistiche a supporto della creatività dello scrittore. Un esempio è Raimond Quineau e il suo “Cento mila miliardi di poesie”, libretto di sonetti composto da dieci fogli, ciascuno diviso in 14 bande orizzontali ruotando le quali si possono comporre a piacimento le poesie. Il numero di combinazioni possibili è talmente alto che non basterebbe una vita intera per leggerle tutte. L’incontro di Matemorfosi – trattandosi, come si diceva, di appuntamento divulgativo rivolto al territorio – ha dato spazio anche ai giovani liceali in ascolto. Due gli interventi: Alessandro, che si è concentrato sul rapporto tra metafora e matematica, e Thomas che ha analizzato il testo “De Divina Proportione”.

Carol Simeoli

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