“Stare in aula mi appassiona proprio, mi diverte”

La parola a due professori ‘promossi’ dagli studenti

Passione per una disciplina coltivata sin dai banchi dell’università e portata poi in cattedra, propensione all’ascolto, capacità di catturare l’attenzione di giovani iper-connessi, per quanto forse un po’ soli, grazie ad un giusto mix di nozioni teoriche e progetti applicativi di gruppo. Il DNA del docente che, dopo anni, ancora si ricorda con piacere si riconosce sempre, pur divergendo il corpo che lo ospita, e la specialità settoriale in cui affonda le radici. Insegnare non significa solo trasmettere conoscenze e competenze. È molto di più. È condividere un modo di essere, un’etica del lavoro. E questo può avvenire solo quando, alla base, c’è un rapporto costruttivo con allievi e allieve che esula dallo sterile ‘io espongo, tu ascolti’”. A parlare è la prof.ssa Annalisa Liccardo che, al terzo anno di Ingegneria Elettrica, insegna Fondamenti di misure elettriche. “Il corso – spiega – sfrutta le materie di base già acquisite in precedenza e prevede un’intensa attività sperimentale in laboratorio grazie alla quale gli studenti imparano a lavorare con strumentazioni e misure che poi incontrano nel mondo del lavoro”. Si sofferma sulla misura della resistenza di terra per eseguire la quale bisogna stendere cavi per decine di metri, raccogliere dati ed elaborarli, “a titolo di esempio, molto apprezzata perché considerata anche piuttosto divertente. Ma il bello di queste esercitazioni è che si svolgono in gruppo e in un contesto dinamico”. Dinamico è l’aggettivo che descrive le sue lezioni: Stare in aula mi appassiona proprio, mi diverte. Mi piace interagire con la classe, cerco di impostare un dialogo vivace”. E al momento del dunque, all’esame, è severa?Non chiedo l’impossibile. Ma sono felice quando riconosco nel loro lavoro lo stesso impegno che io pongo nel mio”. A Fondamenti di misure elettriche racconta di essere particolarmente affezionata, in quanto legata al precedente titolare della cattedra, il prof. Massimo D’Apuzzo, il mio Maestro. Ricordo ancora il giorno in cui mi chiese di tenere una lezione. Mentre parlavo entrò in aula e cominciò ad ascoltarmi. Credo sia stata la lezione più emozionante della mia vita!”. La passione per l’Ingegneria Elettrica e per il settore delle misure in particolare risale a quando era lei stessa una studentessa: “Erano tempi diversi, però, e il sistema era un pochino più complesso, né era semplice intavolare un rapporto docente-studente. Io, anzi, di certi docenti avevo un timore quasi reverenziale. Ho vissuto l’Università con grande dedizione, impegnando quasi la totalità del mio tempo. Ecco perché oggi sono contenta di vedere i miei studenti coltivare i loro hobby e portare avanti altre attività extra curriculari. A loro consiglio di dare il massimo e arrivare alla laurea con un buon risultato, ma di non smettere mai di inseguire le proprie passioni”.

Uno studio interdisciplinare, che chiama a raccolta tutte le conoscenze acquisite negli anni precedenti, fondato su applicazioni sperimentali e su un progetto assegnato a inizio lezioni è ciò che ha reso ragazzi e ragazze protagonisti del Corso, attori in prima persona e che ha sancito l’apprezzamento nei confronti del prof. Andrea Del Pizzo, e il suo Azionamenti elettrici, “insegnamento che ora, rispetto all’anno della valutazione, il 2021, vede confluire la parte pratica in un altro esame prettamente laboratoriale”. Sì alle formule spiegate con chiarezza, con il gessetto bianco, no a slide sterili o a nozioni a pioggia dall’altro lato della cattedra, sono convinto che gli studenti non vogliano semplificazioni, ma siano pronti a cimentarsi nella complessità della disciplina, trovando in me la giusta interfaccia”. Agli esami, precisa, riconosco subito chi non ha seguito le lezioni. Quando cade su una domanda, dice che è l’unico argomento su cui si è soffermato di meno. E io rispondo di essere così bravo da averlo capito ad un primo sguardo, ponendogli proprio quel quesito. Viceversa, chi mi segue sa che bisogna studiare tutto, si impegna ed è soddisfatto pur se non raggiunge il voto massimo”. Anche lui studente coscienzioso, trascorrevo in Università la gran parte della mia giornata e mi confrontavo continuamente con i miei colleghi per recuperare le nozioni che non capivamo in aula, dovendo fare riferimento alle biblioteche, non ad internet come oggi, contesto moderno nel quale, però, si incappa in notizie semi-valide e riscontro anche una maggiore difficoltà nel leggere i manuali”. Il capitale umano, conclude, è un bene inestimabile “e un valido studente lo possiede a prescindere dal docente. Non siamo noi a renderlo bravo, lo aiutiamo a mettere a frutto le skills fondamentali per rendere bene nel futuro”.

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