Amministrazione dell’Ateneo: operativo il nuovo modello organizzativo-funzionale

È arrivata a pieno compimento la riforma generale dell’assetto organizzativo-funzionale dell’amministrazione de L’Orientale, come conferma il Decreto del Direttore Generale Giuseppe Festinese firmato lo scorso 7 maggio. Una trasformazione cui si è arrivati, naturalmente, con l’approvazione e il sostegno degli Organi di Governo: il Rettore Roberto Tottoli, il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione. A ben vedere, quello che si sta raccontando è solo l’ultimo step in ordine cronologico di una riorganizzazione avviata da Festinese nel 2022. Il nuovo modello organizzativo-funzionale, come si legge nel Decreto, è articolato su più livelli: si parte dalle cosiddette Aree, ‘la cui responsabilità e conduzione è attribuibile esclusivamente a personale con qualifica dirigenziale’.

Seguono i Settori ‘la cui responsabilità e conduzione è attribuibile esclusivamente a personale inquadrato nell’Area delle Elevate Professionalità’. Poi gli Uffici, ‘la cui responsabilità e conduzione è attribuibile esclusivamente a personale inquadrato nell’Area dei Funzionari’. Infine i Servizi, ‘la cui conduzione è attribuibile a personale inquadrato nell’Area dei Funzionari o dei Collaboratori’ e le Funzioni Specialistiche, ‘la cui responsabilità è attribuibile a personale inquadrato nell’Area dei Funzionari, dei Collaboratori o degli Operatori’. Ma cosa significa tutto questo e perché si è reso necessario? Ateneapoli lo ha chiesto direttamente a Festinese, che è entrato nel merito della questione.

“Un processo di riorganizzazione di una struttura complessa come l’università non è mai definitivo – spiega – ma si procede per livelli di approssimazione facendo delle analisi di contesto e in base al personale che si ha a disposizione. E visto che ogni riorganizzazione presuppone un cambiamento, bisogna condividere un orizzonte, perché se calata dall’alto produrrebbe ostruzionismo e demotivazione”. Dunque piena condivisione della linea.

Che in questo caso significa “passare da un Ateneo di piccole dimensioni che favorisce i rapporti interpersonali, a uno che codifichi le procedure e favorisca l’interscambiabilità delle persone. Occupare sempre la stessa posizione genera un’amministrazione a propria immagine e somiglianza, cioè un micropotere, e questo porta a non essere attenti alle innovazioni, a delle azioni di resistenza al cambiamento. Sapere invece che dopo un certo lasso di tempo si deve cambiare sedia, costringe a mettersi in discussione, forse a trovare una collocazione migliore o peggiore, a seconda dei casi. Quindi, uno degli obiettivi è creare un’organizzazione più anonima, dove vige la fungibilità dei ruoli e la valorizzazione del personale”.

A proposito di quest’ultimo, il Direttore Generale riavvolge il nastro tornando al 2022, anno di inizio della riorganizzazione e del suo mandato. “Al mio arrivo c’erano 180 unità di personale e gli uffici erano mono persone, dunque si può parlare di funzioni. In quel periodo ci sono state forti indicazioni da parte del Nucleo di Valutazione e del Collegio dei Revisori dei Conti di aggregare”.

Ed è così che si è dato il via alla prima fase: una riorganizzazione per macrocompetenze, che ha posto le basi della fase successiva. “Il modello approvato in questi mesi è stato già pensato allora, ma si è arrivati alla sua approvazione solo di recente perché nel frattempo siamo arrivati ad avere ben 230 unità di personale, siamo passati da uno a quattro Dirigenti, sono state realizzate le progressioni verticali da B a C, da C a D, da D a EP”.

A proposito degli Organi di controllo, nel verbale della seduta di febbraio del Nucleo, nel fare riferimento alle audizioni dei Dirigenti dell’Ateneo, si insiste sulla “capacità dell’Amministrazione di gestire le proprie risorse materiali e immateriali a supporto delle politiche, delle strategie e dei relativi piani di attuazione”. Festinese dice: “ad oggi, io assegno il personale all’Area, e il Dirigente, con suo provvedimento, lo assegna agli Uffici afferenti. Questo passaggio dà la possibilità al Dirigente di supportare l’ufficio che ha bisogno di maggiore aiuto in quel momento. È un modo per assegnare le risorse direttamente e intervenire sulla problematica che ha evidenziato il Nucleo”.

Ad ogni modo resta il fatto che ogni riorganizzazione “porta delle resistenze, è fisiologico, impone di abbandonare la comfort-zone. Un discorso che riguarda tanto il personale tecnico-amministrativo che quello docente”. Ecco la necessità di portare una visione condivisa e un cambio di mentalità. “Da parte mia c’è l’impegno a costruire opportunità di crescita, progressioni verticali, assunzioni, rivisitazione degli importi delle indennità, una maggiore trasparenza e distanza tra il Direttore e il potere di scegliere certe cose – ad oggi gli incarichi si assegnano attraverso procedure di job posting, cioè le posizioni vengono descritte, si sostengono dei colloqui e c’è una durata massima di 6 anni.

Oggi l’università è una delle aziende in cui è più richiesto un livello molto elevato di innovazione e preparazione. Purtroppo, ciò che manca è il riconoscimento del livello stipendiale”. La chiosa finale di Festinese serve a sottolineare il senso ultimo della riorganizzazione: “le difficoltà ci sono, serve un tempo di assestamento, ma il clima è positivo. Alla base c’è un’idea di Ateneo condivisa con i vertici”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 9 – 2025 – Pagina 33

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