Il nuovo Laboratorio di Nanotecnologie “un gioiello”, “frutto del lavoro di squadra di competenze trasversali”

Per entrare, ci si deve bardare come se ci si introducesse nella sala operatoria di un ospedale. Copricalzari, tuta monouso, cuffia, guanti e mascherina. C’è pure da sottoporsi ad una ‘doccia del vento’ per eliminare eventuali impurità che possano danneggiare i macchinari. È un’esperienza sorprendente quella di visitare il nuovo Laboratorio di nanotecnologie (UniNano) della Federico II che è stato inaugurato il 15 maggio. Si trova nella sede del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione (Dieti) e consentirà, quando andrà a pieno regime, di manipolare la materia su scala nanometrica (tra 1 e 100 nanometri) per creare nuovi materiali e dispositivi con proprietà uniche e di migliorare le prestazioni di quelli esistenti. Molteplici le applicazioni: dalla medicina all’agricoltura, dalla comunicazione all’ambiente e alla difesa.

Nel nuovo Laboratorio sono già presenti o arriveranno nei prossimi mesi macchinari per creare e depositare materiali, per rimuoverli, per trasferire i materiali alle applicazioni finali. Hanno partecipato all’inaugurazione la Prorettrice Angela Zampella; Fabio Beltram (Scuola Normale di Pisa); Sanzio Bassini (Cineca e HPC); Gaetano Scamarcio (Cnr e Università di Bari); Giovanni Miano (Unina); Francesco Tafuri (Unina). Moderatore dell’incontro Giovanni Piero Pepe, anch’egli della Federico II. “Quello che si inaugura oggi – ha commentato la Prorettrice Zampella – è un gioiello che è stato creato cavalcando i punti chiave dello sviluppo e della convergenza tra diverse componenti dell’Ateneo. Oltre al Dieti, sono stati coinvolti il Dipartimento di Fisica e la parte di Tecnologie dei Materiali. Il Laboratorio, dunque, è il frutto del lavoro di squadra di competenze trasversali.

È una infrastruttura che parla con le aziende e che sviluppa tecnologia”. Zampella ha poi voluto sottolineare un aspetto che riguarda gli studenti: “La nuova struttura consente inoltre di erogare formazione di alto livello a chi frequenta i Corsi di Laurea Triennali, quelli Magistrali e ai dottorandi”. Il prof. Scamarcio, che insegna all’Università di Bari e lavora anche al Cnr, nel suo intervento si è concentrato sul ruolo di quest’ultimo. Ha poi aggiunto: “Il Centro che si inaugura oggi ambisce ad essere un nodo strategico. Nasce da una interazione tra Dipartimenti che non è comunissima nell’ambito accademico e questo rappresenta certamente un punto di forza”. Anch’egli ha sottolineato che il Laboratorio potrà svolgere un ruolo significativo nella formazione dei più giovani, dagli studenti dei Corsi di Laurea ai dottorandi.

“È un centro – ha detto – accessibile e dinamico, capace di coinvolgere studenti e giovani ricercatori”. Bassini ha ricordato che il Laboratorio segue la scia di investimenti importanti che sono stati realizzati a Napoli nell’ambito delle nuove frontiere tecnologiche. Tra essi, la sede di CINECA a San Giovanni a Teduccio, nel Polo universitario federiciano. Ospita, tra l’altro, un sistema di supercalcolo che è parte della rete dei sistemi di calcolo ad alte prestazioni (High Performance Computing, HPC) direttamente interconnessi con il supercomputer Leonardo, classificato al quarto posto tra i sistemi più potenti al mondo. “La prossima azione – ha poi aggiunto – dovrà essere la valorizzazione e la qualificazione delle persone, per creare una massa critica di competenze”.

Beltram ha raccontato l’esperienza di NQSTI, un consorzio nato grazie ai fondi del Pnrr e che è diventato “una presenza pervasiva nelle Università, negli enti di ricerca e nelle imprese”. Napoli, ha poi ricordato, “è un polo centrale delle scienze e delle tecnologie quantistiche, le quali sono una straordinaria risorsa in diversi ambiti applicativi”. Un esempio? “Se prendiamo una macchina per le Pet, in ambito diagnostico, e senza cambiare nulla inseriamo un elemento di quantum, avremo ottenuto un’apparecchiatura migliaia di volte più sensibile di quanto fosse fino ad allora”. Il prof. Tafuri ha ripercorso a ritroso la storia che ha portato il 15 maggio all’inaugurazione del Laboratorio.

Il sindaco, docente di Ingegneria, “Gaetano Manfredi ci ha creduto molto, alcuni anni fa. L’iniziativa è nata con lui e grazie a lui. È poi andata avanti in virtù dell’impegno e della fiducia che ha riposto in noi il Rettore Matteo Lorito”. Cosa si fa nel Centro? “Tante cose – ha risposto – Partiamo da oggetti grandi fino a pochi nanometri. Vogliamo controllare e manipolare la materia a scala nanometrica ed utilizzare le proprietà dei fenomeni fisici e chimici che si manifestano a tale scala”.

Il Laboratorio, ha precisato, “è ampio 180 metri quadri, ha uno spazio esterno e uno sul tetto, dove sono collocate le macchine di raffreddamento e controllo. Non è tutto completo, andremo a regime nei prossimi mesi, ma i nostri studenti già stanno iniziando a frequentarlo e ad abituarsi. Possiamo essere al servizio degli ingegneri, dei chimici, dei fisici, dei biologi e di tanti altri”.

Nonché delle imprese. Non è un caso che Tafuri, alla fine del suo intervento, abbia mostrato le lettere che gli sono pervenute da parte di alcuni gruppi imprenditoriali, anche dall’estero, che sono interessati alla produzione di materiali proprio nel Laboratorio di Nanotecnologie federiciano.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 9 – 2025 – Pagina 3

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