Nuovi laboratori al Polar, il Capacity sempre più riferimento per le attività sperimentali di Fisica Astroparticellare

Cresce e si ingrandisce a San Nicola La Strada, in provincia di Caserta, nell’area Ex Ciapi, il Centro di ricerca nato nel 2019 dalla collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’Università Vanvitelli all’interno del Polo dei Laboratori di Ricerca (Polar) del Dipartimento di Matematica e Fisica. Il 14 maggio sono stati inaugurati i nuovi laboratori del Campania AstroPArtiCle InfrastrucTure facilitY, altrimenti detto Capacity, realizzato nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal PNRR e finalizzato al potenziamento nelle profondità di Capo Passero, tre chilometri e mezzo sotto la superficie del Mar Ionio, al largo della costa siciliana, dell’Osservatorio sottomarino per neutrini KM3NeT.

L’INFN è capofila del progetto, finanziato per 62 milioni di euro. Ad esso partecipano ance l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e diversi Atenei, tra i quali la Vanvitelli, dove il responsabile del Pnrr è il prof. Lucio Gialanella, che insegna Elementi di Fisica Nucleare e Subnucleare, Nuclei e Astroparticelle ed è stato Direttore del Dipartimento di Matematica e Fisica. L’Ateneo ha avuto un finanziamento di circa 4 milioni di euro. “Negli spazi inaugurati a metà maggio – dice Gialanella – sono stati realizzati 1000 metri quadrati di uffici, altrettanti di laboratorio ed altri 1000 metri quadrati di area magazzino”.

Quali attività si svolgono e si svolgeranno all’interno di CAPACITY? “Noi della Vanvitelli – risponde il docente – produciamo i rivelatori del telescopio. Li portano a Malta e da lì, su una nave oceanografica, li trasferiscono nello specchio di mare dove è già installato il telescopio”. I ‘pezzi’ prodotti nel laboratorio vanvitelliano sono poi montati sulla struttura che è a tre chilometri e mezzo di profondità. Operazione, come è facile intuire, tutt’altro che banale, la quale richiede grandi competenze e strumenti tecnologici sofisticati. “Ci si affida infatti – chiarisce il docente – ad una società specializzata in oceanografia”.

Nature, la prestigiosa rivista scientifica, a febbraio ha dedicato la copertina proprio alla scoperta del neutrino con la maggiore energia che sia mai stata realizzata e che si deve proprio al telescopio che è negli abissi al largo della Sicilia.

Il perché della ‘caccia’ ai neutrini

Due domande sono a questo punto inevitabili. La prima relativa ai motivi per i quali il telescopio al quale contribuiscono i rivelatori prodotti dalla Vanvitelli è stato collocato 3500 metri sotto la superficie del mare. “Deve stare sott’acqua – risponde il prof. Gialanella – perché i neutrini di alta energia interagiscono debolmente con la materia e l’acqua è un buon mezzo di rilevazione.

Certo, anche una piscina potrebbe sortire lo stesso effetto, ma è difficile immaginare una vasca di proporzioni adeguate. Va aggiunto che la profondità è fondamentale per schermare le radiazioni cosmiche ed altri fenomeni di disturbo che possono interferire con la rilevazione dei neutrini”. Il secondo quesito riguarda la finalità della ‘caccia ai neutrini’. In altri termini, lo scopo per il quale si investono risorse economiche, energie intellettuali e competenze per rilevarli. “Sono particelle elusive – chiarisce il fisico – che interagiscono poco con la materia, attraversano distanze enormi dello spazio e ci portano messaggi da parti dell’Universo inaccessibili alla luce.

Nello studio del cosmo, più si va lontano più si torna indietro nel tempo, perché quel che si rileva oggi sarà stato generato miliardi di anni prima. Per questo i neutrini che intercetta il telescopio potranno certamente fornirci informazioni utili ad esplorare la nascita e l’evoluzione dell’Universo”. C’è di più. “Un’impresa tecnologica così avanzata, pur avendo le caratteristiche della ricerca di base, ha ricadute nella ricerca applicata, a volte non facilmente prevedibili. Può portare a innovazioni significative, ad applicazioni fortemente innovative.

Nella medicina, nell’industria, nel monitoraggio ambientale e in diversi altri ambiti. È successo già ed accadrà di nuovo, perché uno degli aspetti più affascinanti della ricerca scientifica è proprio quello di portare verso strade inesplorate e verso situazioni alle quali, prima di allora, nessuno aveva mai pensato”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 9 – 2025 – Pagina 27

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