Dobrodošli nazaj slovenski jezik! L’Orientale, dopo anni di vuoto, riabbraccia un patrimonio linguistico e culturale mai sparito davvero dai propri orizzonti: lo sloveno, che torna ad essere curriculare per le Triennali, aprendo, per la prima volta a partire da quest’anno, anche alla Letteratura di riferimento. E ‘Ljubljanapoli’ – fusione dei nomi delle due città, che si trovano pure sullo stesso meridiano – è stata la manifestazione organizzata dall’Ateneo il 29 settembre a Palazzo del Mediterraneo per presentare un ‘ritorno’ che riscalda, di nuovo, il rapporto e la cooperazione tra Napoli e Slovenia. Prima dell’evento ufficiale, l’Ateneo ha allestito un desk per coinvolgere gli studenti: un quiz online su cultura e lingua del Paese nostro vicino di casa e relativi premi. Cioè mappe turistiche, materiale di cancelleria e soprattutto prodotti tipici. In particolare il medenjak, biscotto al miele, che a sua volta è il fiore all’occhiello dell’agro-alimentare e riferimento simbolico alla laboriosità delle api e del popolo sloveno stesso.
“Questo è un nuovo inizio – ha affermato la prof.ssa Maria Bidovec, titolare della cattedra e moderatrice dell’evento – dopo gli anni d’oro, qui a L’Orientale, lo sloveno torna ad essere curriculare”. Poi, i ringraziamenti di rito ai vertici dell’Ateneo e il ricordo dell’ultima docente di Lingua, la prof.ssa Aleksandra Žabjec, purtroppo scomparsa, e conosciuta da tutti come Saša. “La settimana in corso è dedicata alle 24 lingue dell’Unione Europea e devono essere rappresentate tutte – parole del prof. Giuseppe Balirano, Direttore del Claor, dove si è tenuto l’incontro – in questo senso, mi auguro che Napoli torni ad essere portavoce dello sloveno”. Discorso fondato “sui valori di convivenza pacifica e conoscenza reciproca tra i due Paesi”, quello della Ministra Plenipotenziaria Tina Kokalj dell’Ambasciata della Repubblica di Slovenia a Roma, che ricorda la figura di Miroslav Žvab, antifascista sloveno protagonista delle cosiddette ‘Quattro Giornate’, al quale nel 2014 è stata dedicata una targa nel centro di Napoli. Per impegni, non ha potuto partecipare la docente Mojca Nidorfer del CTJ dell’Università di Lubiana che ha fatto pervenire la sua testimonianza tramite un video, nel quale ancora una volta si è fatto riferimento alla prosperità dei rapporti tra Napoli e Lubiana. Ospiti dell’evento e parte della macchina organizzativa al tempo stesso, pure la docente Sanja Pirc, che per l’anno accademico appena iniziato ricoprirà il ruolo di lettrice di sloveno (figura recuperata su quest’insegnamento dopo ben 22 anni), e Lucia Gaja Scuteri, traduttrice ed ex studentessa di sloveno, che ha raccontato del suo lavoro. Presente anche il Prorettore all’Internazionalizzazione Augusto Guarino che a margine, ai microfoni di una troupe della tv pubblica slovena, ha ricordato di come già al tempo “del Regno di Napoli, le autorità civili puntarono sullo studio delle lingue del Mediterraneo, tra le quali anche lo sloveno”.
Parlata da 2,3 milioni di persone, conta tra i 50 e i 60 lettorati nel mondo ed è studiata anche in Paesi lontani come Giappone e Cina. C’è chi ha già approcciato la lingua slovena a L’Orientale negli ultimi anni (corso singolo) e chi invece sta pensando – ora che è possibile – di sceglierla come lingua curriculare. Sono gli studenti. Lucia Venezia, 24enne iscritta a Lingue, Culture e Comunicazione in Area euromediterranea, dopo una Triennale in russo e inglese, ha scartato la prima lingua, per abbracciare lo sloveno: “Conoscevo un po’ di cose della Slovenia. Mi sono sempre piaciuti i boschi, le foreste, il vedere sempre persone attive. Sono anche stata a Lubiana in vacanza studio. Ora, alla Magistrale, sono convinta della scelta fatta. Anzi, credo che, essendo parlata da poche persone in Italia, offra anche più sbocchi, magari nelle scuole bilingue del Nord-est”. Il consiglio a chi sta pensando di studiare la lingua “è di non abbattersi, perché non risulta così difficile”. Alessia Micillo, 22 anni e iscritta al medesimo Corso della collega, è invece al suo primo giorno di sloveno: “Abbinarlo al tedesco, l’altra lingua che studio, mi pareva una scelta azzeccata. Sulla decisione ha pesato il colloquio che ho avuto con la prof.ssa Bidovec. Tra l’altro, penso che in futuro mi ci trasferirei in Slovenia, prenderei due piccioni con una fava, potendo sfruttare entrambi gli idiomi che studio”. In rampa di lancio per chiudere la carriera universitaria, infine, Manuel Campitelli, 25enne che sta lavorando alla tesi della Magistrale: “Lo sloveno mi ha sempre incuriosito, tant’è che l’ho ripreso nel lavoro che sto facendo. È incentrato su un’ex isola linguistica interna alla Slovenia. Cerco di analizzare i contatti tra questa e il resto del Paese attraverso i canti popolari”.
Claudio Tranchino