L’Aula Magna, uno spazio “accogliente, funzionale, tecnologicamente molto ben attrezzato”

“Ho frequentato nel 1976 in questi spazi il corso di Disegno e Rilievo con la prof.ssa Anna Sgrosso. Ricordo che non avevamo neanche le sedie ed i tavoli. Lei, un personaggio straordinario, non di rado ci invitava a gruppi a casa sua per supplire in qualche modo alla inadeguatezza della sede. Tra un anno e mezzo andrò in pensione, ho trascorso ad Architettura oltre quarant’anni, prima da studente, poi da dipendente – fui assunto dopo la laurea al Lupt, un centro straordinario di ricerca ed innovazione – e sono davvero contento oggi di vedere questo spazio trasformato in un posto accogliente, funzionale, tecnologicamente molto ben attrezzato”. L’architetto Marco Facchini, funzionario tecnico del Dipartimento di Architettura, responsabile del Monitoring Laboratory, che si occupa del monitoraggio dell’ambiente costruito tramite droni, termocamere ed altri strumenti ormai fondamentali per pianificare interventi di restauro, fa da Cicerone ad Ateneapoli nella visita all’Aula Magna al secondo piano di Palazzo Gravina e non nasconde la sua soddisfazione. “Vede – racconta mentre indica uno schermo grande quanto un tablet posizionato sulla cattedraqui c’è il cuore di tutto. Questa è l’unità centrale che comanda il proiettore, l’apertura e la chiusura delle tende, le telecamere, il volume dei microfoni. Non ci sono fili, non ci sono cavi. Basta un tocco con il dito della mano ed è tutto sotto controllo. Non è un passo da poco per chiunque, studente o docente, ricordi le interminabili ‘battaglie’ con proiettori antelucani che non volevano saperne di accendersi, le rincorse disperate alla ricerca di un qualche custode che fosse capace di collegare questo o quel cavo, le bizze di microfoni che sembravano creati ad arte per sabotare qualunque lezione, anche la più interessante, i tentativi non di rado inutili di oscurare l’aula per garantire un minimo di visibilità ai lucidi che scorrevano sullo schermo. “L’Aula Magna – ricorda Facchini – è stata ricavata dall’unione di due spazi separati. Uno dei due capitelli che ora vede qui, alle spalle della cattedra, prima dei lavori era al centro. È stato spostato”. Conta le poltroncine rosse fila per fila. Centosessantadue posti a sedere

L’Aula Magna è stata inaugurata alcuni mesi fa nel corso di una iniziativa alla quale prese parte anche Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, che è stato Rettore della Federico II alcuni anni fa ed ha dunque avuto occasione di seguire in prima persona una parte dell’iter del progetto. Il quale, come ricorda il prof. Michelangelo Russo, attuale direttore del Dipartimento di Architettura, viene da lontano ed ha avuto un percorso non privo di difficoltà e rallentamenti. “Se ne iniziò ad interessare – racconta – il prof. Benedetto Gravagnuolo, più di venti anni fa. Era all’epoca il Preside della Facoltà, non ancora trasformata in Dipartimento. Dopo di lui se ne sono occupati il prof. Claudio Claudi, anch’egli nella veste di Preside della Facoltà, ed il prof. Mario Losasso, che è stato per alcuni anni Direttore del Dipartimento, dopo la trasformazione delle Facoltà. Non è stato, insomma, un iter breve quello che abbiamo compiuto per arrivare ad avere finalmente un’Aula Magna degna di tale nome. D’altronde, al di là degli intoppi e delle difficoltà burocratiche che spesso rallentano la realizzazione dei progetti, va tenuto presente che ci siamo mossi in un edificio di straordinario valore  sottoposto, come è giusto che sia, a vincoli e tutele molto stringenti. Va avanti: “L’idea iniziale fu dei professori Alison e Bossi. Il testimone passò poi ai professori Paolo Giardiello e Renata Picone. È stato, dunque, un progetto multidisciplinare, che si è arricchito delle competenze di tanti bravissimi colleghi. Io sono diventato direttore del Dipartimento quando era stato appena aggiudicato l’appalto ed ho seguito la fase dell’apertura del cantiere. Ho tenuto a che l’Aula Magna fosse dotata di attrezzature tecnologiche adeguate, perché non avrebbe avuto senso aprire uno spazio così bello senza renderlo funzionale. Per questo, oltre all’importo dei lavori pari a 500 mila euro, sono stati investiti altri 100 mila euro per le tecnologie”. La realizzazione dell’Aula Magna, spiega il prof. Russo, “rientra in un progetto più ampio che è quello di restituire centralità alla nostra sede storica di Palazzo Gravina. In questa ottica, sottolinea, “va interpretata la collocazione nell’edificio rinascimentale dei Corsi di Design ed il progetto di realizzazione di una grande biblioteca al piano nobile. Lì oggi ci sono due biblioteche e vorremmo riunirle in una struttura più ampia, che offra anche adeguate sale di lettura”. C’è un finanziamento da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo pari a tre milioni di euro. Sta per chiudersi, intanto, il cantiere di restauro della facciata interna dello storico edificio e sta per terminare anche la rifunzionalizzazione dei bagni. Proseguono i lavori al terzo piano, al termine dei quali saranno disponibili ulteriori spazi a disposizione degli iscritti, che si collegheranno a quelli autogestiti che sono anch’essi al terzo piano. “Nell’ambito di quest’ultimo cantiere – ricorda il prof. Russo – sono state rimosse anche alcune strutture in amianto, eredità di una epoca nella quale si faceva larghissimo uso nell’edilizia di questo materiale”.

Fabrizio Geremicca

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