“Nel tempio del Sapere non dovrebbe esserci sangue”

Corridoi accademici o borse di studio per gli universitari iraniani: l’appello del 

Rettore del Suor Orsola Benincasa  Lucio d’Alessandro 

Parte dal Suor Orsola Benincasa un appello a tutti gli Atenei affinché mettano in campo iniziative concrete per ospitare le ragazze ed i ragazzi iraniani i quali ormai da molte settimane nei grandi centri urbani e nelle università manifestano contro il regime teocratico e chiedono diritti e libertà. Il Rettore Lucio d’Alessandro ha indirizzato alcune settimane fa una lettera all’Accademia dei Lincei, al CUN (Consiglio Universitario Nazionale) ed ai suoi colleghi che sono al vertice degli Atenei affinché “siano creati corridoi accademici o borse di studio. Utili questi ultimi a garantire agli universitari iraniani a rischio repressione l’opportunità di una via di fuga all’estero. “La mia iniziativa – dice il Rettore ad Ateneapoli – è nata a seguito di una lettera di una studentessa iraniana la quale chiedeva appunto al mondo accademico, agli atenei, alla comunità degli studiosi e degli intellettuali di non lasciare soli i giovani iraniani. Al di là delle manifestazioni, che certamente sono importanti, servono atti concreti. Per questo ho scritto quella lettera. Mi auguro che le Università italiane e quelle europee nelle prossime settimane si attivino, che il mio invito alla solidarietà sia recepito con progetti ed azioni”. Il prof. d’Alessandro nella missiva scrive: “Da quasi 17 giorni ci sono manifestazioni e proteste ininterrotte in Iran. Si svolgono in più di cento città, dai grandi centri fino alle province più lontane. Ovunque ragazze e ragazzi chiedono libertà. Quella libertà che racchiude in sé la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, compreso l’articolo 26 il quale sancisce che il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona”. Ricorda, poi: “Sono diversi giorni ormai che gli studenti delle università di Teheran, Isfahan, Mashhad e altre città hanno indetto uno sciopero generale. Ad oggi sono quasi 100 le università nel paese che si sono mobilitate. Il regime della Repubblica Islamica ha già arrestato vari rappresentanti e/o membri dei comitati e movimenti studenteschi e gli studenti si sono uniti in un canto corale per chiedere la liberazione dei propri compagni”.

“Non possiamo fare finta di niente”

Cita, tra i tanti, il caso dell’Università Sharif, una delle più rinomate e prestigiose, dove si era laureata la matematica Maryam Mirzakhani, insignita nel 2013 – la prima donna – con la Medaglia Fields, una sorta di Nobel, per le sue ricerche in matematica ed in geometria. In quell’ateneo nelle settimane scorse c’è stata una violenta irruzione delle forze dell’ordine iraniane per porre fine alle manifestazioni studentesche. Ragazze e ragazzi sono stati inseguiti, arrestati e malmenati dagli agenti. Riflette d’Alessandro nella lettera: Nel tempio del Sapere non dovrebbe esserci sangue, la parola università forse non deriva dal latino ‘universitas’ che ha al suo interno la radice di universo, il mondo intero? L’università è il mondo dove recarsi per studiare, sviluppare e rendere le menti coscienziose”. Alla luce di queste considerazione lancia un appello: “Oggi Vi chiedo un intervento a tutela e difesa dei civili. Il mondo accademico non può rimanere in silenzio davanti a quanto sta avvenendo in Iran. Sarebbe un mutismo di ignavia e connivenza, che nulla avrebbe a che vedere con il senso di umanità che la cultura e la scienza perpetuano. Urge quindi un intervento diretto che dia un segnale forte corale di solidarietà ma anche di azione, dei paesi occidentali e dell’ONU, per difendere i cittadini e garantire agli studenti ospitalità presso università europee. Non possiamo più tollerare tutto questo, non possiamo fare finta di niente”.

Fabrizio Geremicca

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