“Siamo l’Ateneo italiano che ha effettuato il reclutamento di maggior qualità scientifica”

Non ci sono solo le elezioni del nuovo Rettore all’orizzonte della Federico II. È in scadenza anche il mandato dei membri del Consiglio di Amministrazione in carica, che dura 4 anni ed è composto dal Rettore che lo presiede, da due rappresentanti degli studenti, da cinque membri appartenenti ai ruoli dell’Ateneo, da tre personalità eminenti della ricerca pubblica o del mondo della cultura. Il prof. Giuseppe Castaldo, ordinario di Medicina di Laboratorio nella Scuola di Medicina e membro del CdA dell’Ateneo, traccia un bilancio della sua esperienza ed esprime alcune valutazioni sulla campagna elettorale in corso.
Sarà compito del nuovo Rettore rinnovare il Consiglio di Amministrazione?
“I membri sono nominati di concerto tra Rettore e Senato Accademico (a parte le rappresentanze studentesche votate dagli studenti). Per i membri dell’Ateneo occorre considerare le esperienze gestionali pregresse e l’area scientifica di afferenza, allo scopo di mantenere un equilibrio tra le aree culturali dell’Ateneo. Per quelli esterni si tiene particolare conto dell’eccellenza scientifica e culturale. L’iter prevede un bando in cui sono indicate le modalità di presentazione delle domande e i requisiti principali; quindi, i candidati interessati possono presentare la propria domanda esibendo il proprio curriculum”.
Quali sono stati i principali risultati dell’attuale Consiglio di Amministrazione?
“Il principale risultato è la grande armonia con cui abbiamo lavorato, coordinati dal Rettore Manfredi che è stata una fonte inesauribile di proposte innovative. Con il suo entusiasmo ‘contagioso’ è riuscito a guidare il Consiglio verso risultati che 4 anni fa, quando l’Ateneo fu vicino al non poter disporre dei fondi per pagare gli stipendi, non avremmo mai immaginato. Un reclutamento di ricercatori (anche attraverso piani straordinari sostenuti dalla CRUI che Manfredi ha presieduto e varati dal Governo) mai visto nella storia dell’Ateneo. A questo si aggiunge un numero impressionante di opportunità di progressione di carriera sia per la II che per la I fascia. È stato inoltre realizzato un grande reclutamento di docenti e ricercatori esterni all’Ateneo e di chiamate dirette di vincitori di grant internazionali o di docenti impegnati all’estero attraverso il programma di rientro dei cervelli, che ha contribuito alla rivitalizzazione culturale dell’Ateneo. Il tutto realizzato mantenendo un equilibrio tra i 26 Dipartimenti dell’Ateneo. Sono stati anche deliberati importanti investimenti strutturali per la manutenzione degli edifici, il riequilibrio delle spese per il personale che, unito ai risultati eccellenti delle valutazioni scientifiche, ha consentito di accrescere il Fondo di Finanziamento Ordinario che è la principale fonte di finanziamento dell’Ateneo. E c’è anche qualche primato della Federico II: siamo l’Ateneo italiano che ha effettuato il reclutamento di maggior qualità scientifica secondo le valutazioni nazionali”.
Come vede la sfida per il prossimo Rettore?
“Io guardo con grande fiducia al futuro dell’Ateneo. I sei anni di rettorato di Manfredi hanno tracciato un chiaro modello di come l’Ateneo possa crescere nel rispetto della qualità e meritocrazia, ma con un occhio attento ai conti. Ancor più, hanno dato fiducia e consapevolezza delle proprie possibilità di crescita ai ricercatori, ai docenti e al personale”.
Sarà facile sostituire il Rettore Manfredi?
“Non credo che un nuovo Rettore debba gareggiare con il precedente. Esiste una ‘biodiversità’ individuale senza la quale l’evoluzione culturale dell’Universitas si arresterebbe. Il Rettore deve portare idee nuove, sapersi confrontare con i colleghi ed impegnarsi per portarle avanti. Ma, soprattutto, deve essere competente sui meccanismi di funzionamento e di gestione di un grande Ateneo”.
Lei come è orientato nella sua scelta?
“Io ho le idee chiare perché conosco bene entrambi i candidati, le loro idee, la loro storia e quindi ho potuto maturare consapevolmente la mia decisione. Semmai, ho impiegato un po’ di tempo a enucleare ogni componente affettiva e personale da una scelta che deve essere mirata solo agli obiettivi e alle possibili ricadute sull’intera comunità accademica, senza privilegiare singole Scuole, Dipartimenti o aree. Molti colleghi, in queste settimane, stanno maturando la loro scelta che sarà sicuramente ponderata e consapevole. Ma soprattutto sarà una scelta individuale, in virtù della biodiversità di idee e di cultura propria di una comunità accademica. Contrariamente a quello che hanno scritto i giornali già prima di Natale, non mi risulta che ci siano ‘orientamenti’ o ‘compattamenti’ di Scuole, di Dipartimenti, di aree, precostituiti. E sicuramente ci sono ancora tanti indecisi. Vivo questo confronto con serenità perché entrambi i candidati sono personalità di grande valore umano e accademico. E non mi aspetto che un Rettore possa sfavorire un’area o un settore rispetto ad altri. Senza una crescita globale e contestuale di tutti, l’Universitas (che in latino significa ‘insieme’ di cose e persone – spero che l’attuale Rettore non mi bacchetti) andrebbe indietro”.
Ha notizia che ci siano state pressioni o forzature sulle scelte da parte di uno dei due schieramenti?
“Ho sentito anch’io qualche riverbero di queste storie, ma non ci credo. Nessun candidato potrebbe mai tentare di ottenere un consenso con la forza. Sarebbe controproducente. Addirittura, qualche sigla sindacale ha adombrato il sospetto di minacce agli elettori. Io ho una grande fiducia nei miei colleghi, anche i più giovani, e sono certo che nessuno di loro potrebbe fare una scelta ‘forzata’. In fondo, il segreto dell’urna è una garanzia per tutti”.
Ci sono stati o ci sono interventi ‘esterni’ sull’elettorato, per esempio dal mondo della politica?
“L’Ateneo Federico II, oltre a essere un grande laboratorio di cultura, è una grande azienda, con un bilancio a molti zeri, oltre 5.000 dipendenti e oltre 70.000 studenti. Quindi, non c’è dubbio che attragga il forte interesse della politica e dell’imprenditoria. Ma il mondo esterno non deve entrare nelle scelte accademiche”.
Fabrizio Geremicca
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