Cringoli: “siamo due realtà costituite da docenti che vivono l’Università, non la usano”

Nel suo studio si fanno notare un grosso corno rosso scacciaguai al centro della scrivania, le riproduzioni in formato maxi di alcuni dei parassiti ai quali dedica le sue ricerche, un poster con i volti di alcune delle persone che sono venute a Napoli per Flotac, la ricerca che ha permesso di brevettare dispositivi all’avanguardia di diagnosi dei parassiti che sono distribuiti in tutto il mondo e sono stati brevettati dal gruppo di studiosi che fa riferimento a lui. Il prof. Giuseppe Cringoli, Ordinario di Parassitologia e Malattie Parassitarie a Veterinaria, riceve il cronista di Ateneapoli nel Dipartimento di Veterinaria per parlare della sua recente elezione alla Presidenza della Scuola delle Scienze della Vita, alla quale fanno capo i Dipartimenti di Agraria e Veterinaria.
Come è nata la sua candidatura?
“Da quando la Scuola è stata istituita, noi e gli amici di Agraria abbiamo sempre applicato il principio dell’alternanza. Dopo il professore Francesco Villani, dunque, che insegna ad Agraria, era il turno di Veterinaria. Poiché io sono stato già Vicepresidente della Scuola, è parso naturale che mi fosse affidato questo incarico. Io ho accettato naturalmente con entusiasmo, ma ho chiarito un concetto al quale tengo moltissimo”.
Quale?
“Le scelte saranno sempre il frutto di un confronto e di una gestione collegiale. C’è bisogno del contributo di tutti ed io non mi considero certamente un uomo solo al comando. Dal confronto, dalla collaborazione, dal senso di appartenenza di tutti potranno scaturire idee e proposte. La squadra è costituita da ventisei colleghi che fanno parte del Consiglio della Scuola e tutti lavoreranno con me su un piano di parità. Il Presidente è un cestino che raccoglie i bigliettini con i suggerimenti, le idee, le proposte e cerca di dare corso almeno ad alcuni spunti che riceve”.
La Scuola vive “se si afferma una identità”
Quali saranno i primi passi da compiere durante il suo mandato?
“Per ora faremo una festa. Sembra una sciocchezza, ma ci tengo molto. La Scuola vive se si afferma una identità, un senso di appartenenza. Avevo chiesto al professore Arturo De Vivo, Rettore facente funzioni, se il giorno del decreto di nomina avrei potuto andare in rettorato con i colleghi del Consiglio della Scuola, tutti in toga, per solennizzare l’evento. Mi sarebbe piaciuto che stessimo lì in piedi davanti al Rettore mentre lui leggeva il decreto di nomina. De Vivo mi ha detto che per ora non è possibile, ma che in futuro potrebbe essere una bella idea. Nella stessa ottica ho anche in mente di proporre al nuovo Rettore, quando sarà eletto, alcune novità”.
Quali?
“Vorrei che tutte le Scuole dell’Ateneo Federico II avessero una sede di rappresentanza nell’edificio principale del Rettorato, al Corso Umberto. Mi piacerebbe che lì si svolgessero anche riunioni congiunte tra i rappresentanti delle diverse Scuole che non devono immaginarsi come mondi a sé, ma devono interagire nel miglior modo possibile”.
Torniamo al programma. Quali sono gli altri punti?
“Sicuramente la Scuola potenzierà le attività negli istituti scolastici, finalizzate a far conoscere a chi sta per diplomarsi due realtà di grande valore scientifico e tradizione come Agraria e Veterinaria. Contemporaneamente vorrei rafforzare le iniziative di sostegno, che già esistono e funzionano bene, destinate ai laureati per aiutarli ad entrare in contatto con le realtà lavorative. Ancora, mi piacerebbe che la Scuola riuscisse a promuovere forme di incentivazione e gratificazione per i tecnici e gli amministrativi che svolgono un lavoro insostituibile, prezioso, spesso oscuro. Non parlo tanto di soldi, ma di soddisfazioni morali. Per esempio, sarebbe bello se istituissimo ogni anno una giornata per premiare, anche simbolicamente, l’amministrativo che ha dato il miglior contributo alla risoluzione di un certo problema”.
Quali sono, secondo lei, i punti di forza della Scuola?
“Coesione ed affinità tra le varie componenti sono certamente elementi di forza. Veterinaria ed Agraria dialogano quasi naturalmente, sono realtà affini. Lo sono già nella collocazione, perché gli amici di Agraria lavorano in una Reggia e noi in un Monastero, due edifici che trasudano storia, arte, identità. Siamo due realtà costituite da docenti che vivono l’Università, non la usano. Gran parte sono a tempo pieno, trascorrono le proprie giornate tra aule, laboratori di ricerca”.
Fabrizio Geremicca
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