Dalla ‘donna camorrista’ alla ‘delinquenza giovanile’

Inserito nel ciclo di appuntamenti “Letteratura, cinema, musica e teatro per raccontare le mafie e la corruzione”, l’11 febbraio si è tenuto l’incontro con il regista Paolo Colangeli. L’aula Magna dell’Ateneo ha accolto un grande numero di studenti per presentare l’anteprima di un prodotto cinematografico: ‘Camorriste’, una serie Tv dedicata alle donne di camorra. Si tocca un tema molto delicato: la donna criminale, figura che si differenzia di città in città. Il focus, però, si incentra sulla camorrista napoletana diversa dalla criminale  calabrese e siciliana perché non segue la tradizione e i valori della famiglia d’origine, ma impara dalla strada, ricoprendo la figura di una donna determinata e appariscente. La presenza di donne nella camorra appare quasi come una forma di emancipazione, perché in questo contesto la donna è paragonata all’uomo e le si riconoscono caratteristiche che in genere non le appartengono, come l’essere violenta e spietata. A testimonianza di ciò, il regista Colangeli mostra al pubblico video che presentano vari tipi di donne camorriste e i loro corrispettivi personaggi trasposti nelle serie tv: da Pupetta Maresca, Scianel, Antonella Madonna, a Cristina Pinto. “Pupetta sembra un personaggio ottocentesco, presentata come una vittima dello Stato, uccide il marito per riportare l’amore nella famiglia; Scianel, conosciutissima in Gomorra, è una donna estrema che trasferisce fascino e sicurezza; Antonella Madonna ereditò il potere del marito e si mostrò molto più in gamba di lui; Cristina Pinto si ribellò alla camorra stessa”, commenta Colangeli. La donna camorrista viene inquadrata sotto ruoli diversi: indossa le vesti di un’imprenditrice, una regina, una killer. Ma è vero anche che queste donne spesso si pentono e cambiano vita per amore di se stesse e dei propri figli, come afferma la vera Antonella Madonna: “le mie figlie devono rimanere pulite e rispettate”; o come Cristina Pinto che ha deciso di uscire fuori dalla camorra “come una mosca bianca”. Insomma, queste donne, spinte dal bisogno di amore, vogliono sentirsi apprezzate e considerate, e una volta arrivate a questa consapevolezza cambiano vita. A questo punto dell’incontro, è stato introdotto un secondo tema collegabile al primo: la delinquenza giovanile, che vede i giovani di Napoli privati della loro infanzia e considerati solo uno strumento per aiutare la famiglia. E allora si è passata la parola a una serie di ospiti speciali, testimoni della lotta contro la delinquenza, che hanno offerto il proprio contributo per migliorare la città e salvarla dal degrado. “La situazione è cambiata rispetto al passato – afferma il magistrato Giuseppe Borrelli – Sono stato per un periodo in Calabria, ma quando sono tornato a Napoli mi sono accorto che le bande di giovani delinquenti hanno preso il sopravvento. Sono usate dal sistema criminale per i propri scopi fino a quando non servono più e vengono messe da parte. Oggi le organizzazioni criminali non operano più in prima persona ma per mano di terzi: i giovani, che ricevono la legittimazione di controllare il territorio”. Altra testimonianza è quella dell’economista Antonio Lucidi, fondatore della onlus ‘L’altra Napoli’, che attraverso il suo prezioso contributo ha apportato cambiamenti di crescita culturale. “In questa città c’è molto da fare e bisogna agire in trasparenza e correttezza. Alcuni dei progetti che sto portando avanti sono ‘Guida bene in Sanità’ e ‘La Casa di Vetro’ a Forcella che mirano a espandere la cultura anche ai più poveri, in quartieri dove regna una realtà difficile”, afferma Lucidi. Realtà che don Berselli ha vissuto personalmente: “per 16 anni nei Quartieri Spagnoli e poi a Forcella. Ho conosciuto tanti ragazzi bisognosi di aiuto che avevano imboccato una strada sbagliata. Ho notato negli anni che prima la camorra aveva il consenso popolare, oggi invece non ci sono più regole. Le baby gang che si sono formate non hanno una struttura e uccidono innocenti, bambini, chiunque si trovi al momento sbagliato nel posto sbagliato, quindi vanno contro il consenso del popolo, che in ogni caso osserva e giudica”, afferma. Alla fine dell’incontro il regista Colangeli porge il suo saluto a un gruppo di ragazzi in prima fila che vive la realtà di Forcella ma che nel tempo ha saputo prendere in mano la propria vita dedicandosi al teatro. Insieme a Salvatore Striano, ex detenuto che in carcere ha scoperto la bellezza grazie alla lettura di Shakespeare, stanno realizzando diversi video che riguardano l’omicidio di Annalisa Durante e l’uccisione di Emanuele Sibillo per trasmettere all’altro la cruda realtà del mondo della camorra ma allo stesso tempo la speranza che se c’è volontà si può sempre decidere di cambiare.
Francesca Corato
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