Crescente utilizzo di internet: gli studenti ne sono diventati protagonisti indiscussi nel 2020, quando cause di forza maggiore hanno imposto la necessità di studiare, ad ogni grado, attraverso uno schermo, confrontandosi con nuove strategie didattiche e nuovi metodi di studio. Spesso, però, a rimanere indietro sono state le regole, che pur esistono nel mondo del digitale. La netiquette che l’Oxford Dictionary definisce come “il complesso delle regole di comportamento volte a favorire il reciproco rispetto tra gli utenti”.
A dover fronteggiare le nuove sfide indotte dall’emergenza sanitaria sono stati tanto gli studenti quanto i docenti i quali, pur di continuare ad essere punto di riferimento, hanno scelto soluzioni che potessero accorciare una distanza fisica necessaria e obbligatoria, spesso a discapito di limiti e confini che il tradizionale rapporto docente-studente prevedeva e pretendeva. A seguito di considerazioni di questo tipo, alcuni professori avvertono la necessità di mettere in chiaro, tramite avvisi sugli spazi dedicati alle informazioni come la ‘pagina docente’, atteggiamenti sempre più frequenti che rischiano di diventare malsane abitudini. Una su tutte, lo fa ben presente sulla propria area avvisi, la prof.ssa Anna Masecchia, docente di Storia del Cinema presso il Dipartimento di Studi Umanistici, la prassi diffusa di sommergere il/la docente di email e messaggi privati sulle varie chat alla ricerca di informazioni che sono già presenti in ogni dettaglio sulla pagina del/la docente, posto dedicato proprio a questo fine. Come chiarisce la professoressa: “si presenta ormai un’affollata possibilità di comunicazione tramite i mezzi più svariati, dall’email alla chat di Teams fino ai messaggi su Facebook. Noi questi spazi li abbiamo concessi per sopperire alla distanza, all’impossibilità di vedersi di persona. Questa situazione, però, credo debba andare ridimensionata all’interno di un rapporto istituzionale come quello che intercorre tra noi docenti e gli studenti. Questo lo dico a seguito di messaggi non solo molto frequenti, ma anche per i toni utilizzati, per la costruzione in sé del messaggio. Non vuole assolutamente essere un rimprovero per i ragazzi, ma un chiarimento per un rispetto che io trovo necessario”. Sono certamente cambiati i tempi rispetto a quando il rapporto docente-studente si riduceva alla semplice presentazione in seduta d’esame, volto esclusivamente alla valutazione di una propria preparazione, ma rapporti più aperti, solidali e personali non devono scadere di qualità.
Sempre più studi di ambito linguistico stanno approfondendo le caratteristiche delle nuove comunicazioni digitali, di come cambi la costruzione di un testo scritto in base alla piattaforma utilizzata, che si tratti del commento su un forum o di un’email istituzionale, con lo scopo di educare i giovani ad una buona comunicazione. Gli studenti con cui ci si confronta sono sempre più nativi digitali, in un certo senso più abituati a vivere attraverso questi strumenti e proprio per questo meno attenti all’idea che esistano regole, buone maniere di comunicazione e di comportamento anche nel mondo digitale. Eppure non si tratta solo di una consapevolezza di tipologie diverse di rapporti che viene a mancare, continua la prof.ssa Masecchia, “la domanda che mi faccio è ‘se non sono educati ad essere autonomi adesso, come si comporteranno in un futuro mondo del lavoro? Come si confronteranno con rapporti ancora più marcatamente separati, come quello con il proprio capo?’. Per me si tratta di qualcosa di formativo, non di punitivo”. Tanti fattori alimentano l’utilizzo imperfetto degli strumenti tecnologici, a partire dal periodo che si sta vivendo, chiarisce la docente: “in questa situazione gli studenti vivono il caos, l’ansia, l’incertezza e in noi cercano conferme. Qui non si tratta di un loro essere sbagliati, penso davvero che i processi, anche comunicativi, vadano costruiti reciprocamente. Il problema è a priori, quando sin dalle scuole elementari, e lo dico per esperienza personale, sono abituati a non costruire una propria autonomia, ma ad avere tutto a portata di richiesta. Teams finisce per essere percepito come una finestra aperta con il docente H24, sette giorni su sette, e, nonostante questo, sembra di non comunicare niente bene. Mi metto in discussione io stessa come docente, non parlo soltanto dei ragazzi. Rispettare rapporti, spazi, tempi, però, resta fondamentale e mi preoccupa che lo studente questo possa non percepirlo, mettendo in discussione un intero sistema”.
A non semplificare una situazione di per sé complicata è anche il canale predisposto alle comunicazioni ufficiali delle varie università. Gli studenti, infatti, rivolgono sempre più di frequente ai propri docenti richieste, dubbi o informazioni che dovrebbero essere indirizzate alle segreterie e ai vari uffici amministrativi, più difficilmente raggiungibili. Dedicare una maggiore attenzione agli aggiornamenti delle informazioni sui siti ufficiali, aprire nuovi canali comunicativi e predisporre, ad esempio, una chat diretta con funzionari amministrativi potrebbe essere uno spunto per migliorare le comunicazioni istituzione-studente.
A dover fronteggiare le nuove sfide indotte dall’emergenza sanitaria sono stati tanto gli studenti quanto i docenti i quali, pur di continuare ad essere punto di riferimento, hanno scelto soluzioni che potessero accorciare una distanza fisica necessaria e obbligatoria, spesso a discapito di limiti e confini che il tradizionale rapporto docente-studente prevedeva e pretendeva. A seguito di considerazioni di questo tipo, alcuni professori avvertono la necessità di mettere in chiaro, tramite avvisi sugli spazi dedicati alle informazioni come la ‘pagina docente’, atteggiamenti sempre più frequenti che rischiano di diventare malsane abitudini. Una su tutte, lo fa ben presente sulla propria area avvisi, la prof.ssa Anna Masecchia, docente di Storia del Cinema presso il Dipartimento di Studi Umanistici, la prassi diffusa di sommergere il/la docente di email e messaggi privati sulle varie chat alla ricerca di informazioni che sono già presenti in ogni dettaglio sulla pagina del/la docente, posto dedicato proprio a questo fine. Come chiarisce la professoressa: “si presenta ormai un’affollata possibilità di comunicazione tramite i mezzi più svariati, dall’email alla chat di Teams fino ai messaggi su Facebook. Noi questi spazi li abbiamo concessi per sopperire alla distanza, all’impossibilità di vedersi di persona. Questa situazione, però, credo debba andare ridimensionata all’interno di un rapporto istituzionale come quello che intercorre tra noi docenti e gli studenti. Questo lo dico a seguito di messaggi non solo molto frequenti, ma anche per i toni utilizzati, per la costruzione in sé del messaggio. Non vuole assolutamente essere un rimprovero per i ragazzi, ma un chiarimento per un rispetto che io trovo necessario”. Sono certamente cambiati i tempi rispetto a quando il rapporto docente-studente si riduceva alla semplice presentazione in seduta d’esame, volto esclusivamente alla valutazione di una propria preparazione, ma rapporti più aperti, solidali e personali non devono scadere di qualità.
Sempre più studi di ambito linguistico stanno approfondendo le caratteristiche delle nuove comunicazioni digitali, di come cambi la costruzione di un testo scritto in base alla piattaforma utilizzata, che si tratti del commento su un forum o di un’email istituzionale, con lo scopo di educare i giovani ad una buona comunicazione. Gli studenti con cui ci si confronta sono sempre più nativi digitali, in un certo senso più abituati a vivere attraverso questi strumenti e proprio per questo meno attenti all’idea che esistano regole, buone maniere di comunicazione e di comportamento anche nel mondo digitale. Eppure non si tratta solo di una consapevolezza di tipologie diverse di rapporti che viene a mancare, continua la prof.ssa Masecchia, “la domanda che mi faccio è ‘se non sono educati ad essere autonomi adesso, come si comporteranno in un futuro mondo del lavoro? Come si confronteranno con rapporti ancora più marcatamente separati, come quello con il proprio capo?’. Per me si tratta di qualcosa di formativo, non di punitivo”. Tanti fattori alimentano l’utilizzo imperfetto degli strumenti tecnologici, a partire dal periodo che si sta vivendo, chiarisce la docente: “in questa situazione gli studenti vivono il caos, l’ansia, l’incertezza e in noi cercano conferme. Qui non si tratta di un loro essere sbagliati, penso davvero che i processi, anche comunicativi, vadano costruiti reciprocamente. Il problema è a priori, quando sin dalle scuole elementari, e lo dico per esperienza personale, sono abituati a non costruire una propria autonomia, ma ad avere tutto a portata di richiesta. Teams finisce per essere percepito come una finestra aperta con il docente H24, sette giorni su sette, e, nonostante questo, sembra di non comunicare niente bene. Mi metto in discussione io stessa come docente, non parlo soltanto dei ragazzi. Rispettare rapporti, spazi, tempi, però, resta fondamentale e mi preoccupa che lo studente questo possa non percepirlo, mettendo in discussione un intero sistema”.
A non semplificare una situazione di per sé complicata è anche il canale predisposto alle comunicazioni ufficiali delle varie università. Gli studenti, infatti, rivolgono sempre più di frequente ai propri docenti richieste, dubbi o informazioni che dovrebbero essere indirizzate alle segreterie e ai vari uffici amministrativi, più difficilmente raggiungibili. Dedicare una maggiore attenzione agli aggiornamenti delle informazioni sui siti ufficiali, aprire nuovi canali comunicativi e predisporre, ad esempio, una chat diretta con funzionari amministrativi potrebbe essere uno spunto per migliorare le comunicazioni istituzione-studente.
Agnese Salemi
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it