Gianluca Serra a Kabul con una Missione dell’U.E.

“Credo che, in qualsiasi campo, la passione sia il principale carburante per fare strada”. E’ quanto afferma Gianluca Serra, ventottenne, originario di Partinico, in provincia di Palermo, ma campano di adozione, visto che si è laureato presso l’Università Orientale, in Scienze internazionali e diplomatiche – indirizzo Relazioni internazionali – e ha continuato a studiare sempre in Campania, prima ad Ercolano dove ha frequentato il Master in Local Development di Stoà, e ora a S. Maria Capua Vetere per il Dottorato in Diritto pubblico interno e comunitario, presso la Seconda Università. Lo abbiamo intervistato mentre è a Kabul, in Afghanistan, tappa iniziale del suo Dottorato che, come molti dei dottorati del XXIII ciclo della Sun, aderisce ad un programma di internazionalizzazione e prevede anche periodi di studi all’estero. 
Da cosa scaturisce la scelta di continuare a studiare anche dopo una laurea, conseguita con il massimo dei voti (con una tesi in Diritto internazionale dell’economia sul tema della Responsabilità sociale delle imprese multinazionali, pubblicata anche sotto forma di articolo su Rivista delle Relazioni Industriali, edita da Giuffrè) e un Master? “La decisione di riprendere gli studi – risponde Gianluca – è maturata dopo oltre quattro anni di esperienza lavorativa nell’ambito della cooperazione industriale internazionale presso il Ministero dello Sviluppo Economico e della cooperazione allo sviluppo presso il Ministero degli Affari Esteri. Il desiderio di perfezionare il bagaglio di conoscenze, a tutto beneficio delle competenze acquisite sul campo, è stata una potente molla per intraprendere la sfida del concorso di dottorato”. Per inciso, “durante i quattro anni di esperienza ministeriale, non ho mai abbandonato gli studi. Mi sono interessato principalmente di ‘giustizia di transizione’, ovverosia dei meccanismi, soprattutto giudiziari, attraverso i quali le società lacerate da crisi umanitarie ‘fanno i conti’ col passato. Nell’ambito di questi studi, ho anche pubblicato un volume e diversi articoli per riviste specializzate, il tutto sotto la supervisione del prof. Giuseppe Cataldi, direttore del CNR-ISGI (Istituto di Studi Giuridici Internazionali), sezione di Napoli, che è stato anche il mio docente di Diritto internazionale, all’Università”. Perché proprio il Dottorato in Diritto pubblico interno e comunitario? “Perché la fama di questo dottorato, oltre dei docenti che vi gravitano attorno (in primis, il prof. Lorenzo Chieffi ), è certa e indiscussa”. 
Ora questa esperienza a Kabul. Di cosa si occupa, praticamente? “Resterò a Kabul almeno fino al 30 settembre di quest’anno, ospite della Missione dell’Unione Europea EUPOL Afghanistan, nel cui mandato rientra la riforma della polizia afghana secondo gli standard dello stato di diritto e nel rispetto dei diritti fondamentali. Quale occasione migliore se non quella di approfondire direttamente sul campo il tema oggetto del mio dottorato, ovvero l’azione esterna dell’UE per la promozione dei suoi valori fondanti, costituzionali si potrebbe dire, a livello interno (stato di diritto in primis)”. Una passione per lo studio che non si esaurisce mai. “Per passione – specifica Gianluca – intendo essenzialmente quattro cose: la curiosità per ciò che ci è ignoto, l’interesse a partecipare alla creazione di nuova ed utile conoscenza, l’ambizione e, infine, l’impegno. Perché lo studio è sacrificio, per intenderci notti passate sui libri… questo va detto”. E allora, basta la passione per andare avanti o c’è bisogno di qualcos’altro? “Per utilizzare una metafora informatica, potrei dire che la passione è il requisito ‘software’ per farsi strada. E’ sì condizione necessaria, ma non sufficiente. Ciò che occorre risiede nel clima familiare ed affettivo. Una famiglia che, quale che sia lo status socio-economico, sostiene ed incentiva chi ha passione per lo studio crea sicurezza e serenità, e lo stesso dicasi per gli affetti ‘acquisiti’ (il partner, gli amici…). Almeno per me è stato così”. 
Maddalena Esposito
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