Pieni di entusiasmo al momento dell’immatricolazione e sfiduciati a percorso compiuto. E’ così che appaiono i giovani laureati in Scienze Motorie, secondo i quali il mercato del lavoro non avrebbe ancora compreso l’importanza del loro ruolo. “Ho scelto Scienze Motorie, in quanto appassionato di sport, in particolare nuoto e canottaggio – spiega Pasquale Zolfo, 24 anni, iscritto al biennio specialistico in Prevenzione e Benessere e, attualmente, preparatore atletico – ma, una volta all’Università, lo sport è diventata l’ultima ruota del carro”. Al primo anno, “ho praticato tre attività – basket, pallavolo e calcio – ma le ore passate al Cus erano davvero poche. E’ stata una delusione”. Secondo Pasquale, “ci sono troppe materie teoriche, mentre nel mondo del lavoro occorrono conoscenze pratiche e tecniche. Per ovviare alle mie lacune, ho seguito specifici corsi del Coni a pagamento, come quello di Allenamento funzionale”. Pasquale, con il Preside Vito, sta lavorando, in questi giorni, alla stesura di un “codice delle palestre etiche”. “Vorremmo presentare un esposto alla Regione Campania perché ogni centro sportivo dovrebbe assumere, nel proprio staff, un laureato in Scienze Motorie, al fine di far comprendere il nostro ruolo e le competenze specifiche”. Carenti anche le strutture del Parthenope: “Non abbiamo un centro sportivo e non ci sono residenze universitarie per i fuori-sede o qualsiasi tipo di agevolazione economica da parte dell’Ateneo. Sono di Mondragone, ho dovuto prendere casa a Napoli, pagando un fitto elevato, per tutti gli anni di studio”. L’esiguità delle ore destinate alle attività pratiche è elemento di delusione anche per Antonio Mafelli, 24enne napoletano, iscritto al terzo anno: “Al primo anno ho praticato tre sport di squadra – calcio, basket e pallavolo – per diciotto ore complessive; al secondo le stesse ore per atletica, nuoto e ginnastica artistica. Mi aspettavo molta più pratica e, invece, mi sembrava di essere ritornato alle superiori, visto che studiavo un po’ di tutto: dalla Psicologia all’Economia aziendale fino alla Biologia”. Ad un solo esame dalla laurea, Farmacologia, Antonio pensa all’iscrizione al biennio specialistico presso un altro Ateneo. “La Facoltà è poco frequentata: dopo il primo mese si resta in pochissimi a seguire le lezioni, le attività extra-didattiche sono poche e c’è una scarsa comunicazione con la platea studentesca”. In tutta sincerità, “potendo ritornare indietro, sceglierei un’altra Università”.