Il sociologo: “una figura confusa, non delineata”

Non è una prospettiva allettante quella che emerge dal lavoro di Gabriella Punziano dal titolo ‘Essere  sociologi: rappresentazioni, percorsi, aspettative ed esiti occupazionali dei laureati di Napoli’.  La giovane laureata specialistica in Sociologia, che ha discusso la tesi il 22 ottobre, relatore la prof.ssa Enrica Ammaturo, ha portato avanti per otto mesi la ricerca sulle prospettive occupazionali dei laureati in Sociologia di Napoli. L’indagine si è sviluppata su quattro settori che hanno portato a delineare una immagine molto chiara del futuro di questa figura professionale.
“Ho scelto di occuparmi di questo argomento perché penso che sia normale chiedersi cosa si farà da grande e quale futuro ci aspetta. E’ stato un lavoro molto duro e faticoso anche perché non è stato facile trovare i contatti, prendere appuntamenti per somministrare il questionario da me preparato, rintracciare i laureati, per poi svolgere tutto il lavoro di analisi dei risultati”, racconta.
Il questionario, articolato in 182 domande, è stato sottoposto ad un campione misto di 120 studenti, di cui 70 laureati da massimo due anni, a 35 persone non affini al settore sociologico, quindi gente comune, a 15 docenti e a 15 rappresentanti del mondo del lavoro.
Il lavoro svolto dalla Punziano, infatti, non si riferisce strettamente ai laureati o agli studenti di Sociologia, ma si sviluppa su quattro campi di analisi, per tracciare un quadro più completo dell’intero sistema. “Un primo livello di analisi è stato quello della rappresentazione sociale, perché l’ipotesi di base -spiega- era quella di posizionare la figura del sociologo nell’immaginario comune e verificarne i riscontri nel mercato; un secondo piano è stato quello dell’analisi di rete, sui percorsi occupazionali; il terzo si è basato sull’analisi multivariata della descrizione del campione d’indagine, perché anche la figura dello studente di Sociologia è cambiata negli ultimi anni; il terzo ha indagato sull’effettivo inserimento del campione di laureati presi in esame”.
Uno dei risultati più interessanti che emerge dal lavoro della neo dottoressa è la mancata identificazione tra la figura accademica del sociologo e quella recepita dalla gente comune e dal mercato del lavoro. “C’è un’incongruenza perché l’immagine del sociologo non viene recepita dalla società per quella che è: resta una figura confusa, non delineata. Gli esponenti del mondo del lavoro, ad esempio, nel delineare la figura professionale di cui avevano bisogno, elencavano tutte le competenze e le caratteristiche proprie del sociologo, ma non identificavano questa figura col nome di sociologo”. Insomma, per il mondo del lavoro quella del sociologo è una figura estranea, di cui non si conoscono le competenze, anche se è proprio quella che si sta cercando: non si associa il nome alla figura professionale. “Questo comporta tutta una serie di problemi di inserimento perché non esistono richieste per il profilo professionale specifico. E la cosa più allarmante è che nelle stesse famiglie degli studenti di Sociologia, molti non sanno bene il sociologo ‘cosa fa’!”. Punziano ritiene che la causa sia da addebitare “ad un deficit di comunicazione del mondo accademico” come ad una scarsa “specializzazione dei percorsi universitari che formano figure poco rispondenti alle esigenze reali del mercato”. Da qui deriva il secondo dato significativo emerso dall’indagine, cioè uno scompenso dal punto di vista dell’inserimento occupazionale: solo due laureati (uno solo a Napoli), sul campione dei 70 intervistati, svolgono l’attività di sociologo. Accanto ai ‘Occupati in maniera coerente’, nella tesi ha individuato altre quattro categorie di laureati: gli ‘Intrappolati’ (sono 32) che svolgono lavori per eredità familiare, come attività familiari, negozi, studi, etc.. e che si sono iscritti a Sociologia solo per conseguire un titolo di studi universitario; gli ‘Incoerenti’ (8 intervistati) che hanno, cioè, trovato un’occupazione stabile ma non inerente con il proprio percorso di studi; gli ‘Inoccupati’ (15) che sono in cerca di occupazione attraverso due reti, una accademica -colleghi o docenti- ed un’altra che passa attraverso contatti informali per lavori ‘non coerenti’; la restante parte del campione (13 unità), è costituita da ‘Vicini al campo sociologico ma in percorso’, cioè da chi sta seguendo Master, dottorati, stage o tirocini.
“Io sono molto vicina all’ultima categoria- conclude scherzando Gabriella- perché mi sto preparando al concorso per il dottorato!”.
 Valentina Orellana  
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