Il tirocinio: un’occasione più che un obbligo perché è “una forma di investimento nel futuro”

Sei mesi a Vienna, nello studio di architettura di Elsa Prochazka, dove ha collaborato alla progettazione nell’ambito di due concorsi internazionali: uno per un centro informativo nel Bundestag, il Parlamento tedesco, ed uno per il restauro della sede della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli. È l’esperienza di Salvatore Noviello, 26 anni ad aprile, che sta per laurearsi in Architettura Magistrale. Uno dei non molti studenti i quali hanno avuto l’opportunità di trascorrere all’estero il proprio periodo di tirocinio, obbligatorio al quarto anno per la Laurea Magistrale ed al terzo anno per quella di primo livello. Sono pochi non perché questa esperienza non interessi ai ragazzi, ma perché, ad oggi, le opportunità sono piuttosto limitate e gli accordi tra il Dipartimento e gli studi professionali europei non sono molto numerosi. “Sono partito nel gennaio 2016 – racconta Salvatore – grazie ad una borsa di studio nell’ambito del programma di scambio Erasmus Placement. C’erano due possibilità: Siviglia o Vienna. È andata bene perché sono stato selezionato per la capitale austriaca. Ho terminato l’attività di tirocinio nei primi giorni di luglio”. Ricorda: “Ero lì con un altro coetaneo ed i primi giorni furono stupefacenti, davvero incredibili. L’architetto Prochazka ci chiese di illustrarle quali lavori e quali esperienze avessimo vissuto in Ateneo. Si confrontava con noi come se fossimo suoi giovani colleghi. Parlare con una come lei di architettura è stata una esperienza fantastica”. Nel complesso, sottolinea, il bilancio dei sei mesi trascorsi a Vienna è estremamente positivo: “Mi ha aiutato molto a crescere dal punto di vista personale. Ho imparato a parlare in pubblico, ho messo alla prova le mie competenze teoriche lavorando in gruppo con architetti di prima scelta su casi concreti, ho appreso il tedesco. Vivevo, infatti, in una casa di una famiglia tedesca. Avevo la mia stanza in affitto, ma condividevamo tutti gli altri spazi dell’appartamento. Spesso pranzavo o cenavo con loro”. Prosegue: “Alla luce di quello che ho vissuto, suggerirei a tutti di svolgere il tirocinio all’estero. Sono sei mesi fondamentali per la propria formazione e non è una buona soluzione quella di cercare la scorciatoia, la via più comoda. Meglio provare ad investire per trarre il massimo”. Aggiunge: “Va anche detto che, purtroppo, attualmente le opportunità sono poche. Bisognerebbe che il Dipartimento si attivasse per mettere in piedi un numero di accordi maggiore di quanto sia ora, in modo da garantire ai tirocinanti un
ventaglio di possibilità ben più ampio. Sarebbe anche utile, ma non credo che questo dipenda dal Dipartimento, che si offrisse un sostegno economico maggiore di quello che attualmente è previsto. La mia era una borsa da 500 euro, perchè Vienna è nella fascia delle città nelle quali la vita costa di più, e riuscivo appena a pagare l’affitto, che era di 460 euro. Ci sono, poi, borse da 280 e da 360 euro per le città considerate meno care. In ogni caso, senza un sostegno della famiglia non ce la si fa a mantenersi”. Dice ancora Noviello: “Servirebbe una presenza un po’ più attiva dei referenti. Per esempio, per me sarebbe stato bello, mentre ero a Vienna, lavorare con la sede di Architettura di Napoli su progetti comuni”.
Tre tipologie di tirocinio
Di tirocini si è discusso ad Architettura il 29 maggio, nell’ambito di un incontro organizzato in via Forno Vecchio, al quale hanno preso parte, tra gli altri, il professore Mario Losasso, Direttore del Dipartimento, Ambrogio Prezioso, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Carmine Piscopo, Assessore della Giunta de Magistris e docente ad Architettura. Sono tre, attualmente, le tipologie di tirocinio previste: presso enti e pubbliche amministrazioni, per esempio nelle Soprintendenze; presso studi professionali ed aziende; nell’ambito del Dipartimento. Quest’ultimo è il tirocinio intra moenia. “L’obiettivo che ci proponiamo, e sul quale abbiamo ragionato il 29 maggio, per ipotizzare strategie e iniziative – racconta il prof. Renato Capozzi – è di proporre una offerta più articolata, pur tenendo presente che non siamo una scuola di formazione”. Relativamente alle tipologie, quantifica: “Oggi il 40% dei tirocini si svolge presso enti, dai Comuni alle Soprintendenze. Un altro quaranta per cento presso studi professionali, anche in virtù dellacircostanza che l’Ateneo ha stipulato una  convenzione quadro con gli Ordini degli Architetti di Napoli ed Avellino. Poi ci sono le aziende del settore edilizio, ed infatti l’ingegnere Prezioso ha fatto un quadro dello sviluppo delle imprese legate alle costruzioni”. Quanto ai tirocini in Dipartimento, avverte: “Anche in questo caso l’attività deve essere svolta all’esterno. I ragazzi si impegnano su progetti – per esempio quello che impegna Architettura per il recupero dell’ex Ospedale Militare – che coinvolgono l’Ateneo. Il tirocinio interno, infatti, non è e non deve essere un ulteriore pezzo della didattica”. Ricorda Capozzi: “Fino a quattro anni fa, erano tutti interni,
poi abbiamo aperto all’esterno. Il 29 maggio abbiamo voluto dare un quadro delle possibilità. Una delle idee è che quelli intra moenia abbiano carattere
intensivo, molto compattato. Una modalità secca ed interessante”. Circa la richiesta degli studenti che il Dipartimento incrementi le opportunità di tirocinio  all’estero, dice: “Molto dipenderà dalla possibilità di raccordarsi con accordi di cooperazione, anche tramite l’Erasmus Placement”. Invita, in ogni caso, ragazze e ragazzi che frequentano Architettura a proporre essi stessi accordi. “Ci aspettiamo da parte loro – sottolinea – una certa iniziativa, perché se un allievo trova uno studio professionale che sta fuori dagli accordi e ce lo propone, noi siamo ben felici di ampliare l’offerta includendolo nella lista delle possibili mete”. Aggiunge un consiglio non dissimile da quello di Noviello, il ragazzo che ha trascorso sei mesi a Vienna: “Lo studente dovrebbe cogliere tirocinio come occasione piuttosto che come obbligo. Deve essere un modo per costruire relazioni, avere a che fare con imprese ed enti pubblici, sperimentare quali sono le sue predilezioni ed attitudini per poi sviluppare magari la tesi. Invece, alcune volte lo studio professionale prescelto non sempre è a questo livello, si preferisce la soluzione sotto casa. Ampliare il campo delle scelte e, contemporaneamente, fare capire agli allievi che i tirocini
sono una forma di investimento nel futuro è la nostra ambizione”.
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