“Questa non è una riforma, è un tentativo di chiudere l’Università”

Il giorno successivo all’approvazione della legge da parte dal Parlamento, lo scorso 30 ottobre, gli studenti e i professori de L’Orientale si sono riuniti in Assemblea. L’Aula Matteo Ripa di Palazzo Giusso, una delle sedi occupate, ormai considerata da molti il simbolo della protesta di tutti gli studenti partenopei, non riusciva a contenere l’enorme afflusso dei partecipanti. Molti degli studenti e dei docenti presenti non hanno potuto fare altro se non seguire la discussione fuori dall’aula e nei corridoi, nonostante ci si aspettasse un’adesione più ridotta, considerato che l’evento coincideva con la manifestazione nazionale dei sindacati della scuola a Roma. 
“Siamo felici di riscontare una presenza massiccia, nonostante molti di noi si trovino in questo momento a Roma – ha detto Dario, uno dei rappresentanti degli studenti – La maggior parte dei docenti ci appoggia. Per questo, sono state possibili delle belle manifestazioni come quelle di alcuni giorni fa: ci siamo messi a fare lezione per strada, in via Mezzocannone. Abbiamo occupato la strada per far vedere non solo come l’Università sia aperta a tutti, ma si occupi anche di tutta una serie di questioni che vengono poste”.
“Essendo tra i promotori dell’Assemblea, tengo a precisare che noi docenti non possiamo che sentirci in sintonia con la mobilitazione generale”. Questo è quanto ha dichiarato il prof. Augusto Guarino, Preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. “Siamo lontani dall’idea di trasformazione dell’Università, così come siamo assolutamente contro i provvedimenti presi in merito ai tagli dei fondi. Anche perché fino ad ora siamo stati già più che penalizzati in questo senso. Ciò che fino a questo momento è mancato in questo Ateneo non sono state le prese di posizione ufficiali degli organi accademici, ma la voce del corpo docente. Questa non è una riforma, è un tentativo di chiudere l’Università. In questi giorni sulla stampa si è continuato a sputare sull’Università pubblica, ma non si è detto una parola in merito al livello di qualità delle Università private del nostro Paese. E’ inutile illudersi sul fatto che in Italia ci sarà il modello universitario nordamericano, perché l’attuale sistema somiglia di più a quello sudamericano”.
“Bisogna che si facciano delle proposte concrete per uscire da questa situazione – ha detto Maria, studentessa di Lingue – Partendo dalla nostra esperienza di studenti, dobbiamo proporre i nostri progetti per cambiare l’Università, per farla diventare come vorremmo. Per fare questo, però, abbiamo bisogno di forze. Quindi, innanzitutto raccogliere delle firme e poi coinvolgere anche le altre Università, in modo che non si possa più dire che gli studenti manifestano senza cognizione di causa, solo perché sono strumentalizzati”.
Secondo il prof. Agostino Cilardo, Preside della Facoltà di Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo: “L’Orientale si trova attualmente sotto un attacco mediatico micidiale. Andare contro una tradizione di studi come la nostra vuol dire non accettare l’idea dell’altro”. 
Silvestri: “dalla 
protesta alla proposta”
Anche il prof. Domenico Silvestri ha espresso con forza il proprio parere contrario al decreto Gelmini: “La protesta è legittima, a patto però che diventi proposta. Per essere propositivi, è necessario che ognuno di noi faccia un esame di coscienza. Continuare a svolgere le attività didattiche è fondamentale, perché restare chiusi in un atteggiamento di protesta e di occupazione rischia di essere l’emblema di chi non riesce a fare altro che chiudersi all’interno delle proprie antiche mura”. Di parere decisamente contrario a quello di chi difende il proseguimento delle attività didattiche, una delle dottorande de L’Orientale, Antonella, che si è fatta portavoce di una categoria bistrattata: “Anche noi dottorandi stiamo facendo esperienza, nel nostro piccolo, di ciò che vuol dire insegnare. Posso dire con rammarico che molti degli studenti che vengono a seguire le lezioni sembra debbano solo marcare un cartellino. E questo perché qualcuno ha detto loro che un certo numero di ore di lezione corrisponde a dei crediti formativi. Non è in questo modo che si formano delle coscienze critiche”. Dello stesso avviso Salvatore, il quale ha precisato che la passione per ciò che si studia rende possibile la realizzazione dei propri obiettivi: “Il punto, adesso, è questo: come salvaguardare questa passione se i presupposti sono questi? Credo si debba abbandonare il luogo comune, secondo cui gli studenti non sanno quello che sta succedendo. Le Assemblee che si tengono in questi giorni sono la dimostrazione di una crescita politica tangibile”.
Sono state dure le parole del prof. Pietro Masina contro la legge e il Ministro Gelmini: “Il prossimo appuntamento è la Legge Finanziaria fra due mesi, credo che ci si debba organizzare in vista di quella data. Siamo tutti colpiti dal provvedimento e tutti insieme dobbiamo combatterlo impegnandoci”. 
Ci sono state opinioni molto discordanti nel corso della lunga Assemblea alla quale, comunque, hanno partecipato in tanti, rimanendo fino alla fine. Alcuni studenti, come Roberto, hanno sostenuto tesi differenti in merito all’occupazione: “Bisognava occupare Palazzo du Mesnil, ossia la sede del Rettorato in via Chiatamone. Due sono, infatti, i nemici da combattere: Governo e sprechi. Berlusconi sbaglia nel voler tagliare in maniera indiscriminata, i Rettori devono tuttavia assumersi la propria parte di responsabilità. Altrimenti saremo costretti ad occupare i palazzi del potere, proprio come ai tempi della rivoluzione francese”.
Anna Maria Possidente
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