La numero uno di Medicina e Chirurgia in lingua inglese prepara le valigie per Boston, destinazione Harvard Medical School. Maria Pia Boccellino è una delle vincitrici federiciane delle borse di studio (circa 3mila euro l’una) messe a disposizione dalla Fondazione americana Giovanni Armenise-Harvard Foundation. 22 anni, è stata la prima iscritta all’allora esordiente Corso di Laurea, oggi frequenta il quinto anno e può tirare le somme di quella scelta: “sono molto soddisfatta. Ho potuto vivere opportunità che hanno confermato le mie idee iniziali”. Due le esperienze oltre confine all’attivo. Una in Spagna, al terzo anno, presso il CNIC (Spanish National Cardiovascular Research Centre) di Madrid che si occupa di malattie cardiovascolari. L’anno scorso, invece, è approdata in terra svedese per un’esperienza clinica. A Boston si occuperà di ricerca, “una passione maturata gradualmente nel tempo”. Reazioni post vittoria: “felice e molto soddisfatta”. E un po’ di “incredulità perché la selezione è stata particolarmente competitiva” tra invio di curriculum, lettere motivazionali e referenze da parte di due docenti, intervista via Skype con tutto il team di Boston durante la quale “ho mostrato passione e motivazione per il tema che andrò ad affrontare”. Focus di ricerca sarà il campo dell’immunoterapia, in particolare la terapia cellulare tramite le cellule Car-T: “spero di tornare qui arricchita personalmente e magari di fare da ponte tra Boston e la mia Università”. Partenza per gli Stati Uniti il 29 giugno, rientro il 28 agosto. Due mesi intensi che in parte coincidono con la sessione estiva di esami: “cercherò di concentrare quanti più esami possibile negli appelli di giugno, poi riserverò gli altri tra settembre e ottobre”. Negli Usa la Federico II sarà rappresentata da una studentessa giovane, al passo con gli esami e con una media voto superiore al 29: “non sono l’unica del mio Corso di Laurea in questa condizione. Ho colleghi bravi che mi spronano tantissimo, un aspetto fondamentale in un percorso difficile, pieno di ostacoli, con tanti momenti in cui credi di non farcela”. Ambizione per il futuro: “lavorare in un contesto stimolante senza troppi ostacoli tecnici e strutturali. In Svezia ho capito quanto un ambiente confortevole possa fare la differenza”. Con lei partirà Stefano Iavarone, 24 anni, al sesto di Medicina e Chirurgia in italiano con ambizioni da ricercatore e professore universitario: “mi interessa la carriera accademica e questa è una grandissima opportunità. Per imparare e arricchire il curriculum, cosa vuoi di più che andare ad Harvard?”. L’auspicio è tornare a Napoli con “dei contatti e con la consapevolezza di aver appreso delle cose in più nel campo dell’elettrofisiologia, nel quale mi sto formando. Al rientro vorrei sapere di più, saper fare di più e saper pensare meglio”. Punti di forza in fase di colloquio: “ho la media del 27,5. Sapevo che di solito la media degli ammessi è del 29, quindi dovevo compensare la differenza con gli altri candidati”. Nella prima fase “ho cercato di valorizzare ogni esperienza vissuta: le lezioni private, che mi hanno insegnato a spiegare gli argomenti in modo chiaro; la musica, suono la batteria; la recitazione, che mi ha insegnato la serietà verso i colleghi e il lavoro di squadra. Ho citato l’Erasmus (5 mesi in Finlandia) e gli internati in Oncologia, momenti che mi hanno aiutato a essere indipendente nel lavoro e a chiedere in caso di dubbi. Poi ci sono state le lettere di referenze dei professori che mi hanno presentato con entusiasmo”. Per il colloquio a distanza “ho studiato tutte le pubblicazioni dei loro laboratori”, così “ho risposto in modo pratico, sostanziato e a quanto pare convincente. È stato importante farmi trovare pronto a domande impreviste. L’approccio critico ha giocato un ruolo fondamentale”. Sogno per il futuro: “il dottorato in un centro prestigioso, dove chi è bravissimo ti insegna a diventare bravissimo”.
Ciro Baldini