Sul tavolo da ping pong la pallina che viaggia da una metà campo all’altra scandisce il quarto d’ora di svago del dopopranzo. Cosenza contro Potenza è l’amichevole che precede lo studio di due giovani fuorisede. Di qua e di là, in mezzo una rete. La tranquillità o l’ansia sono questioni di barriere e di centimetri. In una stanza c’è la metafora di un luogo. Di un “qua” rappresentato dalla residenza dell’Università Parthenope, ben tenuta, efficiente, calda, con la radio che, in filodiffusione, restituisce ai presenti la musica del momento. Giornali nelle sale comuni passano di mano in mano. I corridoi, a lungo deserti, sono popolati alle 13 dai superstiti che, non avendo lezione, si ritrovano a mensa con i coinquilini. Oltre quelle mura chiare e pulite, c’è il là. Quello più vicino, che ospita gli scheletri un po’ diroccati e un po’ nostalgici di tutto ciò che un tempo fu la Manifattura Tabacchi. Più lontano, poi, c’è il mondo al di fuori del cancello, che parte da via Galileo Ferraris 237 e porta, in circa 30 minuti di cammino, in Piazza Garibaldi. Una babele commerciale e umana. In qualche chilometro si incontrano ricchezza e povertà, il burocratese di tanti uffici e l’italiano stentato, a volte degli immigrati, a volte no. Code di auto in fila nel traffico sono sorpassate ai lati da suole consumate. In quel corpo cittadino c’è un cuore pulsante che batte, che unisce cervelli e crea amicizie. Una residenza che, a dispetto della giovane età, circa tre anni, è cambiata. Basta chiederlo a uno dei veterani, il siciliano Leonardo Azzarelli, al terzo anno di Scienze nautiche e aeronautiche alla Parthenope che, con orgoglio, dice: “l’ho aperta io!”. Ne racconta la crescita: “il primo anno si stava benissimo. Il secondo è stato traumatico. Non funzionava niente. La mensa era bloccata e siamo rimasti senza pasti per sei mesi, dato che la residenza è senza cucine”. Poi, la svolta, datata “marzo 2014. Ci hanno dato la palestra, che è bellissima, la mensa, con dei cuochi stupendi e pasti che costano massimo tre euro. Il servizio internet, che è stato ristabilito, anche se è un po’ lento. Il servizio lavanderia è gratuito, ti danno la biancheria, fanno le pulizie delle camere una volta a settimana. Insomma, dobbiamo solo studiare. Si sta da Dio”.
Si dimentica che
“noi viviamo
qui pure nel
fine settimana”
“noi viviamo
qui pure nel
fine settimana”
Sempre dalla Sicilia, sponda Isole Eolie, arriva un altro dei veterani, Gianluigi Cisco, studente di Economia e Finanza, che conferma: “inizialmente c’erano solo i servizi di base, si dormiva e si mangiava. Adesso è migliorata sotto tutti i punti di vista”. Una pecca: “il collegamento verso il centro può migliorare. La direzione forse ha dimenticato che noi viviamo qui pure nel fine settimana. È vero che il nostro compito è studiare, ma farlo non significa solo andare all’università. Se hanno previsto una navetta, vuol dire che c’è un problema, e noi lo viviamo anche nel weekend, soprattutto di sera tardi”. Vive lì da due anni Cosimo Toma, specializzando in Alimentazione animale dopo la laurea in Veterinaria. Si sofferma su un aspetto: “è cambiato il servizio mensa. Prima era catering, adesso è stata attivata la mensa. È cambiata la qualità del cibo e soprattutto i pasti ora sono sempre caldi. Il menù è più vicino a quello di casa. L’anno scorso, invece, in due mesi ho messo su circa dieci chili”. Sedersi a tavola è un piacere. Merito della cuoca Giuseppina Stanchi che parla di “figli miei che cerco sempre di accontentare. I ragazzi hanno un menù che varia ogni giorno, ma, se c’è qualcosa che non piace, cerco di andare incontro alle loro esigenze”. Insomma, non cucinerà tagliatelle, ma in cucina la signora Pina, come la chiamano i giovani commensali, pare non abbia niente da invidiare all’omonima nonna della celebre canzoncina dello Zecchino d’Oro: “merito dell’azienda E.P. Spa che ringrazio perché mi mette sempre a disposizione materie prime controllate e di qualità. Poi c’è l’aiuto del dottor Accettullo che tratta la struttura come una sua creatura e cerca sempre di risolvere qualsiasi problematica”. Vale la pena trasferirsi lì? Risponde Vito Filadelfia da Potenza, matricola in Archeologia a L’Orientale: “dipende da come vuoi impostare la tua vita universitaria. Se vuoi studiare e basta, allora non esiste un posto migliore di questo. Ti mette a tuo agio ovunque”. Per il lavoro sui libri c’è un’ampia scelta. Alla propria camera, infatti, si affianca l’aula studio e, a breve, una nuova biblioteca. Il problema è lo svago, come conferma Massimo, studente di Lingue a L’Orientale: “non usciamo la sera. Se sono solo, già verso le sette ho un po’ di soggezione a spostarmi. In gruppo no, è tutto tranquillo”. Per divertirsi ci si attrezza come si può all’interno della struttura. Lo spiega un’altra linguista, Stella Pugliese: “non si è mai soli. Ci divertiamo con qualsiasi cosa. Di solito Risiko, Karaoke e balli di gruppo. C’è pure la rete di pallavolo nella seconda autorimessa per fare una partita”. Accanto a lei Fabiana Di Ciaccio, studentessa di Scienze nautiche e aeronautiche e tutor di ONAOSI, organizzazione ospitata dalla residenza. Il suo bilancio è positivo. Evidenzia un neo: “internet. Il sistema non supporta il numero di ragazzi nell’edificio. Se siamo in 50 connessi, perfino caricare Google diventa difficile”. Pollice verso l’alto anche per i reduci della residenza De Amicis, recentemente chiusa per ragioni di sicurezza. Parla di “bilancio positivissimo” Pasqualina Viscido, salernitana iscritta al secondo anno di Tecnologie delle produzioni animali a Veterinaria: “è tutto un altro ambiente. Lì c’era un degrado totale e mancavano regole. Qui c’è un controllo maggiore. Sono soddisfattissima. Inoltre, per chi studia al Policlinico è stata messa a disposizione una navetta”. Ha condiviso lo stesso percorso Azzurra Pepe, terzo anno di Giurisprudenza alla Federico II: “avevo paura per il luogo. Siamo venuti a luglio di persona. Il primo impatto è stato brutto. Ma poi mi sono ambientata. Vivere qua significa sicuramente vedere la realizzazione del diritto allo studio”. Prosegue: “la residenza è perfetta. A mio avviso la comunità studentesca è stata complice di quanto successo alla De Amicis. Non si possono anteporre i propri interessi a condizioni igieniche e norme base che vengono a mancare”. Di qua e di là. Punti di vista diversi. La pallina salta. A chi andrà il punto? È una questione di metà campo.
Ciro Baldini
Ciro Baldini