Il decreto Gelmini è diventato legge, votata a maggioranza dal Senato il 29 ottobre. Ma non per questo le proteste degli studenti si sono fermate: le contestazioni contro gli interventi governativi in materia di istruzione e università pubblica continuano anzi ad espandersi in maniera sempre più capillare e ad unire gruppi di studenti molto diversi tra loro. Perché mai come stavolta la massa dei manifestanti non è composta da quelli che un quotidiano definì infelicemente qualche tempo fa “i professionisti della rivolta”. Mai come stavolta si cerca di portare avanti una protesta lontana da sigle partitiche, che riunisce gli studenti intorno a pochi ma ben definiti punti comuni: no ai tagli che decreterebbero la fine dell’università pubblica, no alle ingerenze dei privati e alla possibile trasformazione delle università in fondazioni, no al maestro unico e ad un’istruzione pubblica riformata in fretta e furia a colpi di decreti per cercare di salvare le casse del governo – mentre in altri settori statali continuano a proliferare spese eccessive e spesso indifendibili. Gli studenti però ci tengono a non essere etichettati come un semplice “fronte del no”: le grandi energie messe in campo in questi giorni da studenti sia universitari che medi si convogliano anche intorno a proposte e sperimentazioni della scuola o università che vorrebbero: percorsi formativi che prevedano maggiore spazio di approfondimento, di analisi critica, di socialità.
Verso la
manifestazione
del 14 novembre
manifestazione
del 14 novembre
Dalle lezioni in piazza ai dibattiti, dai cineforum ai corsi autogestiti, ognuno ha cercato di aprire la cultura istituzionale anche al confronto con il resto della città. Anche le occupazioni non diventano più roccaforti chiuse, ma luoghi di partenza per un dibattito più aperto. Cercando nel frattempo di continuare a raccogliere consensi in vista dei due prossimi appuntamenti nazionali per le proteste studentesche: il 7 a livello cittadino in tutta Italia, e il 14, quando tutti i movimenti locali verranno convogliati a Roma. Una parte del movimento punta già ad incanalare la protesta in una richiesta di referendum per abrogare la legge del Ministro dell’Istruzione Gelmini, e per intervenire sugli articoli della finanziaria Tremonti (il 16 e il 66) che per l’università pubblica dispongono tagli impietosi, limitazione del turn-over e possibilità di trasformarsi in fondazione, stravolgendo il concetto di diritto allo studio aperto e indiscriminato come previsto dalla nostra costituzione. L’importante per tutti è in ogni caso fare sentire la propria voce ad un governo che è intervenuto senza considerare le parti coinvolte.
Un corteo fiume
il 29 ottobre
il 29 ottobre
La giornata più significativa finora per questo nuovo movimento a Napoli è stata probabilmente quella del 29 ottobre, e il suo simbolo più efficace è Piazza del Plebiscito riempita da un mare colorato di studenti universitari e medi. Proprio mentre al Senato approvavano la conversione del Decreto Gelmini in legge, la città veniva pacificamente invasa da un corteo fiume in cui erano convogliate tutte le componenti del mondo accademico e delle scuole cittadine. Tanto che quando i primi erano già arrivati a piazza del Plebiscito, la coda del corteo era ancora a Corso Umberto.
La giornata delle mobilitazioni, per gli studenti universitari, era cominciata con l’Assemblea d’Ateneo di tutti gli studenti della Federico II nella sede centrale di Corso Umberto, sotto lo scalone della Minerva. Da decenni quel cortile non si riempiva di un numero di studenti tale – da entrambi i lati – da rendere difficile la comunicazione anche con microfono e casse. Un’assemblea in cui, anche per problemi di spazio, non si è parlato molto, ma che si è trasformata quasi subito nel corteo che si è diretto verso Piazza del Plebiscito.
All’Orientale, occupato dal 22 ottobre, era stata ugualmente prevista un’assemblea in tarda mattinata, che avrebbe dovuto raccogliere non solo gli studenti di Ateneo ma anche quelli dei licei e in generale tutti i gradi della protesta studentesca campana. Ma è bastato poco per capire che anche la sede di Palazzo Giusso sarebbe stata insufficiente ad ospitare tutti. Così gli studenti dell’Orientale, insieme a quelli di altre Facoltà della Federico II, insieme agli studenti di alcuni licei, si sono uniti al corteo già partito in direzione di piazza del Plebiscito.
E a fare sentire la loro voce e le loro motivazioni, in maniera creativa ma determinata, non c’erano solo quelli che manifestano da giorni, come Lettere e Architettura della Federico II, o L’Orientale; ma c’erano stavolta anche gli studenti di Medicina, di Farmacia, Scienze Politiche, Ingegneria, Scienze, Sociologia, Agraria, Veterinaria: e non è poco se si considera che molte di queste facoltà non prendevano una posizione così netta né tantomeno compatta da almeno due lustri.
La giornata delle mobilitazioni, per gli studenti universitari, era cominciata con l’Assemblea d’Ateneo di tutti gli studenti della Federico II nella sede centrale di Corso Umberto, sotto lo scalone della Minerva. Da decenni quel cortile non si riempiva di un numero di studenti tale – da entrambi i lati – da rendere difficile la comunicazione anche con microfono e casse. Un’assemblea in cui, anche per problemi di spazio, non si è parlato molto, ma che si è trasformata quasi subito nel corteo che si è diretto verso Piazza del Plebiscito.
All’Orientale, occupato dal 22 ottobre, era stata ugualmente prevista un’assemblea in tarda mattinata, che avrebbe dovuto raccogliere non solo gli studenti di Ateneo ma anche quelli dei licei e in generale tutti i gradi della protesta studentesca campana. Ma è bastato poco per capire che anche la sede di Palazzo Giusso sarebbe stata insufficiente ad ospitare tutti. Così gli studenti dell’Orientale, insieme a quelli di altre Facoltà della Federico II, insieme agli studenti di alcuni licei, si sono uniti al corteo già partito in direzione di piazza del Plebiscito.
E a fare sentire la loro voce e le loro motivazioni, in maniera creativa ma determinata, non c’erano solo quelli che manifestano da giorni, come Lettere e Architettura della Federico II, o L’Orientale; ma c’erano stavolta anche gli studenti di Medicina, di Farmacia, Scienze Politiche, Ingegneria, Scienze, Sociologia, Agraria, Veterinaria: e non è poco se si considera che molte di queste facoltà non prendevano una posizione così netta né tantomeno compatta da almeno due lustri.
Gli slogan
Gli studenti medi intanto si erano riuniti in un altro corteo che è poi ugualmente convogliato in quello degli universitari, contribuendo ad inondare piazza del Plebiscito. Dal colonnato della piazza riempito di striscioni – come quello di Ingegneria: “Cedesi attività a soli 133euro”; o quello di Veterinaria: “Contro la rabbia degli studenti non c’è vaccino”; o ancora “Ci avete tagliato i fondi ma non ci cucirete la bocca” – alcuni portavoce del movimento hanno ribadito alcuni punti fondamentali. “Non c’è nessun partito che strumentalizza questa protesta”, ha sottolineato un ragazzo; “pensare di poter fermare questa legge non è un sogno ma una possibilità concreta”, ha aggiunto un altro. Dopo poco l’assemblea si è sciolta e una parte dei manifestanti si è diretta verso la stazione, bloccando i binari per circa due ore, richiedendo un treno speciale per la manifestazione dei sindacati prevista per il giorno dopo a Roma; mentre gli studenti di Lettere della Federico II hanno deciso dopo l’assemblea di occupare la loro Facoltà. Nella serata dello stesso giorno è stata occupata anche la Facoltà di Sociologia dall’assemblea degli studenti che ha poi deliberato “un presidio permanente” ad opera di ricercatori, dottorandi e studenti.
Sale quindi a quattro il numero delle Facoltà universitarie occupate in città: oltre a palazzo Giusso dell’Orientale si sono aggiunte Palazzo Corigliano dello stesso Ateneo, ma anche Lettere e Sociologia della Federico II. Anche Veterinaria ha occupato, ma per un tempo limitato, e ora i suoi studenti continuano a fare sentire il loro dissenso con altre forme di protesta.
L’occupazione di Palazzo Corigliano è stata invece decisa il 28 ottobre, al termine dell’assemblea spontanea tenutasi nel cortile del Palazzo, sede della Facoltà di Lingue. In collaborazione con i docenti è stato però redatto un calendario con lo scopo di proseguire in maniera autogestita le sole lezioni di Lingue. “Non tagliateci le lingue” è lo slogan che campeggia da ieri sulla facciata di Palazzo Corigliano, e che riassume la volontà degli studenti di lingue di proteggere i loro campi di studi, fiore all’occhiello dell’Orientale, dai tagli incombenti. Gli studenti hanno anche ottenuto l’apertura fino a sera di una biblioteca della sede, grazie alla collaborazione del personale ATA.
Sale quindi a quattro il numero delle Facoltà universitarie occupate in città: oltre a palazzo Giusso dell’Orientale si sono aggiunte Palazzo Corigliano dello stesso Ateneo, ma anche Lettere e Sociologia della Federico II. Anche Veterinaria ha occupato, ma per un tempo limitato, e ora i suoi studenti continuano a fare sentire il loro dissenso con altre forme di protesta.
L’occupazione di Palazzo Corigliano è stata invece decisa il 28 ottobre, al termine dell’assemblea spontanea tenutasi nel cortile del Palazzo, sede della Facoltà di Lingue. In collaborazione con i docenti è stato però redatto un calendario con lo scopo di proseguire in maniera autogestita le sole lezioni di Lingue. “Non tagliateci le lingue” è lo slogan che campeggia da ieri sulla facciata di Palazzo Corigliano, e che riassume la volontà degli studenti di lingue di proteggere i loro campi di studi, fiore all’occhiello dell’Orientale, dai tagli incombenti. Gli studenti hanno anche ottenuto l’apertura fino a sera di una biblioteca della sede, grazie alla collaborazione del personale ATA.
Le lezioni
in piazza
in piazza
Ma il 28 ottobre è stata anche la giornata di “Saperi in corso”. Una giornata importante per tutti gli studenti, docenti e ricercatori che hanno deciso, per protestare contro i tagli all’istruzione e alla ricerca, di riportare la cultura al centro degli spazi pubblici. Le lezioni in piazza in verità, sia prima che dopo questa, sono state uno degli strumenti più belli ed efficaci del movimento. Ma il 28 in particolare, dalle 10 alle 14, tutta via Mezzocannone e piazza S. Domenico sono state pacificamente invase da lezioni tenute da docenti e ricercatori dell’Orientale, di Lettere e di Architettura della Federico II. Dal giapponese al francese, dalla filosofia morale alle relazioni internazionali, dalla filologia dantesca alla storia dell’arte, dalla letteratura greca alla sociologia politica, dalla progettazione alla letteratura anglo-americana e all’arabo: moltissimi campi del sapere hanno trovato spazio in via Mezzocannone, nell’ambito di lezioni organizzate per piccoli e medi gruppi, in piedi o seduti per terra, e rivolte ai frequentanti abituali dei corsi ma anche ai passanti e ai curiosi, per una celebrazione della cultura aperta a tutti. Anche numerosi gruppi di studenti medi hanno partecipato alla giornata con grande energia, improvvisando cortei in tutto il centro città e partecipando alle lezioni. I docenti che hanno partecipato alle lezioni all’aperto: per l’Orientale i professori Di Meglio, Aragno, Carotenuto, Nishiyama, Rizzo, Salottolo; per Architettura: Falotico, Palestino, Rino, Trezza, Buondonno, Capasso, Ciarcia, Lieto, Losasso, Mazzoleni, Pezza. Infine per la Facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II: prof. Lissa – una delle lezioni più commoventi, durata più di un’ora e mezza, con il docente seduto dietro ad un tavolino prestato da un bar -Picone, Borrelli, Ivaldo, Lamagna, Amato.
Web-tv,
pranzi sociali
e soft walking
pranzi sociali
e soft walking
Sempre il 28 ottobre è stata anche attivata la nuova web tv del movimento studentesco napoletano. Collegandosi al sito http://www.stopgelmini.org/ è possibile seguire in diretta audio e video l’evoluzione delle iniziative di protesta delle varie realtà studentesche. Il sito è stato inaugurato ufficialmente con la trasmissione dell’assemblea dell’Orientale che si è svolta nella nuova sede occupata di Palazzo Corigliano, ed il giorno dopo ha seguito in diretta audiovideo l’assemblea alla Federico II e poi in piazza del Plebiscito. In questi giorni i ragazzi del Media Center con base a Palazzo Giusso stanno strutturando una programmazione definitiva.
Tra le mobilitazioni più riuscite degli ultimi giorni c’è sicuramente quella degli studenti di Architettura, che a partire dal 23 ottobre hanno dato vita ad un coordinamento giustamente chiamato “Architettura Preoccupata”. Perché pur decidendo di non occupare la Facoltà per non ostacolare i già pesanti impegni accademici dei colleghi, da quel giorno hanno messo in campo un continuo di iniziative efficaci, prestandosi spesso anche a fare da coordinamento e collegamento tra altri gruppi cittadini. Dalle pratiche di “soft walking”, che hanno pacificamente intralciato il traffico del centro storico, ai gruppi di studio, dal riuscito pranzo sociale organizzato sabato 25 ottobre nel cortile di via Forno Vecchio al corteo del 29, gli architetti hanno portato nel movimento un contributo creativo e razionale insieme.
Ma anche in tutte le altre Facoltà dei vari atenei continuano assemblee e mobilitazioni continue. E’ storica anche la mobilitazione nata da un paio di settimane ad Ingegneria, dove due giorni di assemblea, il 27 e il 28 ottobre, con blocco temporaneo della didattica, sono sfociati in un partecipato corteo lo stesso 28 ottobre che è arrivato davanti alla sede della Rai di via Marconi, dove si è improvvisata una lezione all’aperto. Gli studenti di Ingegneria hanno deciso di non occupare la Facoltà, ma il livello di partecipazione alle iniziative cittadine rimane alto, così come in tutte le altre Facoltà scientifiche oltre che in quelle umanistiche, in vista dei prossimi appuntamenti nazionali.
Viola Sarnelli
Tra le mobilitazioni più riuscite degli ultimi giorni c’è sicuramente quella degli studenti di Architettura, che a partire dal 23 ottobre hanno dato vita ad un coordinamento giustamente chiamato “Architettura Preoccupata”. Perché pur decidendo di non occupare la Facoltà per non ostacolare i già pesanti impegni accademici dei colleghi, da quel giorno hanno messo in campo un continuo di iniziative efficaci, prestandosi spesso anche a fare da coordinamento e collegamento tra altri gruppi cittadini. Dalle pratiche di “soft walking”, che hanno pacificamente intralciato il traffico del centro storico, ai gruppi di studio, dal riuscito pranzo sociale organizzato sabato 25 ottobre nel cortile di via Forno Vecchio al corteo del 29, gli architetti hanno portato nel movimento un contributo creativo e razionale insieme.
Ma anche in tutte le altre Facoltà dei vari atenei continuano assemblee e mobilitazioni continue. E’ storica anche la mobilitazione nata da un paio di settimane ad Ingegneria, dove due giorni di assemblea, il 27 e il 28 ottobre, con blocco temporaneo della didattica, sono sfociati in un partecipato corteo lo stesso 28 ottobre che è arrivato davanti alla sede della Rai di via Marconi, dove si è improvvisata una lezione all’aperto. Gli studenti di Ingegneria hanno deciso di non occupare la Facoltà, ma il livello di partecipazione alle iniziative cittadine rimane alto, così come in tutte le altre Facoltà scientifiche oltre che in quelle umanistiche, in vista dei prossimi appuntamenti nazionali.
Viola Sarnelli