Associazione mafiosa ‘a soggettiva diversa’, squadre di studenti impegnati in una simulazione processuale

Accusa o difesa? Quattro squadre da una parte, quattro dall’altra: 24 studenti del corso di Diritto Penale della criminalità organizzata del prof. Andrea Alberico si preparano a sfidarsi a colpi di arringhe in una simulazione processuale molto particolare. Il caso è la partecipazione alla cosiddetta associazione mafiosa ‘a soggettività diversa’: categoria recentemente coniata dalla Cassazione che si riferisce ai casi in cui solo uno o alcuni componenti dell’associazione hanno un trascorso di mafia, ma non anche gli altri.

Dunque, si può applicare o no il 416 bis, cioè trattarle come associazioni mafiose a tutti gli effetti? A questa domanda, gli studenti del prof. Alberico dovranno rispondere redigendo una memoria, ma “senza vincoli processuali o di forma”. Saranno “le argomentazioni, secondo loro, da spendere in base alla parte a cui sono stati assegnati” il focus della valutazione, spiega il prof. Alberico. Una volta consegnati tutti i pareri – continua – “formulerò un giudizio sulla qualità della memoria e farò gli accoppiamenti per la discussione orale”.

La seconda fase, infatti, vedrà lo scontro delle quattro coppie di accusa-difesa, con un tempo per l’esposizione e alcuni minuti per la replica, al termine dei quali ad ogni team verrà assegnato un punteggio da parte di un collegio giudicante che conterà la presenza di un giudice, un PM ed un avvocato. “Gli studenti di ogni gruppo saranno liberi di scegliere se parlare tutti o no.

La migliore accusa e la migliore difesa si sfideranno in una fase finale, per stabilire la squadra migliore in assoluto e il migliore oratore”, non necessariamente un membro del team vincitore. Un esperimento ormai consolidato, essendo alla sua seconda edizione: lo scorso anno avevano aderito all’iniziativa tutti i corsisti del prof. Alberico e i risultati raccolti erano stati assolutamente positivi. “I ragazzi hanno molto apprezzato l’attività e credo si siano anche divertiti. È stato per loro un bel momento di didattica, perché non eravamo lì a interrogarli, ma a spronarli. Era tutto improntato a valutare la loro capacità di sostenere una tesi giuridica”. In questa prima occasione, il prof. Alberico aveva messo in palio per ogni studente della squadra vincitrice dei libri ma, come ci tiene a sottolineare, “la gara lascia il tempo che trova.

Questa esperienza serve ai ragazzi per vivere, seppure in maniera informale, l’emozione del processo e del dover prendere la parola non per affrontare l’esame e ripetere qualcosa studiato dal libro, ma per sostenere una tesi giuridica, il che è molto più stimolante”. Un’attività da lui considerata “coerente” anche con la questione della scelta degli indirizzi: “se devono essere professionalizzanti, è bene che ci sia anche qualche attività che propenda verso dimensioni professionali e lavorative anche prima della laurea”.

La preparazione teorica, a suo parere, resta comunque indispensabile e non si può pensare di limitarla a favore della pratica, ma si possono immaginare tante attività che la affianchino e, tra queste, la simulazione processuale è sicuramente un momento divertente e stimolante per i ragazzi, purché sia contestualizzato: “La promuoviamo per favorire un approfondimento specifico su un tema e per far sì che i ragazzi si cimentino in un contraddittorio che sia argomentato e ragionato, ma è qualcosa che uno si porta dentro e non potrebbe mai essere equiparata alla pratica forense. Va fatta perché ti lascia la sensazione di aver rivestito un ruolo in un processo, per quanto simulato, e potrebbe aiutare a capire se lo si vorrebbe ricoprire o no anche nel proprio futuro lavorativo”, conclude.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 8 – 2025 – Pagina 24

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