“Duplicare e manovrare il DNA”: roba da “fantascienza”

“La prima volta che ho messo piede in un laboratorio è stato per l’esame di Genetica, mi sono ritrovata a fare cose che da piccola non avrei esitato a definire fantascienza: duplicare e manovrare il DNA, tagliarlo e metterci altri pezzi. È una sensazione strana di potere”. Parola di Francesca, studentessa del secondo anno di Biotecnologie, curriculum medico-molecolare. E pensare che il principio del percorso aveva tutt’altri scopi: “avrei voluto fare Medicina ma non ho superato il test; poi ho riprovato l’anno successivo e, pur essendo entrata ad Odontoiatria, ho deciso di rimanere qui proprio grazie al laboratorio di Genetica. Ho trovato la mia dimensione e ne sono strafelice. Ora posso dire con certezza che si sa davvero poco in giro delle biotecnologie. Sono complesse, all’avanguardia; sembra di guardare sempre nel futuro”.
E aggiunge: “noi biotecnologi al netto di quello che si può pensare abbiamo molto a che fare con la medicina. Si potrebbe dire che il nostro operato serve ai medici per sviluppare il proprio mestiere. Al curriculum di Molecolare abbiamo un esame di Medicina di Laboratorio: vediamo da vicino tutte le esperienze che si fanno in quella dimensione, dal prelievo all’analisi”.
Gli inizi in laboratorio sono pieni anche di momenti di impaccio, quasi come camminare sulle uova: “è normale non avere molta praticità, parliamo di un’attività che fino al giorno prima risulta del tutto sconosciuta – spiega Gabriele, collega e amico proprio di Francesca, con la quale sta trascorrendo una breve pausa prima di riprendere con lo studio – La manualità si acquisisce nel tempo, e penso sia importante anche divertirsi agli inizi, senza fare troppi danni ovviamente”. Ma ciò che davvero appassiona di più il ventiduenne, di Biotecnologie, “è la possibilità di costruire il proprio percorso in totale autonomia. Io ho scelto il curriculum Farmaceutico e sento la responsabilità di dover scegliere con cura gli esami. Responsabilizza fin da subito”.
Come non citare, tra le cose belle, il Cestev: “siamo fortunatissimi, si tratta di una struttura molto recente e me ne rendo conto sempre di più quando vado a trovare amici che studiano altrove. Noi qui abbiamo tutti i comfort necessari: facile da raggiungere con i mezzi, aule studio ampie, pulizia, aule per le lezioni dotate di strumentazione all’avanguardia. E come dimenticare il bar: ci si sente a casa, diventa un rito. Per non parlare dei laboratori. Sono bellissimi. Insomma, credo si sia capito che l’ambiente mi piace tanto, e pure i colleghi, i docenti”.

Chimica Generale “siamo stati bocciati in centinaia”

Se si parla di esami, sono stati due i nemici principali di Gabriele al primo anno: “Dopo un primo semestre che definirei tranquillo per Fisica, Matematica, al secondo arrivano scogli come Chimica generale siamo stati bocciati in centinaia e soprattutto Biologia cellulare. Il manuale di 500 pagine ti fa rendere conto che ormai la scuola e i suoi ritmi di studio sono solo un lontano ricordo. C’è da darsi da fare. Bisogna studiare con grande minuzia ogni passaggio del programma perché i professori sono molto esigenti – giustamente”.

Michele, del secondo anno, ricorda ancora l’accoglienza ricevuta durante i primi giorni: “il professore coordinatore si è presentato a tutti i canali spiegando nel dettaglio l’organizzazione del Corso, il programma delle lezioni, gli obiettivi da raggiungere e dandoci anche qualche consiglio”. Il suo: “seguire sempre le lezioni e frequentare in modo assiduo, perché così si accelerano i processi di ambientamento e assorbimento del metodo di studio migliore. Inoltre, meglio non lasciare nulla di intentato: cercare di studiare da più fonti possibili – ovviamente affidabili – e provare a togliersi subito gli esami più difficili. Io sto pensando già a quelli del prossimo anno. Per esempio: Fisionomia, Anatomia, Istologia; senza dimenticare Bioinformatica, che mi hanno detto essere un concentrato di più materie. Speriamo bene”.
Hanno ancora l’odore della matricola addosso Alessia, Arcangelo e Vitalii, che si apprestano a chiudere la sessione estiva con gli ultimi esami – da superare possibilmente. Alessia ce l’ha fatta, finalmente ieri ha messo nel cassetto il manuale di Fisica: “sono stata bocciata tantissime volte e averlo superato mi fa sentire decisamente più leggera. D’altronde mi aspettavo queste difficoltà venendo dal liceo turistico; sicuramente ci si può mettere in pari, ma le difficoltà non mancano. Devo anche dire che è andata molto meglio con Chimica e Matematica”.
Non la pensa come la collega Arcangelo – tutti e tre siedono ad un tavolino nel bar, si sono presi una pausa meritata giocando a carte: “Ho appena sostenuto Chimica organica. Niente da fare. È il nemico numero uno per me finora. Non l’ho mai studiata al liceo: si parla di tantissime strutture, catene, legami. E tutto richiede concentrazione estrema e memoria”. A Vitalii, invece, manca solo Biologia del primo anno: “ammetto di temerlo molto”. E infatti preferisce non pensarci raccontando dei laboratori: “che bello indossare il camice bianco, è come se provassi le emozioni di quando saremo proiettati nel mondo del lavoro. Ad ogni modo le attività pratiche sono importanti perché ci consentono di capire da vicino quello che i docenti spiegano a lezione. E quindi di imparare davvero, che è il motivo per il quale siamo qui”.
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