Tornato a Napoli dopo 7 mesi, Fabio Cuccaro, studente della Magistrale in Automazione e Robotica, racconta la sua esperienza in Giappone: “Ho appreso del bando di borse di studio per tesi all’estero e con il mio professore Bruno Siciliano era disponibile questo scambio con il Giappone. Ho sempre avuto una passione per quel Paese e quindi ne ho approfittato”.
Quando è partito non sapeva già quale sarebbe stato l’argomento preciso della sua tesi, se non che fosse in Robotica. Arrivato alla Tohoku University di Sendai, nel laboratorio del prof. Hirata Yasuhisa, ha potuto scegliere tra diversi progetti in corso: “L’idea era di creare robot sociali per il well being dei dipendenti sul posto di lavoro. Avevo già dato un esame interessante sull’argomento e ho potuto applicare quello che avevo imparato”.
Aggiunge: “Ho scoperto di possedere competenze che non pensavo di avere, credevo di dover imparare tutto da zero”.
L’università in Giappone non è poi così diversa da quella italiana: “le metodologie sono molto simili a quelle che ho imparato in Magistrale, e non è stato troppo difficile unire le competenze che già avevo alle nuove conoscenze, come i software e le tecnologie per la parte della comunicazione del robot, che non avevamo affrontato molto – racconta – Lì si fa molto studio autonomo, non ti danno linee guida, sei tu che proponi al docente la tua idea, come se fossi al lavoro”.
Un altro plus dell’esperienza è stato la conoscenza di “tantissimi studenti internazionali, dal Brasile, India, Sud Africa, oltre a quelli giapponesi. Così i miei tutor: uno era venezuelano, uno indiano”. All’inizio ha avuto qualche difficoltà con le barriere linguistiche e culturali: “Inizialmente il ragazzo con cui collaboravo in laboratorio era molto timido, e in generale c’è un atteggiamento molto professionale, ma alla fine si è sciolto e ci siamo aiutati reciprocamente”.
Con l’università ha seguito un corso di giapponese e in tre mesi “ho imparato le basi e riesco ad avere dei piccoli dialoghi in giapponese, ovviamente non riesco a leggere i kanji, ma con il quotidiano me la cavo. Avere sul cv il giapponese base attestato dall’università è un bonus”.
Un’altra possibilità è stata la partecipazione a maggio alla International Conference on Robotics and Automation a Yokohama, dove “ho potuto vedere tutti gli ultimi progetti sul mercato e conoscere persone e aziende del settore per fare Networking”.
Non esclude infatti la possibilità di tornare in Giappone dopo la laurea e ha preso contatti con diverse aziende: “Mi piacerebbe lavorare nella ricerca e sviluppo per aziende private sempre nel campo della robotica”, afferma. Di una cosa è certo: “È un’esperienza che rifarei subito!”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n. 5 – 2025 – Pagina 18