Farmacia e Ctf: materie di base e poi tanta attività laboratoriale

Farmacia e Chimica e Tecnologia farmaceutiche – anche noto come CTF – sono i due Corsi di Laurea Magistrali a ciclo unico del Dipartimento. Cinque anni tra insegnamenti di base e caratterizzanti, e una forte dimensione laboratoriale. Il primo è teso a formare una figura esperta nella dispensazione del farmaco; il secondo resta più orientato verso la progettazione e il controllo del farmaco stesso. Entrambi i percorsi sono a numero programmato e bandiscono rispettivamente 300 e 120 posti ogni anno.
I criteri per l’iscrizione sono due: il voto del diploma e la celerità con cui si presenta domanda; un algoritmo combina i dati e determina la posizione in graduatoria. A ridosso dell’inizio delle lezioni, poi, studentesse e studenti sono tenuti a svolgere un test di valutazione non selettivo su materie di base: eventuali lacune significheranno assegnazione di obblighi formativi aggiuntivi (OFA) da recuperare nel corso dell’anno accademico.

Quanto alle peculiarità dei singoli Corsi di Laurea, tocca ai Coordinatori disegnarne i contorni. “La nostra offerta – spiega il prof. Ferdinando Fiorino, a capo di Farmacia plasma un laureato dotato di una preparazione scientifica avanzata in ambito sanitario, in quello del farmaco e del suo uso a fini terapeutici. Il farmacista è una professionalità ormai consolidata ed elemento di connessione tra paziente, medico e strutture sanitarie pubbliche”.
Sulla intelaiatura didattica dei vari anni accademici: “All’inizio si studiano materie di base come Fisica, Biologia animale e vegetale, Informatica e Statistica medica, Chimica generale e Anatomia umana. Poi tocca a insegnamenti più specialistici: Chimica organica, Chimica analitica, Biochimica; e potremmo dire che sono tutti di preparazione alla Chimica farmaceutica – distinta in due moduli – e allo studio della Farmacologia. Il triennio prevede inoltre molti corsi con attività laboratoriali annesse, che cominciano già al secondo anno con Chimica analitica e proseguono poi con Analisi dei medicinali 1 e 2, per fare degli esempi”.
Al quarto e quinto anno, poi, dopo un lungo apprendistato teorico e laboratoriale, tocca scendere anche in campo, grazie ai 30 cfu di tirocinio in farmacia spalmabili sulle due annualità. Strutturato in maniera organica con il coinvolgimento di tutor e dell’Ordine nazionale, “permette ormai di bypassare il vecchio esame di Stato dopo la riforma dell’ordinamento – da allora la laurea è abilitante.
E a quel punto, le opportunità in campo lavorativo sono davvero tante: “non esistono solo le farmacie private”, precisa Fiorino. “Si può puntare alle farmacie territoriali e degli enti pubblici, oppure all’industria farmaceutica e all’informazione medico-scientifica, al controllo qualità, la sperimentazione clinica”. E starebbe conoscendo un grande favore tra i laureati anche “la strada che porta all’insegnamento nelle scuole”. Poi aggiunge, rivolgendosi ai futuri iscritti: “la presenza è un elemento essenziale, bisogna riappropriarsi degli spazi e vivere la comunità. L’università deve rimanere un incubatore di idee; quello che provano a fare le telematiche trincerando dietro un video è tutto sbagliato”. Parola al prof. Orazio Taglialatela Scafati per tratteggiare invece il profilo del piano di studio di CTF, che coordina.
Sul quale precisa subito: “il tetto di posti non è più alto di 120 unità perché noi prevediamo molte attività laboratoriali già a partire dal secondo anno e, di conseguenza, numeri più alti non sarebbero sostenibili per le strutture di cui disponiamo”. Quanto all’esperto da formare nel corso dei cinque anni, il docente spiega: “la nostra offerta è orientata verso la ricerca sul farmaco a livello chimico, biologico, preparativo; sull’attività di ricerca e di tipo industriale che prepara a lavorare nell’ambito della progettazione e del controllo del farmaco”. Detto altrimenti, “In tutto ciò che viene prima della dispensazione (del farmaco, n.d.r.)”.
Quanto agli esami che futuri studenti e studentesse incontreranno lungo il cammino, si può pensare ad una linea di demarcazione assai generale tra primo e secondo anno innanzitutto. “Se è vero che fin dagli inizi proviamo a mostrare agli iscritti i risvolti pratici di quanto studiano, ma fornendo basi di matematica, biologia, fisica, di fatto è con l’esame di Analisi dei medicinali 1 al secondo anno che approcciano il laboratorio”.
Terzo, quarto e quinto anno “sono propriamente caratterizzanti e ricchi di esperienze di laboratorio con esami specifici per la preparazione che vogliamo impartire. Sul finire, arrivati al momento della tesi, questa deve essere obbligatoriamente sperimentale; il che significa che bisogna adoperarsi in un laboratorio, esterno, interno o addirittura all’estero grazie agli accordi che abbiamo con università straniere”. Come l’omologo, anche Scafati chiude con un monito, seppur di diversa natura: “ai ragazzi dico di prendere tutto il possibile dai docenti mentre spiegano; seguire passivamente non serve a nulla. Partecipate, ponete domande, studiate volta per volta e non rilassatevi. Siete solo agli inizi. I primi anni sono importanti per capire come funziona questo mondo e quale metodo di studio adottare. Perciò: affidatevi a noi professori”.
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Guida Universitaria – Pagina 41

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