Curiosità e desiderio di applicare le conoscenze scientifiche. Se ci si riconosce in queste caratteristiche, Biotecnologie per la Salute è la scelta giusta. Lo dice il prof. Nicola Zambrano, il Coordinatore: “Si inizia apprendendo le conoscenze di base in chimica e biologia – nelle loro diverse sfaccettature – per poi metterle in pratica attraverso l’analisi di modelli di strategie che hanno garantito negli anni la realizzazione di presidi preventivi e terapeutici per le malattie”. Ed è bene sottolinearlo: dell’uomo e non solo. Già perché stiamo parlando di una Triennale che si fonda sul concetto olistico di ‘One health’, cioè della salute unica, “coniato anni addietro dalla comunità scientifica veterinaria”.
Puntare alla cura e al benessere dell’uomo significa avere a cuore anche “quello dell’ambiente e delle specie animali e vegetali che lo popolano”. Approccio che, sul piano didattico, si traduce nella declinazione in cinque curricula: il primo è quello Medico-molecolare, “centrato sulle applicazioni delle biotecnologie in medicina molecolare e diagnostica di laboratorio”; in secondo luogo quello Medico-clinico, “centrato su aspetti di medicina clinica e diagnostica strumentale proposti come campo di applicazione delle biotecnologie”; poi il percorso Farmaceutico, che “si occupa di problematiche relative allo sviluppo e alla produzione di farmaci”; infine chiudono il curriculum Alimentare, che “studia metodiche per la selezione degli alimenti e per lo studio dei loro effetti sull’uomo e sugli animali”, e quello Veterinario, che “approfondisce problematiche biotecnologiche in campo di medicina veterinaria”.
Ma attenzione. Biotecnologie è a numero programmato – 450 posti – e prevede un test di ingresso on line che si svolge il 2 settembre (domande entro il 22 agosto). Un totale di 80 quesiti così suddivisi: 30 di Biologia, 20 di Chimica, 15 di Matematica e 15 di Fisica. “Di solito pervengono sempre tra le 1000 e le 1500 domande (di partecipazione alla verifica, n.d.r.) e quindi consiglio agli interessati di portare i libri sotto l’ombrellone – suggerisce il docente – non si tratta di un test altamente selettivo, ma va comunque superato per garantirsi un posto. Il nostro Corso è diventato particolarmente appetibile”.
E una volta dentro si scopre di essere arrivati nel posto giusto, dove ci sono tutte le condizioni per sentirsi studenti a tutto tondo, sfruttando i servizi che l’università mette a disposizione. Il Cestev – la sede, in via De Amicis, nei pressi della stazione ‘Policlinico’ della Metro Linea 1: “Tutte le attività didattiche si svolgono lì, è una delle strutture più recenti e ha mantenuto un elevato livello di funzionalità grazie al Direttore, il prof. Gennaro Piccialli”.
Un mini campus “a misura di studente” – “che lì può trascorrerci l’intera giornata” – dotato di aule per studio e lezioni altamente tecnologiche, bar e punto ristoro, giardinetti. E soprattutto di laboratori: ben 6 per un totale di 750 mq. “Per questo Corso sono fondamentali e infatti ci abbiamo insistito moltissimo. E a ben vedere, stando al decreto ministeriale che impone una revisione degli ordinamenti per il 2025/26 in un’ottica di maggior equilibrio tra conoscenze e competenze, siamo stati lungimiranti, considerando che lo facciamo da anni”.
Tirocinio obbligatorio
Detto altrimenti: serve una via di mezzo tra teoria e pratica. E Biotecnologie sa come si fa. I riscontri si rintracciano anche “nelle attività didattiche innovative sperimentali, che oggi sono uno standard e a differenza dello scorso anno, a partire dal prossimo saranno accessibili anche alle matricole”. Non solo: “attualmente, al primo anno, abbiamo quattro canali nei quali si fa la didattica integrata innovativa tra discipline; al secondo anno, sempre a partire dal prossimo, avremo un terzo canale di frequenza (finora ne erano soltanto due, n.d.r.), che avrà valenza sperimentale, nell’augurio che possa diventare un punto fermo”.
E di pratico, nell’arco dei tre anni, c’è pure il tirocinio obbligatorio: “da alcuni anni, tra l’altro, abbiamo messo su una sorta di pre-tirocinio che ha l’obiettivo di preparare gli studenti al meglio nel saper stare in un vero laboratorio di ricerca, loro luogo di lavoro in futuro. Trasmettiamo le buone prassi per affrontare gli studi sperimentali in ambito biomedico e ovviamente le norme di sicurezza”. E se tutto questo può sembrare difficile da gestire, non c’è da preoccuparsi. A Biotecnologie gli studenti non sono mai abbandonati a loro stessi, soprattutto nei periodi di difficoltà. Zambrano, infatti, ci tiene a sottolineare i tanti investimenti fatti “su tutorato e orientamento in itinere, altamente complementari tra loro”. A seconda delle esigenze, sono diversi i servizi di cui possono fruire gli iscritti per “affrontare con serenità il percorso universitario”.
In particolare: “studenti Magistrali brillanti, specializzandi e dottorandi svolgono il tutorato dando consigli e supportando didatticamente i colleghi più giovani, che spesso hanno bisogno di metodo e organizzazione nello studio, anche nello stabilire un filo logico tra gli esami”. E poi c’è la collaborazione con il Centro Sinapsi: “i riscontri che abbiamo sono sempre positivi”.
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