È andata in scena il 29 maggio presso il Teatro Piccolo Bellini la rappresentazione teatrale della commedia seicentesca ‘I tre capitani vanagloriosi’ di Silvio Fiorillo, sotto la direzione del prof. Ignacio Rodulfo Hazen. La piece ha segnato l’epilogo della seconda edizione del Laboratorio di Teatro del Dipartimento, iniziativa promossa dalla prof.ssa Flavia Gherardi, Coordinatrice del Corso di Laurea Triennale in Lingue e Culture e Letterature Europee.
“Lo scopo – spiega la prof.ssa Gherardi – oltre che di sano intrattenimento artistico è sempre stato quello di stimolare la capacità plurilingue degli studenti in un’ottica formativa non coincidente con la didattica tradizionale”. Da qui la scelta di mettere in scena un’opera “del 1621 in cinque atti, frutto della commedia erudita italiana e della commedia dell’arte, ideata dall’attore e commediografo capuano, inventore della maschera di Pulcinella, Silvio Fiorillo, che si differenziasse proprio per questa particolare cifra linguistica. In essa convivono oltre al dialetto napoletano del Seicento, anche il volgare fiorentino e altre varietà dialettali dell’epoca, e in più lo spagnolo e il francese. Il tutto rende perfettamente il peculiare contesto della Napoli del Vice Regno, caratterizzata da questa dimensione multilinguistica”.
Gli attori sono stati gli studenti dei Corsi di Studio del Dipartimento, sia Triennali che Magistrali, con anche “una studentessa di Giurisprudenza, la quale ha aperto la via per far sì che questa diventi un’iniziativa interdipartimentale”. Gli studenti hanno dimostrato di possedere “ottime doti drammatiche pur essendo artisti non professionisti, ricevendo un ottimo riscontro dal pubblico”. Dato il successo dimostrato, l’idea, conclude la docente, sarebbe quella di “replicare lo spettacolo”.
Le testimonianze degli studenti. Il gruppo attoriale, costituito da quattordici studenti di percorsi di studio differenti, ha lavorato in sinergia per la realizzazione di un “qualcosa di molto più grande di un semplice spettacolo teatrale – dice Luca Arbore, secondo anno di Lingue e Culture per il Plurilinguismo Europeo – Grazie al lavoro indefesso del prof. Hazen, abbiamo potuto constatare anzitutto come la realtà plurilinguistica fosse un qualcosa all’ordine del giorno per l’epoca trattata, molto più diffusa rispetto ad oggi. Oggi si parla molto di inclusione anche linguistica e credo che studiare il passato ci possa far rendere conto quanto ciò sia un valore importante per il presente”.
Fine indiretto poi, quello di stringere in “un’iniziativa che ci ha permesso di coltivare e di riscoprire le nostre passioni collegandole al contesto accademico, che non è fatto solo di ansia e preparazione degli esami ma anche di creatività e di nuove esperienze”.
“Non sapevo nulla di teatro – afferma Vincenzo di Ronza, iscritto al primo anno della Triennale in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee – mi sentivo anche un po’ fuori posto all’inizio, ma non appena ho avuto fra le mani il copione, tutto è andato bene. Ho visto i miei compagni crescere insieme a me e diventare più forti e sicuri di sé. E credo che il punto di forza di tutto il percorso sia stata proprio la conoscenza di persone meravigliose. Arrivare poi al momento del palco, al Piccolo Bellini, nel quale tutto è stato curato nei minimi dettagli dal punto di vista artistico, è stato un onore immenso. Sicuramente un’esperienza che ricorderò per il resto della mia vita”.
Per Ludovica Colomeo, terzo anno della Triennale in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale, “riprovare nuovamente le emozioni che già l’anno prima mi aveva donato il Laboratorio di Teatro è stato impagabile”. Soprattutto perché quest’anno “tutta l’organizzazione è avvenuta in modo molto più sistematico e perché ho avuto modo di poter partecipare più attivamente, occupandomi degli aspetti tecnici del mondo teatrale, in quanto ho inserito quest’attività nel percorso di tirocinio, insieme al mio collega Luca Arbore. Entrambi siamo stati i fedeli aiutanti del prof. Hazen e abbiamo scoperto quanta pazienza, dedizione, impegno e spirito di adattamento siano necessari nella realizzazione di un lavoro scenico”. Chiara Malvano, quarto anno di Giurisprudenza, parla di “un’attività incredibile che ha avvalorato la mia passione e il mio studio del teatro”.
“Sono arrivata, a partire dal mese di novembre, con zero aspettative ma ne esco vincitrice. Ho portato a termine un progetto ambizioso che mi ha fatto riscoprire anche l’interesse per il plurilinguismo. La magia e la meraviglia del teatro è del resto anche questa, l’entrare in profondo contatto con altre realtà, condividerle e renderle comprensibili agli altri grazie alla forza dell’espressione”.
Gi.Fo.
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Ateneapoli – n.10 – 2024 – Pagina 20