I tempi e le necessità moderne impongono, talvolta, un approccio didattico che superi il convenzionale. Questo è il caso del seminario “In vece della Natura”, organizzato dal Dipartimento di Scienze Sociali con il prof. Dario Minervini, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio, il quale nel Rifugio Candraloni, a Montella (provincia di Avellino), ha intravisto i presupposti perfetti per intavolare un percorso con queste caratteristiche.
Il ciclo, pensato per 16 studenti dei Corsi di Laurea Triennale in Sociologia e Magistrale in Innovazione Sociale, si svilupperà tra il mese di giugno e luglio con 7 incontri, nel corso dei quali si andrà a lavorare sul materiale empirico, raccolto nelle settimane precedenti da alcuni studenti, nel territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini.
Ma di che materiale empirico si parla? “Abbiamo organizzato tre trekking sociologici nei dintorni del rifugio che ci hanno consentito di attraversare l’area naturalistica, di incontrare i frequentatori del bosco, gli operatori economici e gli abitanti dei comuni limitrofi. Durante questi percorsi abbiamo raccolto interviste, testimonianze e registrato materiali video che costituiscono la base empirica su cui lavoreranno i partecipanti al percorso di approfondimento delle prossime settimane”, racconta il docente.
Un’esperienza suggerita, aggiunge, “dalla necessità di capire in che modo la società e la natura sono in relazione, compiendo un primo passo per comprendere e tentare di fronteggiare la crisi ecologica. Per noi sociologi, dunque, oggi la sfida si è ampliata e complicata. Dobbiamo studiare le modalità con le quali viviamo negli spazi che occupiamo, ma anche in che modo ci riorganizziamo rispetto ad eventi come i cambiamenti climatici”. Terminata l’esperienza in Irpinia, come già annunciato, nelle prossime settimane si “tornerà in aula” per procedere con la seconda fase di questo percorso.
Fase che avrà la finalità di produrre un mini-documentario che possa spiegare la ricerca svolta sul campo e riproporre “l’entusiasmo dei ragazzi non abituati alla frequentazione di ambienti naturalistici e rifugi, notoriamente non proprio comodi e confortevoli. Questo è stato possibile anche grazie all’Associazione Metadventures, che ci ha condotti lungo i sentieri di un complesso sistema idrografico, lontani da luoghi antropizzati e abituali per i sociologi. Abbiamo insomma cercato di riconoscere le complessità che spesso si riducono in narrazioni già note, come il ritorno alla terra dei giovani, la sostenibilità dei piccoli borghi e la solidarietà delle comunità montane. C’era la volontà, di fatto, di vedere con gli occhi dei ricercatori sociali la contraddizione per eccellenza in questi ambiti: cioè da un lato, la difficoltà di resistere e, dall’altro, la volontà di restare in quei luoghi. Allo stesso modo, infine, abbiamo voluto complicare l’immagine stereotipata della natura”.
Simone Cerciello
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Ateneapoli – n.10 – 2024 – Pagina 19