“Uno scatto può salvare la vita”: il reporter Miguel Àngel Amortegui si racconta agli studenti

Le narrazioni sommerse e non raccontate trovano voce presso il Dipartimento di Scienze Politiche grazie alla visita di Miguel Àngel Amortegui. Di origine colombiana, Amortegui è un reporter impegnato in diversi ambiti: fotografia, cinema, giornalismo investigativo, formazione fotografica partecipativa, psicoterapia e specializzazione nel disturbo da stress post-traumatico. È anche direttore della EGG Foundation (UK). Insomma parliamo di un bagaglio di esperienze di tutto rispetto che, grazie all’evento organizzato dal dott. Alberto Corbino e dalla sua Fondazione EarthHeart e ospitato nell’ambito del corso di English for Work della prof.ssa Cristina Pennarola, docente di Lingua e traduzione inglese, è stato messo, lunedì 27 maggio, a completa disposizione degli studenti presenti. Il giorno successivo altro incontro con gli allievi del corso della prof.ssa Laura Mariateresa Durante.
Il reporter, accompagnato da una sequenza di scatti, ha permesso alla platea di scoprire aneddoti e insegnamenti derivati dalle sue esperienze. Un amore, quello per la fotografia, tramandatogli dalla famiglia e che, nel corso degli anni, gli ha permesso di girare il mondo intero, costantemente, però, alla ricerca di storie da raccontare, di occhi a cui regalare una voce e, probabilmente, orecchie pronte a sentire. Questo è quanto accaduto in Sri Lanka, nel post tsunami, o in Colombia e in Inghilterra, dove gli scontri per i diritti civili, seppur con forme e obiettivi diversi, hanno spesso trovato terreno fertile. Chilometri da raccontare senza mai dimenticare, come insegnatogli dal padre, anch’egli fotoreporter ai tempi del nazismo, “che raccontare quelle facce segnate dal lavoro, dalle sofferenze o dalle ingiustizie può, tramite un semplice scatto, migliorare o addirittura salvare le loro vite”.
L’avvento dei social. La riflessione sul tema di Àngel: “I social sono sicuramente una fortuna perché permettono una facilità nella comunicazione, soprattutto Telegram oggi è molto utilizzato. Nonostante ciò non dobbiamo dimenticare che siamo giornalisti ma, soprattutto, esseri umani. Questo ci impone di impegnarci nel leggere le persone e nel capire quando è giusto mettere da parte il nostro obiettivo. Anche io, quando viaggio in luoghi nuovi, preferisco prima conoscere coloro che mi circondano – e creare una comunità – perché saranno loro stessi probabilmente a farci scoprire la realtà che cerchiamo”.
Le parole e le immagini del fotoreporter sono state dunque un vero e proprio viaggio in prima classe per tutti i presenti in aula che, incantati da quelle istantanee, hanno di fatto protratto il confronto con Àngel ben oltre le ore stabilite.
“La risposta degli studenti è stata entusiasta. Miguel ha saputo toccare i nostri cuori col racconto delle sue scelte difficili e coraggiose. Scelte che lo hanno portato nelle zone di guerra e ai confini del mondo. Attraverso le sue lezioni di fotografia partecipativa, ha restituito voce alle vittime della violenza che, grazie alla macchina fotografica, hanno raccontato i soprusi e le ingiustizie, riscoprendo la loro forza e capacità di reagire. Viviamo in luoghi e contesti spesso alienanti ma dobbiamo sapere usare la nostra creatività per cambiare il mondo. Questo è il messaggio che ci ha trasmesso con grande forza attraverso la poesia visiva delle sue foto e della sua vita al servizio degli altri”, il commento della prof.ssa Pennarola in chiusura dell’incontro ai nostri microfoni.
Simone Cerciello

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Ateneapoli – n.10 – 2024 – Pagina 17

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