Convegno internazionale promosso dal Cirlam
Non è più il tempo degli articoli scientifici tradizionali, quelli che si potevano trovare solo andando a spulciare le riviste specialistiche di settore. La rivoluzione digitale, infatti, ha modificato il sistema di diffusione del sapere, spalancando la porta al pubblico non-specialista. Sebbene questo possa rappresentare un miglioramento qualitativo nell’assimilazione di conoscenze, va detto che spesso si viene a creare un gap tra chi diffonde il sapere e il fruitore.
Un esempio recente è quello della comunicazione in epoca Covid, reputata poco efficace perché non in grado di informare adeguatamente i cittadini. Lavori di ricerca – come quello del prof. Nicola Grandi di Bologna – hanno infatti messo in luce come un’informazione troppo specialistica abbia prodotto un allontanamento dei cittadini dai professionisti che operano nel settore medico-sanitario, con la conseguenza di una minore osservanza delle disposizioni a tutela della salute collettiva. Ne emerge un quadro in cui la comunicazione è, se vogliamo, ancora più importante rispetto al passato.
È per far chiarezza su questi temi che si tiene a Napoli – nelle sedi di Santa Patrizia e di Sant’Andrea delle Dame – il convegno internazionale ‘Communicating medical science in the digital age: culture, knowledge, expertise, practices’, curato dal Centre for Interdisciplinary Research in Language and Medicine (Cirlam), che si svolge dal 25 al 27 maggio. Il Centro, che nasce dall’esperienza del Centro di Ricerca di Lingua e Diritto (Crill), è diretto dal prof. Jerome Tessuto, docente di Inglese scientifico al Dipartimento di Medicina di precisione e curatore dell’evento.
Dopo il convegno dell’anno scorso, che aveva affrontato il delicato tema del plagio nelle pubblicazioni scientifiche, quest’anno il Cirlam ha deciso di proporre un argomento non meno delicato e sicuramente attualissimo. “Gli ultimi anni ci hanno fatto comprendere quanto sia necessario prestare attenzione al panorama della comunicazione in ambito medico – afferma il docente – perché le conseguenze di un’informazione sommaria o incomprensibile possono riverberarsi su tutta la società”.
Una fitta rosa di ricercatori e professionisti prende parte al convegno, perlopiù comunicatori e linguisti. “Bisogna comprendere – continua Tessuto – che un medico non è necessariamente un comunicatore, anche se può esserlo. Un medico può non essere in grado infatti, data la sua forma mentis specialistica, di semplificare i concetti in modo da renderli fruibili a un pubblico più vasto. Per questo le opzioni possono essere due: o ci si affida a comunicatori esperti che abbiano competenza nei campi della medicina e della salute, o ci si impegna a formare il personale medico-sanitario sotto un profilo interdisciplinare, che tenga cioè conto anche dell’importanza di una comunicazione efficace”.
Fermo restando che un’informazione di diverso registro non ha lo scopo di andare a sostituire una preparazione accademica, una semplificazione dei concetti ha evidentemente a che fare con la ‘democratizzazione’ del sapere. Uno dei rischi infatti, in un mondo dove è possibile documentarsi autonomamente su pressoché ogni cosa, è che per quanto concerne il panorama medico-sanitario si vada incontro a una sorta di elitarismo nella trasmissione della conoscenza, con contenuti che sono rivolti soltanto a un pubblico specialistico e che tagliano fuori chiunque altro.
“Questo convegno nasce con lo scopo di mettere in evidenza i vantaggi e gli svantaggi della rivoluzione digitale in correlazione alla comunicazione in ambito medico – prosegue il docente – ed è per questo che non abbiamo deciso di avvalerci del contributo di medici, ma di comunicatori e divulgatori, cioè professionisti che vantano una solida competenza in merito al tema trattato. Gli interventi dei relatori hanno la funzione di far risaltare i punti critici ed eventualmente proporre soluzioni. Credo sia un argomento del quale valga la pena parlare”.
È un mondo in cambiamento, dove molte professioni, per sopravvivere, hanno dovuto imparare a convivere con i mutamenti apportati dalla rivoluzione digitale. Oltre ai vantaggi è però necessario guardare con occhio critico alle potenziali ripercussioni negative, “ed è esattamente quello che stiamo facendo in questi giorni per pensare un futuro meno incerto”, ha concluso Tessuto.
Nicola Di Nardo