Musiche e danze dall’Indonesia protagonisti assoluti lo scorso 27 maggio di uno degli appuntamenti di ‘Musiche sulla via della seta’ a cura de L’Orientale e dell’Ismeo (Associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e L’Oriente), che ha avuto luogo al Conservatorio di Musica ‘San Pietro a Majella’. In particolare, nella Sala Scarlatti spazio a Calung – Lénggér Banyumasan, musiche e danze dai confini di Giava Centrale, Indonesia, supervisionato da Daniele Zappatore. Che è stato uno dei docenti protagonisti del Laboratorio teorico e pratico di etnomusicologia (dal 5 aprile al 31 maggio) organizzato dalla prof.ssa Antonia Soriente, interamente dedicato al Gamelan, un prestigioso dono che L’Orientale ha ricevuto da un’azienda indonesiana, la Pertamina.
Si tratta infatti di un’orchestra – la Gamelan Cahya Sumunar – composta da ben 40 strumenti e per questo la più ricca sul suolo italiano. Per la fine del Laboratorio e per l’evento dello scorso 27 maggio, Ateneapoli ha intervistato alcuni degli studenti partecipanti. “Grazie a questa iniziativa ho provato a suonare qualche strumento – ha detto Vanessa Bennati, 25 anni, iscritta a Lingue e culture dell’Asia e dell’Africa – È stata un’esperienza educativa e immersiva. E devo dire che la prima volta che ho visto il Gamelan mi sono detta che sarebbe stato semplicissimo.
Tutt’altro! È davvero difficile, soprattutto perché non si tratta solo di imparare a suonare il proprio strumento, ma anche di cercare e trovare un equilibrio con gli altri. Non a caso Zappatore ci ha detto che non esistono strumenti che sovrastano gli altri nel Gamelan; infatti, coloro che padroneggiano l’orchestra sanno suonare tutti gli elementi che la compongono”. “A me è capitato di vedere il Gamelan sempre e soltanto in video – ha spiegato Alessandro Giannino, 23 anni, anche lui studente di Lingue e culture dell’Asia e dell’Africa, in particolare di indonesiano e coreano – dal vivo è tutta un’altra cosa, è davvero affascinante. Durante tutto il Laboratorio eravamo davvero in tanti.
Personalmente ho approcciato diversi strumenti. Una gran bella esperienza, soprattutto perché, dopo la prima lezione introduttiva, siamo passati subito alla pratica. Per me, che sono un appassionato di strumenti e musica, è stata un’occasione per scoprire una cultura totalmente diversa dalla nostra”.
Chiude Sara Forte, 24 anni, iscritta a Culture comparate, dove studia spagnolo oltre all’indonesiano. Il suo punto di vista sugli eventi dedicati alla musica indonesiana è stato differente dai due colleghi. Essendo in dirittura d’arrivo con il percorso, è impegnata a scrivere la tesi, dedicata “ai movimenti Lgbtq+, che in Indonesia sono molto discriminati. Tuttavia, nell’occasione dello spettacolo al Conservatorio, ho potuto constatare con piacere che nell’arte hanno un approccio totalmente diverso, perché un uomo ha interpretato il ruolo di una donna”. “Ad ogni modo lo ammetto – conclude – io sono di parte, essendo una grandissima appassionata di cultura indonesiana. Non è stato un concerto classico, e per questo ha emozionato ancora di più”.
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Ateneapoli – n.10 – 2024 – Pagina 31