Il Cartastorie, Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli: un tesoro di memorie lungo 450 anni

Biglietti a prezzo ridotto per i dipendenti (ricercatori e docenti compresi) e per gli studenti della Federico II. È quanto prevede la convenzione che è stata stipulata qualche tempo fa tra l’Università e la Fondazione ‘Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli – Il Cartastorie’.

I dipendenti entrano con 7 euro, gli studenti con 5. “Il Museo – informa il prof. Marcello D’Aponte, che insegna Diritto del Lavoro al Dipartimento di Scienze Politiche federiciano, ed è il presidente della Fondazione – è diventato sito UNESCO ed è una realtà straordinaria che merita di essere conosciuta e visitata. Abbiamo spesso anche l’attenzione della RAI e stiamo ora organizzando mostre dei nostri documenti presso gli Istituti Italiani di Cultura a Parigi, Monaco, Atene e Madrid”.

Il Museo è in via dei Tribunali 214, presso la sede della Fondazione Banco di Napoli. Al suo interno documenti ed atti che erano contenuti nelle scritture degli antichi banchi pubblici napoletani. Circa ottanta chilometri di scaffalature custodiscono diciassette milioni di nomi, centinaia di migliaia di pagamenti e dettagliate causali che ricostruiscono un affresco vivo di Napoli e di tutto il Mezzogiorno, dal 1573 sino ai giorni nostri. Un tesoro di memorie lungo 450 anni. “Nell’ultimo anno – dice D’Aponte – i visitatori sono triplicati ed abbiamo notevolmente aumentato i finanziamenti, grazie alla partecipazione e all’aggiudicazione di progetti messi a bando da diverse istituzioni”.

Tra gli obiettivi in cantiere c’è anche una sorta di valigia del Museo, un contenitore che racchiuda alcune delle testimonianze contenute nel Cartastorie e che potrebbe essere esposto al pubblico in luoghi frequentati come porti, aeroporti e stazioni. “L’idea alla base di questa iniziativa è quella di portare Il Cartastorie, o meglio pezzi di esso, ovviamente con tutte le cautele e le attenzioni necessarie quando si movimentano carte antiche, in mezzo alla gente”, conclude D’Aponte.
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 12

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