Intervista alla prof.ssa Maria Mellone, docente di Didattica della matematica, premiata dall’Accademia Nazionale dei Lincei
“A livello di opinione comune la matematica non è sentita come una parte del patrimonio culturale. Mi fa male ascoltare in televisione persone di livello e magari che ricoprono ruoli di responsabilità o sono molto note le quali si vantano di non sapere nulla o quasi di matematica. Si vergognerebbero di dire che non conoscono Dante, ma parlano con compiacimento della propria ignoranza in matematica, come se fosse un vezzo. Eppure la materia è uno strumento che permette di esercitare cittadinanza critica”.
Parte da queste considerazioni nella sua chiacchierata con Ateneapoli la prof.ssa Maria Mellone, che insegna Didattica della matematica nel Corso di Laurea Magistrale in Matematica della Federico II. Ha vinto recentemente il premio Emma Castelnuovo e Alfred Margreth dell’Accademia Nazionale dei Lincei, istituito dall’Accademia con l’obiettivo di premiare studiosi che si siano dedicati all’innovazione didattica delle materie scientifiche nelle scuole medie e superiori. “Capisco bene – prosegue – che c’è un problema relativo ai metodi di insegnamento e alla formazione gli insegnanti. È un qualcosa che fa affrontato in maniera sistemica. Bisognerebbe investire più energie. C’è necessità di persone che lavorino al fianco degli insegnanti e svolgano ricerca con loro”.
Per la docente è diventata quasi una missione di vita. È, infatti, anche presidente della Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica (CIIM) dell’Unione Matematica Italiana. Ha lavorato poi con scuole della periferia napoletana proprio nell’ambito di progetti di didattica innovativa della matematica. “In alcune aree della nostra città – spiega – l’abbandono scolastico avviene già nel passaggio tra la scuola primaria e quella secondaria di primo grado, tra le elementari e le medie. Le difficoltà relative all’apprendimento della matematica possono essere una delle cause e bisogna intervenire”.
“Innovazione, passione e creatività”
Come? Per esempio proponendo agli studenti “attività nelle quali vedano alcuni oggetti matematici, li realizzino con il corpo, li manipolino. È utile che la dimostrazione di teoremi passi attraverso drammatizzazioni in cui si metaforizzino gli oggetti matematici con il corpo. Utilizzavamo nelle scuole, poi, anche sensori di posizione per aiutare ragazze e ragazzi che si muovevano a vedere un grafico”.
Funzionava. “Le nostre attività si svolgevano nel pomeriggio, erano extracurriculari. Ebbene, al mattino a scuola c’erano più ragazzi quando erano in programma le attività pomeridiane con noi rispetto a quanti ce ne fossero negli altri giorni. Lo considero un ottimo risultato. La strada da seguire è questa: innovazione, passione e creatività per porre rimedio ad una situazione che è veramente preoccupante. Studi internazionali qualificati evidenziano che nel Meridione e nelle isole gli studenti in media vanno malissimo in matematica”.
Mellone da studentessa contribuiva ad alzare la media, però. “Ero brava – ricorda – e mi piaceva. C’era chi, anche tra i miei professori dell’epoca, attribuiva questa mia caratteristica alla circostanza che fossi figlia di una insegnante di matematica. Quasi come se esistesse una predisposizione genetica. Ovviamente non è così e poi bisogna fare in modo che, al di là delle eccellenze, cresca il livello medio di cultura matematica del nostro Paese. È un discorso fondamentale. Vale in primis per i bambini ed i ragazzi, ma riguarda tutte le categorie professionali. La matematica non è un inutile orpello o una astrazione per menti bizzarre, è una chiave essenziale di interpretazione e di analisi della realtà, dei fatti, della vita, del mondo che ci circonda”.
Temi che solleva anche nella sua qualità di presidente della Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica la quale con l’Unione Matematica Italiana e l’Associazione Italiana di Ricerca in Didattica della Matematica ha elaborato un documento per il Ministro Valditara nel quale sono contenute alcune proposte ed indicazioni. “Appare urgente dare avvio a partire dal prossimo anno accademico 2023/24 – sottolinea – al percorso abilitante di formazione iniziale, articolato in 60 CFU, previsto dal D.L. numero 36 del 2022. Ai fini della formazione iniziale degli insegnanti di matematica della scuola secondaria, perché tale percorso risulti veramente efficace saranno fondamentali le decisioni contenute nelle Linee Guida relative ai contenuti, alla struttura del percorso e all’organizzazione del tirocinio”.
La durata minima del percorso – secondo i promotori del documento – dovrebbe essere di otto mesi, “per garantire un’esperienza di formazione di qualità”. Quanto all’accesso, “appare cruciale fissare un numero chiuso sulla base del fabbisogno. Le prove di accesso al percorso dovrebbero essere svolte prima dell’estate, vertere sui contenuti delle discipline ed essere possibilmente uniformi sul territorio nazionale”. Il tirocinio – sostengono la prof.ssa Mellone e gli altri esperti – deve essere progettato insieme da scuola e università. “Per questo – sottolineano – appare fondamentale una congrua assegnazione di docenti della scuola secondaria, in regime di semi-esonero, con funzione di tutor e di affiancamento delle didattiche laboratoriali.
Appare importante fornire indicazioni precise per il reclutamento dei tutor e per la durata massima del loro coinvolgimento nei percorsi (come nel caso di Scienze della Formazione Primaria), anche per favorirne il ricambio. Appare altresì importante che ai corsisti con contratti di supplenza sia riconosciuto il servizio come parte del tirocinio (ma senza esonero dalla parte di accompagnamento e riflessione in aula con i tutor di tirocinio)”.
Infine, “appare cruciale che la formazione iniziale sia prevista per tutti i docenti con contratto a tempo determinato. Sembra probabile che ne trarrebbero il maggiore vantaggio proprio i docenti di questa categoria, che invece ne sono completamente esclusi. Nel caso di supplenze lunghe (tipicamente, di almeno sei mesi) sarebbe importante prevedere nelle ore di servizio tempo dedicato a percorsi di formazione, con accesso alla piattaforma SOFIA e alla carta docente (eventualmente usufruibile solo per corsi di formazione)”.
Formazione in servizio e valutazione degli alunni sono gli altri aspetti sui quali il documento avanza proposte al Ministro. “Sono concetti – riprende il filo della chiacchierata con Ateneapoli la docente – che cerco di portare avanti anche con i miei studenti universitari, i quali frequentano il curriculum didattico della Magistrale. In sostanza sono i futuri insegnanti. Che poi è il percorso che fino ad un certo punto ho seguito pure io. Dopo la laurea ho frequentato la Sicsi – ora non c’è più – perché ambivo ad andare ad insegnare matematica nelle scuole. In quegli anni ho rafforzato la mia passione verso la didattica della matematica ed ho iniziato a partecipare ad attività molto inclusive negli istituti scolastici napoletani.
Da ricercatrice, poi, ho insegnato anche al Suor Orsola Benincasa, ma nel Corso di Laurea che prepara i futuri maestri. Pure lì c’è un corso di Didattica della matematica”.
La marcia in più che fa la differenza tra un ordinario insegnante di matematica ed uno che davvero funzioni con gli studenti? “La passione per la materia e per le ragazze ed i ragazzi che ci sono affidati e la voglia di trasmettere tutto ciò attraverso la progettazione di attività coinvolgenti e al passo con i tempi. Un insegnante non deve mai dimenticare che sta formando le future generazioni”.
Fabrizio Geremicca