Le scelte di Giulia: lascia il lavoro a Dubai per studiare Biologia degli Ambienti Estremi

Sarda, 25 anni, laureanda alla Federico II, racconta il suo originale percorso universitario e di vita

Da Cagliari a Dubai, poi la decisione non facile dopo qualche mese di abbandonare il lavoro già intrapreso per continuare a studiare a Napoli, con il sogno di dedicare la vita alla ricerca. È una biografia già molto ricca di esperienze umane e professionali quella di Giulia Mallocci, venticinquenne cagliaritana – “ma la mia famiglia è di origine siciliana” – che ha iniziato un lavoro di tesi per capire quali caratteristiche abbiano i batteri presenti in aree sottomarine del Mar Ionio caratterizzate da piccoli vulcanelli, chiamati Pockmark, dove c’è fuoriuscita di metano. Ambienti estremi e non è certo un caso. La studentessa sarda, infatti, è iscritta Corso di Laurea Magistrale internazionale in lingua inglese in Biologia degli Ambienti Estremi (Biology of Extreme Environments) della Federico II che è coordinato dal prof. Donato Giovannelli. Ateneapoli ha dedicato diversi articoli alle esperienze di questo docente giramondo.
Una delle più note è quella che ha vissuto a bordo del sottomarino Alvin: è sceso fino a due chilometri e mezzo di profondità nel Pacifico, al largo della costa del Messico, e la sua esperienza è diventata un podcast di successo, un viaggio tra suoni e silenzi che è stato trasmesso alcuni mesi fa a puntate da Radio Rai. Torniamo, però, alla studentessa.
“Mi sono laureata a Cagliari – racconta – nel Corso di Laurea Triennale in Scienze Tossicologiche e Controllo di Qualità. Ho frequentato poi il primo anno di Laurea Magistrale in Scienze degli Alimenti, ma ad ottobre 2021 sono partita per Dubai e sono rimasta lì fino ad aprile 2022. Lì coltivavo microalghe. Lavoravo in un’azienda che produce spirulina ed haematococcus, due sostanze sempre più largamente utilizzate per le proprietà che hanno. La spirulina in particolare ha ormai applicazione in diversi settori, per esempio come integratore alimentare. L’azienda dove ero stata assunta ha tra l’altro un progetto con gli Atenei di Cagliari e di Sassari e con il Centro di ricerche della Sardegna. Hanno depositato un brevetto per coltivare la spirulina su Marte”.
Giulia negli Emirati Arabi – “diversissimi da noi per cultura e clima, e per fortuna che sono stata lì nel periodo, tra virgolette, meno caldo” scopre, navigando in internet per alcune ricerche bibliografiche, che a Napoli nell’Università Federico II è stato attivato da qualche tempo un Corso di Laurea in Biologia degli Ambienti Estremi. Approfondisce, valuta, ci pensa su e decide che quella è la sua strada: lascia Dubai e il lavoro. “In azienda il lavoro era interessante – motiva così la sua svolta – ma io ho bisogno di trovare sempre nuovi stimoli. Ho deciso perciò nel 2022 di venire a Napoli. Non mi sono mai pentita di quella decisione”.
Alla Federico II trova compagni di studio che provengono da continenti diversi. Una multinazionale composta da ragazze e ragazzi con un capitano, il prof. Giovannelli, in perpetuo viaggio da un angolo all’altro del Pianeta. “Per la tesi – spiega – mi sto occupando dell’estrazione del DNA dei batteri che vivono nella zona delle depressioni del fondale dello Ionio dove c’è fuoriuscita di gas e fluidi. Sostanzialmente idrocarburi e in particolare metano. Il DNA sarà poi sequenziato e analizzato tramite i metodi che sono applicati nell’ambito della bioinformatica. L’obiettivo è capire quale impatto abbiano le strutture presenti su quei particolari fondali sui microrganismi che frequentano quegli ambienti estremi, dove si possono trovare microbi nuovi e non caratterizzati”.

Un ambito di ricerca che richiede prontezza e duttilità

I vulcanelli dai quali provengono i microrganismi oggetto dello studio sono situati a profondità variabili, dai 200 metri fino a 3 chilometri. “È una ricerca – sottolinea la laureanda – che mi interessa molto. Queste indagini possono avere ricadute in ambito biotecnologico, di georisorse o ancora di contrasto ai gas serra. Insomma, non mi annoio. È un terreno di sperimentazione e di ricerca molto stimolante”.
Adatto, dunque, alle sensibilità di Giulia. “Sono convinta che nella ricerca come nella vita sia molto limitante avere un solo piano. È fondamentale costruire soluzioni differenti ai problemi e noi studenti del Giovannelli Lab lo sappiamo bene. La ricerca negli ambienti estremi richiede duttilità e capacità di cambiare treno in corsa. Può capitare che arrivi sul posto e trovi qualcosa di inaspettato. Servono prontezza e capacità di mutare i piani. Non c’è mai un protocollo rigido da seguire”. Giulia ha partecipato finora a due esperienze sul campo con il prof. Giovannelli: la prima ad Ischia e la seconda tra la Campania ed il Lazio. “Ricercatori e dottorandi sono andati molto più lontano. Alcuni hanno seguito il professore in ogni parte del mondo”.
Anche a bordo di Alvin, come riferì il docente ad Ateneapoli un paio di anni fa. Nel 2025, dunque, Giulia discuterà la sua tesi di laurea. Nel frattempo, giorno dopo giorno, impara a conoscere meglio anche Napoli. “Una città abbastanza diversa da Cagliari – racconta – dove peraltro abitavo in un posto molto tranquillo. Napoli è un mondo a parte. Mi sono ambientata però, e sto entrando sempre più nello spirito della città”. Permane la perplessità per un rapporto con il mare che immaginava diverso. “Qui è molto complicato vivere il mare come facevo in Sardegna. A Cagliari prendi l’ombrellone, sali sul bus, arrivi al Poetto e nessuno ti verrà mai a chiedere di prendere il lettino o ti chiederà un biglietto per entrare. A Napoli andare a mare è molto più difficile”.
Fabrizio Geremicca

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Ateneapoli – n.09 – 2024 – Pagina 11

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