Dopo la scuola cerco lavoro o proseguo gli studi?

Cosa farò dopo il diploma? Cerco un lavoro o proseguo gli studi? Ci sono altre opportunità? Quale strumento migliore per orientarsi se non una mappa: a realizzarla sono stati i consulenti di Sviluppo Lavoro Italia, società che si occupa di inserimento nel mondo del lavoro a 360 gradi, al fianco del Ministero del Lavoro, delle Regioni e dei Servizi per il Lavoro pubblici e privati. Tante sono le strade da poter percorrere finita la scuola. Un bel respiro: il primo passo è Partire sempre da se stessi, poi darsi il punto di arrivo – è il consiglio di Rosa BrunettiCome un navigatore, per capire quale strada intraprendere, ho bisogno di informazioni attendibili, così da poter fare una scelta consapevole, dopo aver vagliato le varie opportunità che ci sono in questo momento”.
Ad offrirne una panoramica è il collega Francesco Migliore: “Il primo aspetto da sciogliere è che i diplomi di laurea non li rilasciano solo le università ma anche altri enti: ad esempio l’Accademia di Alta Formazione Artistica e Musicale o la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici, che mettono in comunicazione popoli di diverse culture e sono molto utilizzate nelle aziende e negli scambi internazionali e, dunque, molto richieste sul mercato del lavoro”.
Qui svela una chicca: si chiama Universitaly. È il portale del Ministero dell’Università con tutti i percorsi di laurea offerti dalle università italiane, dove potete fare anche delle ricerche mirate, indicando una materia d’interesse a partire dalla quale la piattaforma vi indicherà tutti i Corsi di Laurea allineati con la vostra preferenza.
Altrimenti, ci sono gli Istituti Tecnici Superiori: scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. Se, invece, il vostro dubbio riguarda in generale il continuare o meno gli studi, potreste approfittare di questo limbo per cogliere altre opportunità come, ad esempio: “fare un’esperienza all’estero attraverso il portale EURES, che vi permette di muovervi in Europa in una rete protetta e che vi aiuta a trovare casa e un lavoro. Oppure c’è il Servizio Civile Universale o il Volontariato nelle forze armate, che vi dà anche dei punti se avete intenzione di sostenere i concorsi per entrare nelle armi”.

Curriculum, network e personal branding

Indipendentemente da cosa sceglierete, prima o poi vi dovrete confrontare con il mondo del lavoro e sarà imperativo ricercare attivamente: “Nessuno vi citofonerà e vi dirà ‘andiamo a lavorare’. Dovrete essere voi ad andare verso le opportunità”. È categorica Paola Gatto, per la quale tre sono gli aspetti essenziali per presentarsi al meglio e conquistare il futuro datore di lavoro. Il primo è il curriculum: c’è quello in formato europeo, che è articolato in sezioni in ordine cronologico e potete inserire facilmente le informazioni, ma ce ne sono altri più accattivanti.
Ad esempio, dei format su Canva. Potete tranquillamente sfruttare il cv europeo per organizzare le informazioni e poi copiarle e incollarle in facciate grafiche più smart. In questa fase, occhio a valorizzare quanto più possibile le proprie ‘Soft skills’: competenze trasversali, come la capacità di risolvere i problemi o doti di leadership. Insomma, caratteristiche che attengono più alla vostra personalità che alla vostra formazione tecnica e che, tuttavia, sono fondamentali per chi è dall’altra parte: “Alcune big, come Google, fanno colloqui accertandosi solo di queste. Le competenze tecniche possono essere migliorate con la formazione o con lo studio, mentre le soft skills o le hai o non le hai”.
Per questi motivi, continua, “le aziende potrebbero chiedervi di anticipare il colloquio di lavoro tramite l’invio di un video presentazione di massimo un minuto. Osservano la comunicazione non verbale, la stanza attorno a voi… insomma, tutte quelle componenti che potrebbero indicare le vostre soft skills”. Punto secondo: “Fare network. Create relazioni con familiari, amici, estranei. Attraverso questa rete potrebbero arrivarvi informazioni su una possibile posizione lavorativa”. Terzo: il personal branding. “Curate la vostra immagine, soprattutto sui social. Un selezionatore di una qualsiasi azienda, appena riceve il curriculum, vi cerca su internet. Al 99% la prima cosa che troverà sarà il profilo social e dunque quello che avete condiviso, che siano immagini o tematiche, e questo può influenzare la scelta”.
Fatto ciò, dove cerco lavoro? “Ci sono i ‘Servizi per il lavoro’, dei luoghi fisici dove, dopo un colloquio di orientamento, si incrociano domanda e offerta. Stessa cosa per le Agenzie per il lavoro, che però sono private. Negli Atenei ci sono i Servizi di placement, che hanno delle convenzioni con le aziende e che vi consentono di fare dei tirocini per scoprire, dall’interno, come funziona quella realtà. Un’esperienza di questo tipo potrebbe aprirvi la strada per una successiva opportunità di lavoro”. Potrebbero rivelarsi utili anche alcune piattaforme online, come ‘Cliclavoro.gov’, del Ministero del Lavoro, per ricevere le offerte via email e per scoprire i career-day organizzati sul territorio. A livello regionale, invece, c’è ‘Cliclavoro.campania’, dove è possibile candidarsi anche per le ‘vacancies’, ovvero offerte di lavoro a breve termine.

I più introvabili? Gli ingegneri elettrotecnici

È quando si intrecciano università e mondo del lavoro però che nascono i più grandi interrogativi: è necessaria la laurea per trovare lavoro? Quali sono le qualifiche più richieste? Con il percorso che vorrei scegliere rischio di rimanere disoccupato? A tutto ciò ha risposto Massimiliano Galli attraverso le statistiche di Almalaurea, realizzate su un campione di 600.000 laureati di 78 Atenei ad un anno dalla laurea, aggiornate al 2023. In effetti, “possedere una laurea dà un premio occupazionale del 15%”, percentuale che aumenta nei casi di chi ha lavorato durante l’università o svolto un periodo all’estero o, perfino solo seguito attività di orientamento. Quanto a tasso di occupazione e remunerazione, gli ambiti scientifici svettano su quelli umanistici: a cinque anni dalla laurea, troviamo in pole position quanto a percentuale di occupati gli ingegneri (soprattutto industriali, dell’informazione e civili) e i medici, che sono anche le due professioni più pagate.
I lavori meglio retribuiti, invece, in ambito umanistico sono quelli del ramo giuridico, che in questa classifica, però, si trova in settima posizione. In forte aumento, tuttavia, la richiesta di insegnanti: si stima che da qui a cinque anni ci sarà una carenza per 12.000 posti.
I più introvabili, però, sono gli ingegneri elettrotecnici: le aziende non riescono a reperirne 9 su 10 ricercati. Volendo fare una previsione, secondo il dott. Galli, la richiesta di laureati insisterà soprattutto sul green e sul digitale, dal momento che il PNRR ha stanziato parecchi fondi per lo sviluppo di questi settori. Inoltre, “crescerà la domanda anche nel mondo della salute e delle biotecnologie, per via dell’invecchiamento rapido della popolazione nel nostro paese. Di pari passo, quella di formatori: sarà necessario adeguare le competenze dei lavoratori di oggi e, dunque, saranno richiestissimi laureati in Scienze della formazione primaria e in Pedagogia, con un focus su chi è specializzato nell’insegnamento delle discipline STEM”.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 41

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