Doppio podio nel Tennis Tavolo: torna a casa con un argento al collo Francesco Palmieri, assieme a un bronzo conseguito nel doppio con Massimiliano Persico. Una coppia affiatata, nonostante umanisti e scienziati non vadano sempre d’accordo: Francesco infatti, attratto dal diritto, dalla storia e dalla geopolitica, spera di lavorare in Parlamento o nei Ministeri, o anche una carriera da giornalista, e persegue i suoi sogni impegnandosi nella Magistrale in Relazioni internazionali e analisi di scenario; Massimiliano, invece, ha trovato in Ingegneria chimica il perfetto connubio tra la sua passione per questa scienza e l’aspetto della progettualità e della creazione.
In partita, il loro feeling si basa su una profonda conoscenza dei punti di forza e di debolezza reciproci, come racconta Massimiliano: “in Francesco ho molta fiducia perché so che tipo di gioco ha e cosa sa fare bene e riesco a capire cosa sta per succedere anche se non gioco io la palla”.
Sulla competizione individuale, il commento di Francesco non lascia spazio ad autocelebrazioni, nonostante il buon piazzamento: “Ho espresso un buon livello di gioco, anche se non sono pienamente soddisfatto: avrei potuto giocare meglio la finale, perché era una partita alla mia portata. Nel primo giorno di gara i postumi del viaggio si sono fatti sentire, eravamo stanchi e dentro la palestra faceva molto caldo, ma comunque ero riuscito a superare i gironi. Nel doppio abbiamo giocato bene, ma nella partita finale abbiamo lasciato qualcosina”. “Era una partita che ci aspettavamo difficile – aggiunge Massimiliano – i nostri avversari erano molto forti e quindi ci siamo preparati psicologicamente, ma non siamo partiti troppo bene e questa cosa ce la siamo portata dietro”.
Velocità, posizione e riflessi pronti
A casa, comunque, non sono tornati a mani vuote, sia in termini di medaglie sia di ricordi felici: “Si respirava un ambiente di sport fin dall’alloggio in hotel. Campobasso è una cittadina piccola e si vedevano solo sportivi – racconta Francesco – anche se il senso di competitività era comunque alto: tutti volevamo rappresentare al meglio il nostro CUS, nessuno si è risparmiato”. Il tutto, comunque, “in un’atmosfera diversa dalle altre gare, già solo per il fatto che con le persone con cui poi mi sfidavo ci avevo magari chiacchierato a colazione la mattina allo stesso tavolo”.
Non si può certo dire che il loro sia uno sport ‘popolare’: da molti forse neanche percepito come una disciplina di livello agonistico, tutt’al più un gioco da spiaggia. Invece, chi lo pratica lo descrive come “una partita a scacchi, correndo i cento metri”. “Richiede tantissima reattività – rivela Francesco – la pallina viaggia a decine di chilometri orari e l’aspetto mentale è cruciale: essendo set molto brevi, perché si arriva ad 11 punti, se hai un calo mentale, anche solo di due minuti, lo perdi”. Durante gli allenamenti, spiega Massimiliano, “si punta soprattutto su velocità, posizione e prontezza di riflessi: il gioco non è regolare e bisogna prepararsi a situazioni imprevedibili”.
Sul conciliare attività agonistica e studio, “a parte tanto stress – afferma scherzando (ma neanche troppo) Massimiliano – mi rendo conto che fare le due cose assieme mi porta ad avere un approccio allo studio molto più costante. Come anche quando mi alleno, so che in quelle ore devo concentrarmi al massimo e devo dare il 100%: stessa cosa sui libri”.
Grande valore aggiunto sono invece, per Francesco, i programmi universitari a sostegno degli studenti-atleti: “anche se possono esserci periodi dove non si hanno voti brillanti, la possibilità di spostare un esame che coincide con il giorno di una gara importante permette di non arretrarsi. In generale, lo sport mi ha insegnato un grande spirito di sacrificio, che ha fatto sì che io non mollassi durante i periodi di difficoltà, invece di fare come molti che lasciano lo sport o rimandano gli esami all’infinito”.
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Ateneapoli – n.10 – 2024 – Pagina 34